Diritto allo studio solo a metà

Diritto allo studio solo a metà Un commissario all'ente che s'occupa di mense, collegi e aiuti agli universitari Diritto allo studio solo a metà Poteri da Comune a Regione ma è tutto bloccato La prof. Gambino: «Posti letto come 20 anni fa» «Da dieci anni la sala di studio dell'Opera Universitaria di via Pietro Giuria dovrebbe essere raddoppiata: a disposizione degli studenti ci sono altri mille metri quadri. Perché non si sono ancora fatti i lavori? Ritardi burocratici. I tempi degli enti pubblici sono lunghi e si finisce per inseguire i problemi». Olimpia Gambino, uno dei fondatori dell'Opera - ora «Diritto allo Studio», 81 dipendenti - è preoccupata. Per l'ente (che si occupa dei servizi studenteschi, dalle mense, agli assegni di studio, ai posti letto) questo è un momento delicato: passa dalla gestione comunale a quella della Regione. «Di per sé è una cosa buona - dice la docente di Chimica a Scienze - perché prima dipendeva da tanti assessorati diversi, e ogni decisione doveva attendere i tempi di ciascuno. Ma il passaggio va fatto in fretta. Ora c'è un commissario, un funzionario regionale: è importante che a breve termine sia reso operativo il consiglio di amministrazione, che tiene conto di tutti gli inte¬ ressi in gioco. E' composto da rappresentanti dell'Università, del Politecnico e degli studenti, oltre che dai funzionari regionali: solo al consiglio devono spettare le decisioni sulle linee d'azione e sulla gestione dei servizi». Nel passaggio da un ente pubblico all'altro, spiega la Gambino, l'Opera rischia di perdere molti dei suoi dipendenti «storici», che potrebbero scegliere di rimanere «sotto» il Comune: «E sarebbe un peccato, perché certe professionalità costruite con gli anni non si possono sostituire facilmente». I problemi sono tanti. «I bisogni degli studenti sono cambiati negli anni, dovremo rivedere - dice la Gambino - i programmi a lunga scadenza. Le mense ad esempio. Concepite così forse non interessano più: tanti giovani preferiscono un boccone freddo, un piatto unico veloce nei bar». Riguardo alla mensa, al Politecnico gli studenti si lamentano del calcolo delle quattro fasce di reddito, che li vede quasi tutti o in quella più bassa o in quella più alta, con pochissime presenze nei due livelli di mezzo. «Sono tutte cose da ricontrollare - dice la docente - E il problema dei collegi universitari, allora? A parte quelli della Fondazione Einaudi, i nostri hanno circa 450 posti letto. E' un numero ridicolo rispetto alle richieste, e da vent'anni in questo campo non è visto un orientamento operativo». Tra le decisioni da prendere, anche il destino di Villa Gualino: «Appartiene all'Opera universitaria, ma di fatto la usa la Regione per enti scientifici di tutto rispetto, che però con il Diritto allo Studio non c'entrano nulla». Una delle linee da tenere, secondo la Gambino, è dare imo spazio maggiore al part-time studentesco nell'ambito dei servizi e delle attività del Diritto allo Studio: in tal modo anche i soldi di questi stipendi ritornerebbero agli studenti. «Un'altra decisione riguarderà il volontariato. Va favorito, perché forse raggiunge i ragazzi più facilmente di altri sistemi». «Le cose da fare sono tante conclude la Gambino - e purtroppo i fondi che abbiamo servono solo alla sopravvivenza. Sono circa 15 miliardi all'anno: una cifra bassa rispetto a quella di altre regioni. Forse il ministero conta che il Piemonte sia ricco. O forse siamo noi troppo piemontesi per chiedere di più». Cristina Caccia La prof. Olimpia Gambino rappresenta l'Università nell'ente

Persone citate: Cristina Caccia, Gambino, Gualino, Olimpia Gambino

Luoghi citati: Piemonte, Regione