L'ULTIMA INTERVISTA

L'ULTIMA INTERVISTA L'ULTIMA INTERVISTA «Una sera all'imbrunire Le Corbusier mi disse: è il Battistero il capolavoro dei capolavori» penetrare l'architettura fiorentina, perché aveva capito che c'era un fondo che poteva veramente dar vita a un rinnovamento del vivere». Mi parlava, l'architetto, della sua formazione, delle sue origini: «Sono pistoiese, sono vissuto a Firenze, a una certa età sono andato a Roma che, devo confessare, mi ha colpito in modo particolare: ho capito cosa porti in sé il senso dello spazio, che a Roma è veramente meraviglioso. Ma ero, lì, un isolato, perché, essendo vissuto a Firenze per tanto tempo, avendo compiuto quell'apparenza di studi che era allora la scuola d'architettura, ho conosciuto tuttavia le grandi opere degli architetti del Rinascimento ti degli architetti medioevali. Mi sono imbevuto di queste cose, che sono penetrate in me come un fatto consistente, al cui fondo c'è la mia struttura mentale, c'è quella che posso chiamare la mia mediocre cultu¬ ra, però, comunque, cultura. «A Roma ho scoperto un fatto nuovo, che riesco a riportare al Medioevo: lo spazio romano, che modella l'aria, crea l'abitato per gli uomini. Insomma, una piazza, un giardino o quel che si voglia, danno a Roma un insegnamento profondo per l'architettura, nata in una fusione di esigenze, di desideri, ed è proprio quello il carattere della popolazione romana. Basta una panchina per fare un luogo di conversazione. Ecco, c'è questa cosa immensa, che manca a Firenze». Ma Firenze restava il suo luogo dell'anima: «Firenze è molto segreta. E' severa, ma è una grande città. Il suo pregio è la misura in cui senti che tutto nasce da qualcosa che è diverso dal nascere consueto dell'architettura. L'architettura toscana nasce come dal profondo: è proprio qualcosa che matura vivendo, vivendo con la natura e con lo spazio particolare dell'architet¬ tura. Vivendo in modo intenso quella natura di cui un romano può fare anche a meno, perché nell'architettura romana c'è già una ricchezza di questo rapporto. Firenze nasce dalle piante, dai boschi, dal sottobosco, nasce da tutta questa compenetrazione fra gli elementi che appartengono alla vita, come le case, e gli elementi naturali che hanno un linguaggio stupendo e che portano a intendere uno dei segreti dell'architettura». Per Michelucci il segreto era questo: «L'amore, il fatto. A Firenze vivere senz'amore è assurdo. Una sera a Firenze... in fondo anche quella piccola cosa che è l'Arno... non può essere che una sera d'amore. Si entra in un contatto con la natura e con l'architettura, e con la vita stessa, che è di dedizione, di partecipazione, e quindi di amore. Se riguardo una città come Siena: quella piazza del Campo, che è il racconto della vita, è tutto quello che si può

Persone citate: Le Corbusier, Michelucci