Una nuova bufera per il Presidente di Augusto Minzolini

Archiviata l'accusa di Dp, il giudice di Venezia Mastelloni alimenta nuovi sospetti Archiviata l'accusa di Dp, il giudice di Venezia Mastelloni alimenta nuovi sospetti Una nuova bufera per il Presidente Gli amici di Cossiga: quel magistrato è un pazzo Ma al Quirinale premeva soprattutto l'esito finale. Solo che a rovinarglielo questa volta ci ha pensato un altro giudice veneziano, come Felice Casson, Mastelloni. Anche lui, come aveva fatto qualche mese prima il suo collega di Procura, ha deciso infatti di puntare al bersaglio grosso e, naturalmente, anche questo tentativo sarà foriero di polemiche. L'iniziativa del magistrato ha trovato subito una sponda tra i repubblicani e ha fornito ai comunisti un argomento per far dimenticare in un batter d'occhio il voto favorevole all'archiviazione della denuncia contro Cossiga: i primi hanno chiesto di far luce su chi ha coperto le prove del Golpe e hanno convocato proprio su questo argomento una riunione di segreteria; per i secondi, invece, ha parlato il vicepresidente della Commissione stragi Antonio Bellocchio: «Va ritenuto responsabile sul piano politico chi aveva l'obbligo o il dovere di apporre gli omissis poiché ha coperto tutti coloro che hanno fatto carriera nel corso di questi anni e che poi si ritrovano nelle liste della P2». Un messaggio neanche tanto in codice rivolto proprio a Cossiga. Ieri Cossiga si è ritrovato questa nuova sorpresa al mattino presto, leggendo le prime indiscrezioni sui giornali. Questa volta, però, il Presidente ha preferito rimanere in silenzio. La giornata sul Colle sarebbe trascorsa come al solito se non ci fosse stata la visita di Paolo Emilio Taviani. Un colloquio di cortesia, sulle celebrazioni per il quinto centenario per la scoperta dell'America. Ma con Taviani, dicono gli amici del Presidente, Cossiga finisce sempre per parlare del passato, andando indietro nel tempo, agli albori della sua carriera politica, a quegli anni su cui sta indagando ora Mastelloni. Già, perché proprio Paolo Emilio Taviani, è stato il primo capocorrente di Cossiga. In quel gruppo, quello dei «pontieri», nato ai margini della corrente dorotea hanno militato tutti i più fedeli amici del Presidente della Repubblica. Tutta gente che in un modo o nell'altro in questi decenni si è occupata dei servizi segreti: dallo stesso Taviani, ministro della difesa all'atto di fondazione di Gladio, a Cossiga, sottosegretario con la delega ai servizi; da Remo Gaspari ad Adolfo Sarti, entrambi ministri della Difesa, ad Erminio Pennacchini, primo presidente del Comitato parlamentare per i servizi, a Franco Mazzola, sottosegretario ai servizi nel governo Cossiga. E ora, questi vecchi amici (insieme a quelli di nuova acquisizione) compongono il nucleo centrale del partito cossighiano. Proprio loro ieri hanno riempito il silenzio del Presidente, insorgendo contro Mastelloni. Franco Mazzola accusa Mastelloni: quel «Quel giudice - ha esclamato Mazzola nella bouvette di Palazzo Madama - è un pazzo: cosa ci si può aspettare da chi ha spiccato un mandato di cattura contro Arafat? Voleva sentire anche me qualche anno fa su un'altra storia ma io non ci sono mai andato». Sarti, invece, l'ha buttata sull'ironico com'è nel suo temperamento. «E' un po' comica questa storia di andare a vedere quello che successe 23 anni fa, andando dietro ad un personaggio sputtanato come quel capitano La Bruna». Men¬ giudice è un pazzo tre l'ultimo della covata, Francesco D'Onofrio, ha preso Mastelloni per uno sprovveduto lanciando minacce al pei: «Non tocca alla magistratura fare processi alla storia, ma al Parlamento o agli elettori. E la de potrebbe venir meno al merito che ha avuto finora di non processare il comunismo nelle piazze». Insomma, anche questa volta gli uomini del presidente sono pronti alla difesa di Cossiga fino alla morte. Augusto Minzolini

Luoghi citati: America, Venezia