«Tenuti nascosti elementi gravissimi» di Giovanni Bianconi
«Tenuti nascosti elementi gravissimi» «Tenuti nascosti elementi gravissimi» ROMA. «Il Parlamento, alla fine degli Anni 60, nell'esercizio di una delle sue prerogative primarie (il potere di inchiesta) fu tenuto dal governo e dalla pubblica amministrazione all'oscuro di elementi gravissimi che avrebbero portato l'inchiesta a diverse conclusioni». Lo afferma Nilde lotti in un'intervista all' agenzia Dire. «E' inaccettabile - prosegue la presidente della Camera - che l'interesse supremo dello Stato sia stato addotto come motivo di copertura di tentativi eversivi di gruppi di militari (nonché di eventuali responsabilità politiche) che progettavano, fin nei dettagli esecutivi, un piano che mirava a sovvertire le istituzioni democratiche e le leggi dell'Italia repubblicana. Questo piano colpì in ogni caso la consistenza e na di De Lorenzo a capo di S.M. dell'Esercito prima e della Difesa in un secondo tempo... E ciò anche se, di volta in volta, da tali rapporti sono derivate informazioni per allargare la conoscenza dei fermenti e delle manovre nel campo della sinistra italiana ed apprezzati successi per il Servizio Informazioni». Ieri Spallone ha nuovamente smentito ogni suo contatto con gli 007 di de Lorenzo, annunciando querele contro Allavena e i giornali che hanno pubblicato la notizia. Nega tutte le circostanze riferite da Taddei, parla la qualità del progetto politico del centrosinistra, che in quegli anni stava aprendo una sua prospettiva di rinnovamento e di modernità nel Paese e nelle istituzioni». «Quanto va emergendo - prosegue la lotti - pone anche il problema dei rapporti tra Piano Solo, Sifar e Gladio. Il Parlamento deve fare piena luce, e tutte le responsabilità penalmente rilevanti devono essere accertate e punite dalla magistratura. «Solo così e solo a queste condizioni - ha concluso il presidente della Camera - potremo considerare finalmente chiusa una pagina drammatica della nostra storia repubblicana, che ha avuto episodi ulteriori di stragi e di crimini». di invenzioni e di falsità, lancia improperi. «Sono cose da fantascienza. E' un falso inaudito ed una vile provocazione nei miei confronti. Sdegnosamente smentisco di aver mai avuto rapporti di qualsiasi genere con i Servizi segreti del mio Paese o di altri o con i suoi esponenti». Ma il senatore cornista Francesco Macis, membro della commissione stragi, ha invece confermato: «Dalla lettura degli atti sembra corretta l'interpretazione data dalla stampa». Nella sua deposizione alla commissione Beolchini, l'allora colonnello Taddei racconta an- [Ansa] Mario Spallone in una foto d'archivio suoi rapporti con il medico comunista? «Lo conobbi per caso a Fiuggi insieme a Nenni - ha raccontato il generale il 9 marzo '67 -. Mi parlò di una certa attività degli americani. Io riferii subito la notizia agli americani. Si parlò anche del viaggio di Togliatti a Yalta. Anche di questo riferii agli americani». E qual era la contropartita richiesta al capo del Sifar per rapporti «che potevano favorire la raccolta di notizie di prima mano»? «Nessuna», risponde secco Allavena. E' sempre Taddei a riferire il fatto (smentito dal medico e anche da Nilde lotti) che Spallone, nel 1964, avrebbe consegnato una copia del memoriale scritto da Togliatti a Yalta ad Allavena, «il quale fece una bella figura venendone a conoscenza prima di tutti». L'ufficiale ha anche detto di un'altra telefonata fatta da Villa Gina ad Allavena, nella quale Spallone «si riservò di richiamarlo fra giorni per aggiornarlo sugli sviluppi di "quella cosa che ti sta a cuore"». Ma che cosa disse Allavena alla commissione Beolchini dei che del progetto statunitense per «dare l'appoggio alla formazione di una grande sinistra comprendente tutto l'arco politico dal partito socialdemocratico al partito comunista, esclusa l'ala staliniana. Il capo designato doveva essere l'on. Amendola. Il prof. Spallone - dice Taddei -, che era perfettamente a conoscenza delle manovre americane, ne parlò al generale Allavena. Questi venne spedito subito in America ove presentò il risentimento del Servizio Italiano verso il Servizio Americano per la manovra politica in atto». Giovanni Bianconi
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