San Paolo manager in sacrestia

Religiosi o capitalisti? Risponde don Tarzia, direttore generale delle Paoline Religiosi o capitalisti? Risponde don Tarzia, direttore generale delle Paoline San Paolo, manager in sacrestia Famiglia Cristiana, il business ha 60 anni CINISELLO BALSAMO santesimo, come spiega il condirettore don Antonio Sciortino, alcune iniziative sono in cantiere: «La più importante è legata alla risposta che i nostri lettori hanno dato all'appello del Papa in favore della gente del Sahel, una vasta zona desertica dell'Africa centrale: abbiamo raccolto finora un miliardo e 200 milioni. Costruiremo scuole agricole, granai, piccole dighe e ancora di più faremo nei prossimi mesi celebrando i 60 anni della rivista». Imprenditori e religiosi. I Paolini si espandono, investono, pubblicano. Il mese scorso, con Mondadori e la Sei hanno fondato il «Club della famiglia», società per la vendita di libri per corrispondenza, investendovi subito due miliardi e realizzando per la prima volta un patto di ferro con l'editoria laica. Ottimi manager, i Paolini. E forse proprio per questo c'è anche chi, nel mondo cattolico, DAL NOSTRO INVIATO Un regalo da mezzo miliardo all'Unione Sovietica. Centomila copie del Vangelo in lingua russa, formato elegante, 650 pagine, icone e illustrazioni in abbondanza, caricate su una nave e spedite in Urss. Omaggio delle Edizioni Paoline. «Hanno le più grandi foreste del mondo, dopo il Brasile, e non riescono a produrre carta a sufficienza: stampano 30-50 mila copie del Vangelo alla volta, ed è tale la richiesta che molte copie finiscono per essere vendute e rivendute al mercato nero a 40-50 mila lire al volume. Quella gente ha fame di Vangelo come di pane. E allora eccoci qua». Don Antonio Tarzia, direttore generale della più grande editrice cattolica (oltre 45 miliardi di fatturato, 200 con Famiglia Cristiana, circa 400 titoli l'anno) fa scivolare sul tavolo il volume in caratteri cirillici. E' stato a Mosca, ha consegnato i volumi al patriarca Alessio: «Il nostro lavoro in Urss è cominciato qualche anno fa: stampammo il Grande libro delle icone, che è stato tradotto in sei lingue, poi l'intervista al patriarca Pimen, il predecessore di Alessio, per la quale fummo attaccati da alcuni giornali, l'Avvenire e il Sabato, che ci accusarono di essere catto-comunisti. Oggi torniamo in Urss con il Vangelo». Per i Paolini comincia un anno importante. Con il numero di Natale, Famiglia Cristiana è entrata nel sessantesimo anno di vita. Il primo numero uscì nel 1931, dodici pagine, una copertina in bianco nero con Gesù Bambino seduto sulla paglia, vicino alla testata una breve scritta: «Settimanale per le donne e le figlie». Un milione di copie nel '61, un milione e mezzo nei primi Anni 70. Oggi Famiglia Cristiana è a quota un milione e 300 mila {l'Espresso, Panorama, l'Europeo e il Sabato messi insieme) e, per il ses- Pensìoni ridicole Sanità inefficiente Siamo un gruppo di lavoratori ormai prossimi alla pensione. Siamo consapevoli che nel nostro Paese una vecchiaia serena è solo una utopia, perché le pensioni hanno aumenti ridicoli, perché la Sanità pubblica funziona a singhiozzo e quella privata è troppo costosa e, non ultimo, perché una persona anziana è considerata inutile ed economicamente gravosa per il resto della società. Ci si dimentica che gli anziani hanno contribuito alla costruzione dell'attuale benessere sociale e che quindi hanno diritto ad avere tutto ciò di cui necessitano senza dover elei mosinare. Proprio perché consapevoli di questo, ci rattrista la notizia dell'applicazione della legge Bacchelli in modo distorto (La Stampa del 25 novembre). Noi riconosciamo i meriti di artisti quali Elsa Morante, Salvo Randone o altri che in passato hanno usufruito di questa legge perciò, se da un lato siamo lieti le persone che ci hanno remomenti magici e indimenti ,i!jili possano vivere dignitosamente, dall'altro vorremmc hi anche gli altri pensionati italiani, seppur meno noti, che si sono rosi altrettanto indispensabili a Paese potessero avere le stesse garanzie e le stesse opportunità. Purtroppo cosi non è, perché continuamente leggiamo cronache di maltrattamenti nelle case di riposo o di ricoveri-posteggio negli ospedali in occasione delle festività, storie di quotidiana sopraffazione che coinvolgono chi ormai non può più difendersi con l'arroganza della gioventù, ma può solo contare sul buon cuore del prossimo. Facciamo pertanto appello agli artisti e intellettuali che hanno ispirato questa legge a farsi carico anche delle nostre istanze, fiduciosi che vorranno aiutarci a rimediare a una così palese ingiustizia, perché le necessità della vecchiaia sono le flpfOoSeege. u ferita' Su USTICA, BOLO&MA e P'A22A «7MTAUA. / LETTERE AL GIORN non li ha in gran simpatia. Li si accusa di pubblicare libri poco ortodossi (ha fatto scalpore una lunga intervista con Fidel Castro), li si rimprovera di avere un occhio di riguardo per i teologi in posizione critica con il magistero, e c'è chi grida allo scandalo perché hanno progettato una videocassetta sul Corano. Capitalisti da sacrestia? Nipotini di San Paolo e di Voltaire? Ecco che cosa risponde don Tarzia. Vi sentite più manager o religiosi? Non c'è contrasto fra i due termini. L'«ora et labora» è la norma più antica del monachesimo occidentale: prima preghiamo, poi, per le successive otto ore di lavoro, anziché nei campi o in fabbrica, ci occupiamo di libri, riviste, inventiamo nuove collane. Siamo una specie di grande abbazia. Una grande abbazia che ALE Nella foto sopra, don Antonio Tarzia, direttore generale delle Edizioni Paoline. A fianco, il primo numero di «Famiglia Cristiana», il settimanale nato nel 1931, che tira attualmente un milione e 300 mila copie realizza grandi business... L'abbazia di Farfa, in epoca medioevale, aveva cinquemila dipendenti; le Edizioni Paoline, la Saie - l'azienda per la vendita commerciale porta a porta - e Famiglia Cristiana, ne hanno duemila. Non dimentichi poi che la nostra congregazione in 75 anni di vita ha dato alla Chiesa un beato e 4 servi di Dio. Segno evidente che il nostro tipo di apostolato può dare frutti di santità. «L'Unità» ha scritto che non siete visti di buon occhio dai «settori più conservatori del Vaticano». E' vero? Tutti i conservatori non ci vedono di buon occhio. E il perché è abbastanza semplice. Diffidando dei mass-media, diffidano anche dei religiosi che sono impegnati in questo campo: non possono concepire che io possa annunciare il Vangelo in tv o alla radio, o che stampando il testo in un milione di copie, possa raggiungere parecchi milioni di lettori. Perché demonizzare i mass-media quando possono servire al bene? Comunque avete contesta¬ to duramente il Catechismo universale del cardinale Ratzinger. Contestato? Ma se ho proposto proprio io di stamparlo! Ho scritto al cardinale Ratzinger e alla Congregazione per la dottrina della fede due anni fa... E poi non è vero che lo abbiamo criticato. Sulle nostre riviste abbiamo intervistato persone di Chiesa, anche autorevoli, che hanno espresso delle riserve. Questa è informazione, nient'altro che informazione. Del resto era stato lo stesso cardinal Ratzinger che aveva fatto circolare le bozze chiedendo osservazioni e obiezioni. Il catechismo universale, se è tale, deve nascere dall'esperienza di fede di tutta la Chiesa. Lo stamperete voi quel Catechismo? Forse. So che stanno cercando un pool di editori: molto probabilmente ci saremo anche noi. Che tipo di cultura cattolica vuole il mercato? Una cultura fortemente «cattolica», credo che non esista più. Il mercato chiede una cultura che sia coniugata con il messaggio cristiano. Il cattolicesimo è un sistema di vita, un patrimonio di valori, una civiltà, che quando avvicina le altre culture entra in dialogo con esse. Ai nostri lettori noi tentiamo di dare una cultura del dialogo. Perché negli ultimi vent'anni la cultura cattolica ha perso la sfida con il pensiero laico? Non ha perso nessuna sfida. Il Concilio Vaticano II ha tolto la cultura della Chiesa dalla nicchia in cui si trovava e l'ha rimessa in gioco. Semmai è la cultura laicista ad aver perso la sfida, quella cultura che si era trasformata in assoluto e in ideologia e pretendeva di dettare le regole al mondo. Ricordo una scritta su un muro di Parigi. Diceva: Dio è morto, firmato Carlo Marx. Ma qualcuno sotto vi aveva aggiunto: Carlo Marx è morto nel 1883, firmato Dio. Marx è morto. E' per questo che avete pubblicato un libro-intervista con Fidei Castro? Anche l'uscita di quel volume ha suscitato qualche polemica, ma soltanto perché non si è voluto capile che cosa c'era a monte. Qualche anno fa ho in- e poi, Mei PROSSlM I CHI 21 FA ! /