E' brutta il re diventò impotente di Mario Ciriello
Choccato dalle «carni flaccide» della quarta moglie Enrico Vili non ebbe più figli Choccato dalle «carni flaccide» della quarta moglie Enrico Vili non ebbe più figli E' brutta, il re diventò impotente divorzio recise ogni vincolo coniugale. Altri documenti informano che il re chiamava Anna «the Flanders mare», la cavalla delle Fiandre, e giudicava, con linguaggio crudele, «the looseness of her flesh», le sue carni flaccide. L'opulento seno fiammingo, in particolare, pareva congelare ogni suo appetito. E così Anna, generosamente compensata per le sue amarezze, si stabilì in una villa nel Surrey, dove visse fino al 1557, dieci anni più di Enrico. La storia non finisce qui. La quinta moglie, Catherine Howard, accusata, e forse a ragione, di intrighi politici ed adulterio, è consegnata al boia, come Anna Bolena. La sesta moglie, Catherine Parr, donna colta e intelligente, sopravvive al re. Ambedue i connubi rimasero infecondi e la storia si jone ora una domanda. Fu io shock fiammingo troppo violento per gli ormoni reali? Li tramortì per sempre? cia una creatura diversa, non proprio benedetta dalla natura. Chiacchiere? No, documenti. Documenti che il puritanesimo vittoriano aveva celato in archivi segreti, ma che gli storici rivelano ora al pubblico, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Enrico Vili. Questa, dunque, la storia. Il monarca Tudor sposa Caterina d'Aragona, ma l'unione non dura, Caterina gli dà una figlia, Mary, ma non un figlio; Enrico, ansioso di avere un erede, si libera prima della giurisdizione papale, poi della moglie. Seconde nozze, con la bella Anna Bolena (Anne Boleyn) che, come Caterina, mette al mondo una bimba, Elisabetta, ma non un bimbo, e per di più si conduce con incauta spigliatezza, offrendo al marito l'occasione per inviarla al patibolo. Terze nozze, con la tranquilla Jane Seymour, che dà vita a un erede, il futuro Edoardo VI, ma muore di parto. A questo punto, i consiglie¬ ri suggeriscono all'irrequieto sovrano una principessa tedesca, Anna di Clèves. Un matrimonio che lo avrebbe avvicinato ai luterani. Si sapeva che Enrico acconsentì dopo aver studiato un lusinghiero ritratto di Anna ad opera di Holbein e si sapeva pure che quando incontrò la trentaquattrenne nobildonna la trovò «sgradevole». Ma, ci assicurano oggi gli storici, un velo discreto aveva sempre minimizzato l'intensità della sua reazione. Leggiamo invece cosa scriveva il medico di corte, qualche mese dopo il rito nuziale, nel luglio 1540. «Durante la prima notte, il re giacque con la regina, ma Sua Maestà non ebbe di lei conoscenza carnale. La seconda notte non giacque con lei, giacque però la terza e la quarta, ma senza riuscire a, conoscerla». Il medico riferiva le parole del sovrano. Questi vani tentativi di «conoscenza» si prolungarono per alcune settimane, poi Enrico si stancò e, quell'anno stesso, un LONDRA NOSTRO SERVIZIO Non c'è più nulla di sacro nella storia contemporanea, crollano i monumenti, evaporano i miti. Oggi si è aperta una voragine anche in una storia più vetusta, quella del Cinquecento. E' svanita una granitica certezza. C'era un assioma, la virilità di Enrico Vili, una gagliarda affiancata nel simbolismo britannico alla grinta del mastino e all'arroganza di John Bull. Beh, è un capitolo da. riscrivere. Giunto alla quarta moglie, il re divenne impotente e, a quanto pare, la panno non fu temporanea, ma rattristò anche il suo quinto e il sesto matrimonio. La notizia ha agguantato l'attenzione, si è imposta in prima pagina e alla tv, anche perché ha il pepe della farsa e l'agrodolce della comedie humaine. Fu uno shock infatti a estinguere le fiamme della libidine reale, la delusione di uno sposo che attende una donna leggiadra e graziosa e si trova fra le brac¬ Mario Ciriello
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