«Spallone era una talpa del Sifar»

Secondo il gen. Allavena, braccio destro di De Lorenzo e capo dei servizi segreti nel '65-'66 Secondo il gen. Allavena, braccio destro di De Lorenzo e capo dei servizi segreti nel '65-'66 «Spallone era una talpa del Sifar» // medico di Togliatti replica: assurdo ROMA. Il Sifar era entrato in casa di Togliatti. E poi di Nenni, di Amendola e di tanti altri leader comunisti e socialisti. Come? Attraverso il loro medico personale, il professor Mario Spallone, che avrebbe passato informazioni agli uomini del generale De Lorenzo. E' scritto negli allegati alla relazione della commissione Beolchini, quella che indagò sulle deviazioni del Sifar. In una delle sue deposizioni, il generale Giovanni Allavena, braccio destro di De Lorenzo e capo del Sifar fra il '65 e il '66, dipinge Spallone come un informatore dei servizi segreti militari. Lui, Spallone, un pezzo di storia vivente del pei dopo i vent'anni trascorsi gomito a gomito con Togliatti, ascolta la notizia e stenta a prenderla sul serio. «Ma non è possibile, che assurdità!». Poi però si sofferma sui particolari, sente il nome di Allavena e comincia a ricordare: «Sì, l'ho conosciuto una volta con Nenni a Fiuggi. Lui aveva preso una stanza in affitto di fronte a quella di Pietro, evidentemente per spiarlo. Ma era un pover'uomo, succube di De Lorenzo». Il racconto si fa serrato, a tratti preciso e a tratti vago. Ma insomma, professor Spallone, è vero che lei passava informazioni al Sifar? «Per carità, non di te 1 ò~ne ffflneiitiTK>^sgfe "MiTily..,,. L'incontro con Allavena, comunque, risale all'estate del 1965: «Eravamo in vacanza a Fiuggi, mi ricordo che un giorno venne Scalfari a chiedermi di fargli intervistare Nenni per L'Espresso. E sullo stesso piano dell'albergo, proprio di fronte alle nostre stanze, c'era quella di questo generale». «Lui - continua Spallone non si presentò mai come capo del Sifar, lo vedevamo di giorno, lui salutava e niente più. Era noto perché aveva una concessionaria della Fiat a Roma, vendeva macchine. Più tardi sapemmo che era dei Servizi segreti. Una volta mi parlò di lui un mio amico, un generale dei carabinieri in pensione, Ezio Taddei. Io gli dissi che avevo conosciuto Allavena e lui mi spiegò chi era. Ma un amico, uno a cui io passavo informazioni, questo proprio no! Non mi sarei mai aspettato di dover sentire anche questa». 11 «caso Spallone» è nato ieri mattina, al quinto piano di palazzo San Macuto, sede della Commissione stragi. I parlamentari avevano appena cominciato a leggere le relazioni inviate dal governo sul Sifar e sul «piano Solo». Quasi tremila pagine da guardare il più in fretta possibile. I commissari si sono suddivisi il materiale e ad un tratto, quello che leggeva gli allegati alla relazione Beolchini ha esclamato: «Guardate qua! Spallone, il medico di Togliatti, era un informatore del Sifar». Una scoperta - la deposizione di Allavena - che ha sorpreso non poco i parlamentari comunisti presenti. Il generale, nella sua deposizione, ha parlato di Spallone per difendersi, tra l'altro, dalle accuse che ricevette a suo tempo di essere amico dei comunisti. Lui, per tutta risposta, chiarì alla Commissione Beolchini che la conoscenza di Spallone era dovuta a motivi «di servizio», essendo il medico di Togliatti uno del quale il Sifar si serviva. Agli atti c'è anche la dichiarazione di un ufficiale dell'Arma, il quale racconta di essersi ricoverato più volte a Villa Gina (la clinica di Spallone) per convincere il medico ad intercedere in suo favore con Allavena. Mario Spallone ha 73 anni, la prima tessera del pei l'ha presa nel 1936. Togliatti lo volle con sé, come medico personale, quando ancora la guerra non era finita. E lui lo seguì passo dopo passo, fino al giorno della sua morte, nel 1964. «Quel viaggio a Yalta - ricorda ancora oggi il professore - fu l'unica occasione in cui io non andai con Togliatti». Proprio qualcosa che ha a che fare con Yalta, il «memoriale» che il leader comunista scrisse laggiù prima di morire, costituisce un altro «capo d'accusa» contro il medico di Togliatti. Nelle deposizioni dove si parla di Spallone è scritto anche che il professore fece avere il «memoriale di Yalta» alla Cia anziché al Sifar. E fra gli 007 delJS£rcito si valutò con un certo disappunto qùestà~sorta"di dop¬ pio gioco. Spallone, ancora una volta, si chiama fuori. «Io il memoriale non l'ho mai avuto tra le mani», dice. E racconta: «Arrivai a Yalta il giorno dopo la morte di Togliatti. Il memoriale era rimasto nella camera di Togliatti, lo prese in consegna Nilde lotti che lo diede a Longo. Fu lui che, appena lo lesse, decise di renderlo pubblico. Come avrei potuto darlo alla Cia se non l'ho mai visto?». Lo studio di Spallone nella clinica villa Gina, all'Eur, è una sorta di museo di storia comunista. Ci sono dappertutto foto che ritraggono il medico con Togliatti, Nilde lotti, Giorgio e Germaine Amendola, fino ad Achille Occhetto. Ma un posto particolare, nella vita e ora nello studio di Spallone, lo occupa anche Pietro Nenni, che pure lo volle come suo medico personale. Villa Gina è sempre stata considerata la «clinica dei comunisti». Per ogni problema di salute, i dirigenti del pei sono sempre stati accolti e curati qui. Qui, nel 1980, morirono a poche ore di distanza Giorgio e Germaine Amendola, lui di malattia e lei di crepacuore. Un dramma che commosse l'Italia, avvenuto in quella che oggi rischia di essere ribattezzata la «clinica del Sifar». - -— - Giovanni Bianconi II dottor Mario Spallone (a sinistra con Palmiro Togliatti e Nilde lotti) Era lui la talpa del Sifar nel pei? A fianco: Guido Giannettini

Luoghi citati: Fiuggi, Italia, Roma, Yalta