Il volo è cancellato per «rischio Saddam»

Il volo è cancellato per «rischio Saddam» Il volo è cancellato per «rischio Saddam» Scali chiusi, rotte alternative: compagnie aeree in difficoltà no regolarmente; a Londra una «task force» si riunisce ogni mattina per prendere eventuali decisioni. Le compagnie orientali, dalla Malaysian Airlines alla Thay International, dalla Pakistan Airlines alla Singapore Airlines, che usano tradizionalmente la penisola arabica come aeroporto intermedio tra Europa ed Asia, stanno cercando vie alternative. La Singapore Airlines, ad esempio, non solo ha sospeso i voli diretti tra Singapore e Dubai e Dhahran ma ha eliminato quest'ultima anche come scalo intermedio. Dei tre voli settimanali da Roma uno è «non stop>/ gli altri due fanno scalo a Bangkok. La Cathay Pacific, di Hong Kong, ha annunciato ieri la sospensione dei voli giornalieri Londra-Hong Kong via Bahrein «per ragioni di sicurezza» mentre da Roma vola senza scalo; la Air Lanka, la compagnia dello Sri Lanka, ha annunciato sempre ieri che se scoppierà la guerra si è già organizzata per evita¬ ROMA. Da quasi due mesi i comandanti degli aerei in volo in Medio Oriente sono preparati all'emergenza: se dalla radio di bordo sentiranno uno speciale segnale, una sorta di parola d'ordine in codice, vorrà dire che la guerra nel Golfo è scoppiata; allora, secondo le istruzioni impartite a livello internazionale, dovranno allontanarsi rapidamente dall'area calda e atterrare su una serie di aeroporti secondari in Arabia Saudita, già pronti ad accoglierli. Ora però, a mano a mano che si avvicina il 15 gennaio, l'allarme cresce e le compagnie si preparano a fare il vuoto intorno al Golfo sospendendo i voli o dirottandoli verso cieli più sicuri. L'area è un passaggio obbligato tra Europa e Oriente, una sorta di affollato crocevia dove tutte le compagnie hanno uno o più scali. Molte in questi giorni si stanno preparando ad abbandonarli. A partire dalla prossima settimana la situazione sarà messa sotto il controllo di una «unità di crisi» costituita dalla lata, l'associazione delle compagnie, la quale sorveglierà istante per istante la situazione, pronta a lanciare l'allarme. L'Alitalia, chiusi gli scali di Baghdad e di Amman, per ora mantiene aperti quelli di Damasco, Gedda e Teheran oltre a quello di Dubai, negli Emirati, punto intermedio per le rotte verso Oriente. I piloti appaiono tranquilli; all'associazione Appi dicono: «Non abbiamo dubbi che se ci sarà pericolo l'Alitalia sospenderà i voli; sappiamo che è sempre in stretto contatto con il ministero degli Esteri». All'altra associazione, l'Anpac, prevedono che, intanto, nei prossimi giorni siano fatti rientrare in Italia gli equipaggi che si trovano nella zona del Golfo. La British Airways è la compagnia che ha più scali nell'area calda, ben 8: Dhahran, Bharein, Doha, Dubai, Muscat, Ryad, Abu Dhabi, Gedda. Chiusi gli scali di Kuwait e Baghdad, tutti gli altri servizi per ora si svolgo¬ re il Medio Oriente «passando sopra l'Urss». La Turchia e le regioni del Sud dell'Unione Sovietica in caso di conflitto diventeranno il passaggio quasi obbligato verso l'Oceano Indiano, il Sud-Est asiatico e l'Australia; l'altra strada per aggirare il focolaio di guerra passerebbe sull'Africa, ma sarebbe più lunga e più costosa. E' comunque la scelta già fatta dall'Air France: i voli per le isole Seychelles, Réunion e Mauritius che facevano scalo a Dhahrart, in Arabia Saudita, ora si appoggiano a Gibuti. Sospesi i collegamenti tra Parigi e Baghdad e Parigi e Kuwait, li ha sostituiti con un collegamento «circolare» da Parigi che tocca II Cairo, Dahran, Abu Dhabi, Dubai e torna a Parigi via II Cairo. Funzionano invece per ora regolarmente i voli per Gedda, Damasco, Ryad, Larnaka. Non sono soltanto ragioni di sicurezza a consigliare le compagnie a tagliare i voli nel Golfo e le regioni vicine; la Pan Am, che ha comunicato giovedì di aver sospeso i voli per Tel Aviv e Ryad, ha addotto motivi economici (ma sicuramente ha influito anche il timore di attentati), cioè i super-premi di assicurazione che i Lloyds di Londra chiedono per il sorvolo della zona calda; il «war risk» costa a Pan Am da 65 a 162 mila dollari, cioè 73-180 milioni di lire per ogni volo. Questo spiega perché è stato sospeso anche il collegamento con Karachi, lontana dalla zona di guerra ma la cui rotta passa sul Golfo. Decisione analoga hanno preso la sudafricana Saa e la scandinava Sas mentre British Airways e Klm hanno deciso di ridurre i voli. L'Alitalia proprio ieri ha mandato un suo uomo a Tel Aviv per valutare la situazione; considerando il drastico calo dei turisti, decisamente scoraggiati dalle autorità israeliane, una riduzione dei voli (oggi sono cinque la settimana) è molto probabile. Vittorio Ravizza

Persone citate: Appi, Doha, Muscat, Vittorio Ravizza