Valzer di poltrone premiati i giovani di Piero Casucci
Valzer di poltrone premiati i giovani Come cambia il top management dell'auto Valzer di poltrone premiati i giovani Oggi Lee Iacocca cede la poltrona di amministratore delegato della Chrysler. Era un evento previsto. Nondimeno Iacocca lascia molti rimpianti perché la Chrysler deve a lui se è ancora un'entità industriale. Robert Eaton, il suo successore, proviene dalla General Motors Europa di cui ha retto le sorti fino a qualche mese fa. Non è che uno dei numerosi cambiamenti verificatisi ai vertici dell'industria automobilistica mondiale nel 1992, quasi un ballo delle poltrone. Eaton esclude di apportare cambiamenti significativi alla strategia finora attuata da Iacocca per pilotare la Chrysler in un mercato scosso dall'attacco giapponese. Le redini della GM Europa sono state assunte da Louis Hughes, uno dei manager più giovani (43 anni) tra quelli che occupano un posto di rilievo in seno a un complesso automobilistico. L'ascesa di Hughes ha coinciso con il traumatico tracollo delle fortune di Robert Stempel (60 anni) fino a qualche settimana fa capo supremo della General Motors, di cui era leader nell'agosto 1990. Stempel, eminentemente un tecnico (gli si deve la resurrezione della Opel), ha pagato la lentezza con cui la General Motors ha posto mano alla sua ristrutturazione. Di ritorno da una breve degenza in clinica (per ipertensione) Stempel è stato pregato di mettersi da parte, e nemmeno tanto delicatamente. Al suo posto è subentrato Jack Smith ma con la qualifica di «chief executive officer» che non equivale a quella di presidente e tanto meno di amministratore delegato. Smith, anche lui di «scuola» europea, passa per un duro, l'uomo adatto - si dice - per dare una scossa al colosso di Detroit. Anche in casa Ford il 1992 ha portato una sostanziale novità. Il sessantatreenne Philip Benton lascia da domani il posto di presidente a Alex Trotman (59 anni). In compenso rimane in carica Harold Poling (67 anni), ancora per qualche tempo come amministratore delegato. Un altro grande leader, Cari Hahn, si ritira dopo dieci anni al vertice della Volkswagen. Va in pensione ma posticipata. Hahn, che ha trascorso in gioventù un periodo formativo alla Deutsche Fiat e ha diretto la Volkswagen of America con grande successo aprendo le porte del mercato Usa al leggendario «Maggiolino», getta una leggera ombra sul suo luminoso cammino: l'eccessiva rapidità con cui la Volkswagen si è impegnata nella rinascita di una industria automobilistica nell'ex Ddr. Probabilmente è stata dettata anche da motivi sentimentali, considerato che Hahn ha avuto i suoi natali e ha trascorso la sua infanzia nella Germania Orientale. Dopo molti tentennamenti, la scelta del successore di Hahn è caduta su Ferdinand Piech, un tecnico di grande valore (ha dato alla Audi, di cui ha retto le sorti fino ad oggi, una forte identità) ma pochissimo disposto ai compromessi e pertanto capace di clamorose decisioni. Tuttavia Piech, fra i più qualificati conoscitori dei nuovi metodi di produzione, appare particolarmente adatto a curare il male principale di cui soffre la Volkswagen al momento attuale, l'eccessivo livello dei costi di produzione. Pronipote del grande Ferdinand Porsche, Piech conserva un posto di responsabilità in seno all'azienda di famiglia come capo del comitato dei supervisori. Come Cari Hahn, Piech ha molti amici in Italia. Ambedue parlano pressoché correttamente la nostra lingua. Per limiti di età, Raymond Levy ha lasciato la poltrona più ambita della Renault, di cui è riuscito mirabilmente a raddrizzare le sorti, sostituito da Louis Schweitzer. Ma non è finita. Nick Scheele (un altro giovane: 49 anni) ha preso il posto di William Hayden alla testa della Jaguar e Tatsuro Toyoda quella della Toyota in sostituzione del fratello Shoichiro. Dunque un affare di famiglia. Le circostanze hanno voluto che non tutti questi cambiamenti siano stati determinati dal raggiungimento del limite di età, una prova di più delle inquietudini generate dal difficile momento che l'automobile attraversa comunque nel mondo. Piero Casucci
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