Pax economica tra Cremlino e Repubbliche di Enrico Singer

Pax economica tra Cremlino e Repubbliche Pax economica tra Cremlino e Repubbliche Gorbaciov in tv; intesa sul bilancio, Eltsin pronto a pagare MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE la situazione è talmente tesa che il capo del Cremlino ha preferito affidarsi al mezzo diretto dell'intervista per spiegare ai sovietici che cosa era accaduto nella riunione del Consiglio federale. «Abbiamo perso mesi capitali nell'assurda lotta tra il centro e le Repubbliche, ma adesso l'intesa c'è», ha detto Gorbaciov. Certo, l'intesa dovrà essere «perfezionata» e questo significa che non tutti i problemi sono stati risolti e che l'accordo può ancora saltare. Ma la paralisi che l'Urss rischiava senza un compromesso sul bilancio statale sembra scongiurata. Quantomeno, rinviata. A far esplodere l'ennesimo contrasto tra il centro e le Repubbliche era stata la Russia di Eltsin che aveva approvato un suo bilancio tagliando di 119 miliardi di rubli i fondi destinati alle casse dell'Unione. Adesso questo «taglio» sarà alleggerito. Gorbaciov non ha voluto dire di quanto, ma ha assicurato che il dissidio è «superato» e che «il 90% dei contratti tra le Repubbliche sarà rispettato». Al compromesso economico si aggiunge quello sulla nuova struttura del vertice politico dell'Urss. Gorbaciov ha annunciato che il neoeletto vice presidente, Ghennadij Janaev, ò stato incaricato dal Consiglio federale - diventato ormai un organo decisionale - di guidare una «commissione di esperti» che in tre giorni dovrà definire la lista dei ministri che comporranno «un gabinetto d'emergenza». Al posto del governo di Ryzhkov ci sarà una compagine ministeriale che si annuncia più «tecnica», con un compito prioritario: combattere la crisi economica. 11 capo del Cremlino ha poi annunciato che i governi delle 15 Repubbliche potranno scegliere al più presto i membri del nuovo Comitato inter-repubblicano che affiancherà il Consiglio federale. Questo organismo è la principale concessione che Gorbaciov ha fatto ai diversi poteri locali sovietici perché nella piramide del potere esecutivo sarà l'unico non designato dal centro. Basterà a placare le tensioni? Gorbaciov ieri sera si è mostrato ottimista, ma ha anche evitato di affrontare i problemi più acuti. Quelli che hanno spinto Shevardnadze a dare le dimissioni denunciando il pericolo di un «ritorno della dittatura». Prima della riunione del Consiglio federale, secondo alcune voci, Shevardnadze avrebbe incontrato Gorbaciov per un'ora al Cremlino. Un «incontro chiarificatore» di cui non si conoscono i risultati. Ma, a giudicare dall'intervista che il ministro dimissionario ha concesso mercoledì al settimanale Moskowskie Novosti, la rottura con Gorbaciov è definitiva. Non soltanto «la dittatura è un pericolo reale», secondo Shevardnadze. Ma «l'eventuale introduzione del potere presidenziale diretto nelle Repubbliche o qualsiasi altra misura punitiva» che il Cremlino potrà decidere «non risolverà la crisi». Sono giudizi che lasciano pochi dubbi sulla profondità del dissidio con Gorbaciov sui metodi per affrontare una situazione che diventa ogni giorno più allarmante. E che comincia ad essere segnata dalla violenza. L'ultimo episodio è avvenuto nel vil¬ laggio di Pari Ugrinlb, in Ucraina, dove è stato fatto saltare con la dinamite il monumento che gli indipendentisti avevano eretto appena un mese fa a Stepan Bandera. Capo ultra-nazionalista ucraino, Stepan Bandera, durante la guerra, combattè al fianco dei nazisti in cambio della promessa di un'Ucraina indipendente. Si rifugiò in Germania dopo la sconfitta e fu ucciso a Monaco, nel 1959, da un agente del Kgb, Bogdan Stashinski. Il monumento che era stato eretto nel suo villaggio natale (Stepan Bandera era nato a Pari Ugrinib il 31 dicembre del 1909) era stato definito da Mosca una «provocazione intollerabile». A farlo saltare in aria, secondo fonti nazionaliste ucraine, non sarebbero stati misteriosi terroristi, ma esperti artificieri della polizia. E questo, secondo gli ambienti nazionalisti dell'Ucraina, annuncia una stretta anche nella seconda Repubblica dell'Urss dopo quella già avviata nelle ultime 48 ore nel Baltico. E' con i «berretti neri» delle truppe speciali del ministero dell'interno schierati nel centro di Vilnius e di Riga che Michail Gorbaciov ha riunito al Cremlino il Consiglio federale per imporre almeno un compromesso economico tra le Repubbliche dell'Urss spaccate dalle spinte indipendentiste. E giocando sui due tavoli delle pressioni politiche e di quelle materiali, il Presidente sovietico ò riuscito, ancora una volta, a evitare una rottura che sarebbe stata clamorosa, definitiva. L'accordo-ponte sui rapporti economici intemi all'Unione è stato strappato in extremis e sono state anche abbozzate le nuove strutture concrete del potere. Gorbaciov, con il volto segnato da un interni inabile confronto, lo ha annunciato ieri sera durante un'inattesa apparizione in tv ad appena 72 ore dal discorso televisivo pronunciato a Capodanno. Due messaggi così ravvicinati alla popolazione non c'erano mai stati in passato. Ma Enrico Singer