Parla lo showman, che il 26 torna su Raitre dopo 6 mesi d'assenza con «Goodbye cortina», in 13 puntate di Giovanni Cerruti

Parla lo showman, che il 26 torna su Raitre dopo 6 mesi d'assenza con «Goodbye cortina», in 13 puntate Parla lo showman, che il 26 torna su Raitre dopo 6 mesi d'assenza con «Goodbye cortina», in 13 puntate Una panoramica sull'Est con «scoop» veri e vita vissuta Per la prima volta fa il regista complici gli amici Frassa e Sanguinea Nella troupe Paternostro Sciampi e Marianini «Trasmissione che aiuta il cinema: finisce presto» MILANO. Ve lo immaginate Piero Chiambretti che saltella nella camera da letto che fu di Ceausescu e signora? Oppure, primo teleinviato Rai, che passeggia per Tirana e l'Albania, o che intervista generaloni dell'Armata Rossa, o comunque Chiambretti che va oltre la cortina dell'Est, e da lì, con la sua stravagante compagnia di giro, si mette a trasmettere un programma da prima serata, per di più il sabato? Prepararsi alle sorprese, signori e signore. Perché questo «Goodbye cortina», come segnala sul Corriere della Sera il regista Sandro Bolchi, uno che in materia la sa lunga, «sembra tra i programmi più stimolanti del '91». Programma nuovo e Chiambretti nuovo. Programma misterioso e Chiambretti misterioso. Per saperne qualcosa tocca aspettarlo sotto casa, a Torino, dove lo attende anche una macchina Rai che lo porterà a Milano. Di fretta. Via veloci. Le prime puntate di «Goodbye cortina» sono pronte per il montaggio. Sotto casa c'è il complice Romano Frassa; e a Milano c'è l'altro complice Tatti Sanguineti: è la troika de «La Trois», la rete tv che trasmetterà e chissà cosa combinerà dall'Est. Chiambretti s'affaccia dal balcone: «Sto scendendo!». Corre giù, ma si è dimenticato il colbacco. E ricorre su, ritorna a terra, esce dal portone e quasi travolge un incredulo postino. Si parte. Milano prima tappa, Bucarest la prossima. Con la congiuntivite che fa male. Con la voglia di parlare, di raccontare e sfogarsi. La voglia di dire che Piero Chiambretti, che passa le giornate a domandarsi «chi sono?», avrebbe gridato quanto segue: «Basta!». Basta, per prenderla alla larga, con questa tv e questa Rai che la notte di Capodanno ha mandato in onda uno spettacolo, a reti unificate, indecente: «Dopo quel programma può scoppiare solo la guerra». E basta con Chiambretti che è un Puffo, che è il figlio del mago Zurli, il Pierino la Peste, l'eterno bambino che piace a nonne e piccini, insomma basta con il Chiambretti che fa ridere anche quando mostra verità amare. In tivvù non lo si vede da giugno. Dal primo gennaio lo si nota negli spot del rasoio che una volta era una biro. Il lettor-telespettatore abbia pazienza, ma Chiambretti va preso e rispettato per quel che è. L'approccio è lento. Si vuol sapere come ha impiegato il suo tempo, la sua assenza dalla scatola tv? Piano piano, sull'auto che lo porta a Milano (Regata familiare, senza radiotelefono e neppure un'autoradio) Chiambretti si confida: «Questi mesi di assenza mi hanno gonfiato di programmi. Ho visto tutto e di tutto. Non credo, come molti altri miei colleghi, che basti criticare e non far nulla. Io critico, ma voglio tentare e tento di far qualcosa». Ci siamo, eccolo qui il Chiambretti nuovo, un Chiambretti serio. Di «Goodbye cortina», tanto per cominciare, vorrebbe parlare il meno possibile. Il complice Sanguineti vorrebbe che non se ne scrivesse proprio: per aumentare la curiosità, magari per eccitare quei due milioni di telespettatori malati di chiambrettismo, i fedelissimi, quasi abbonati. In auto Chiambretti qualcosina dice: «Sono soddisfatto di qucsio programma. Segue il percorso della mia maturazione, di uno stile che si sta affinando». Un ringraziamento all'Autorità: «Tutto questo avviene grazie alle possibilità che mi offrono la terza rete e il direttore Guglielmi, che è stato il primo a sapere dell'idea di "Goodbye cortina" ed è stato l'ultimo a capirla. Ora è entusiasta». Proprio Angelo Guglielmi aprirà la prima puntata. L'Angelo che benedice la partenza della troupe de «La Trois», da Malpensa. Personaggi ed interpreti i soliti noti, l'inviato speciale Sandro Paternostro, il cantante Sciampi, la signora Melzi, il professor Marianini, il mago Mimmo...; e un paio di promettenti novità: dall'annunciatore Aldo Izzo, che nella vita è usciere alla sede Rai di Milano, al presentatore Enrico Longo Doria, già attore non ingessato. Se il direttore de "La Trois" Marianini, nel caso di guerra nel Golfo, decidesse di commentare gli eventi da Mosca, saremmo in grado di esaudire la richiesta. Sceneggiatura e licenza poetica lo permettono». Fermi qui: si è scritto che Marianini sarà il direttore de «La Trois» e già Sanguineti protesta per la violazione del segreto. Ma si può scrivere che Chiambretti, nel suo viaggio, si è ispirato ad Enzo Biagi. Stessi posti, stessi personaggi. «Biagi, Minoli, Lilli Gruber, danno sempre l'impressione di intervistare gente inavvicinabile... L'abbiamo fatto anche noi, con il nostro inviato Sandro Paternostro che per anni ha girato l'Est». Capiterà, magari, che a Chiambretti scappi di domandare alla segretaria del segretario del Politburo di Sofia che numero di scarpe ha, quali calze preferisce o qualcosa di simile. Capiterà, capiterà. Resta il marchio «doc», Chiambretti e le sue specialità, provocazione e improvvisazione. E ci sarà lo sponsor, e diamine che sponsor! Nientemeno che il «Focolare del 2000» con il suo inventore Luciano Peverati da Ferrara. Che è? Ma trattasi di quell'agenzia specializzata nel combinare matrimoni tra italiani e donne dell'Est, non poteva mancare uno sponsor così. «Ci mostrerà, a suo rischio e pericolo, come si arriva a questi matrimoni in tempi brevi e a basso costo. Con 4 milioni è fatta e te la porti a casa». Anche qui il censore Sanguineti borbotta, si è rivelato un altro segreto. Nella sala montaggio della sede Rai di Milano protesta: «Ma questa è la prima volta che si parla del programma! Vogliamo stare un po' attenti a quel che si dice e poi si scrive!». Il finale è serio, come questo Chiambretti '91. «Sono soddisfatto e curioso. Non solo per i giudizi che arriveranno, ma per capire se questa televisione può avere un seguito. Non sarà un programma facile». C'era una volta il Chiambretti puffo di Aosta, il figlio del Mago Zurli, il nipote di Bruno Pizzul, il provocatore, il Pierino la Peste. Forse non c'è più: il Chiambretti '91 vuol dimostrare di non essere «solo gambe, peraltro corte, ma anche testa». E con la testa si è buttato su «Goodbye cortina», invitando «chi ha qualcosa da dire in tv ad uscire allo scoperto, altrimenti chiudiamo le sale cinematografiche e usiamo il teleschermo per i film. Una tv brutta come di questi tempi non si è mai vista». Puntate previste almeno 13, più un gran finale in diretta. Da dove? «Da Cortina d'Ampezzo, giusto per tornare alle origini del nostro titolo, dove il motto è "meglio pagare le tasse qui che vivere là all'Est", ma poi non le paga nessuno e se uno le paga lo fanno subito sindaco». Chiambretti saluta e scappa in sala montaggio, Sanguineti è al telefono con Bucarest, Frassa tratta con gli albanesi. Che fatica e quanta fretta per andare in onda da sabato 26 gennaio. «Sperando che nel Golfo non accada nulla: se malauguratamente scoppiasse la guerra, Rai 3 sarebbe capace di mandarla in onda in diretta anche il sabato sera». Buon viaggio nel 1991 e auguri alla banda Chiambretti. I complimenti per la trasmissione sono pronti. Giovanni Cerruti