Partita la nuova Europa di Fabio Galvano
Partita la nuova Europa Anticipati gli effetti previsti dagli esperti sull'occupazione Partita la nuova Europa In quattro anni due milioni di posti BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il conto alla rovescia è quasi finito, a mezzanotte nasce la nuova Europa. Ma parte dei benefici che si sperano dal grande mercato unico europeo, rivela uno studio della Commissione Cee, sono già stati raccolti in anticipo nel corso degli ultimi cinque anni. E' alla prospettiva dell'Europa senza frontiere, dice Bruxelles, che si deve attribuire - fra il 1988 e il 1992 - la creazione di quasi due milioni di posti di lavoro, conseguenza diretta di una crescita economica che è stata, limitatamente agli effetti della nuova Cee in gestazione, del 3,5%. L'assaggio non è stato male; e anche se inevitabilmente ciò si tradurrà nei prossimi anni in uno slancio di crescita inferiore al previsto, è incoraggiante nelle attuali difficoltà economiche che la nuova Cee sia già riuscita a dare prova anticipata dell'«effetto volano» che avrà il mercato unico. Tale effetto era stato previsto nel 1988 dal Rapporto Cecchini: dal nome di Paolo Cecchini, economista e funzionario Cee, autore di un quadro (6 mila pagine) di previsioni sul mercato interno. Cecchini aveva additato il «costo della non Europa», e di conseguenza i vantaggi del mercato unico, partendo dall'ipotesi che tutte le misure fossero adottate contemporaneamente, il 1° gennaio 1993. Ma molte sono state attuate gradualmente, nel corso degli anni, ed è questo l'assaggio anticipato - e insperato che rallegra Bruxelles. Il rapporto confidenziale della Commissione Cee - si chiama, non casualmente, «PostCecchini» - sottolinea che molte aziende si sono mosse senza attendere il 1993; che con una se- rie di fusioni e acquisizioni fra il 1988 e il 1989 il mondo industriale e finanziario ha contribuito al successo della nuova Europa (le fusioni transfrontaliere sono aumentate, fra il 1985 e il 1989, del 700%). Risultato: una spinta alla crescita europea passata, in quel momento di espansione, quasi inosservata. Oggi si quantifica quell'impulso: 2,5% in due anni. Successivamente gli effetti positivi del mercato unico in costruzione si sono confusi con le conse guenze dell'unificazione tedesca, quindi è difficile valutarne l'impatto nel 1990. Ma l'assaggio è continuato anche durante le prime avvisaglie di stanchezza e poi di recessione: 0,2% tanto per il 1991 quanto per il 1992. Il Rapporto Cecchini, completato attraverso una ciclopica indagine di 11 mila aziende di tutti i Paesi Cee, aveva concluso che i costi diretti e quelli amministrativi degli steccati doganali ammontano all'1,8% dei beni commercializzati; che le barriere tecniche costano alle aziende quasi un altro 2%; che deregulation e concorrenza porteranno a una riduzione di costi e prezzi del 10-20% nel settore dei servizi; che lo smantellamento dei monopoli, l'integrazione del mercato e lo sfruttamento delle economie di scala frutteranno alla Cee un vantaggio annuo quantificabile in 170-250 miliardi di Ecu, qualcosa fra i 280 e i 420 mila miliardi di lire. Quello stesso rapporto indicava chiaramente la tabella di crescita economica che l'Europa senza frontiere avrebbe determinato: l'I,2% nel primo anno, lo 0,9 nel 1994 e poi, negli anni successivi, 0,5, ancora 0,5 e poi 0,3. Due terzi di quella manna sono arrivati in anticipo; e anche la crescita dei posti di lavoro - 1,8 milioni - ha già raggiunto i livelli previsti da Cecchini. La spinta si è già esaurita? Non proprio, dicono a palazzo Breydel: il primo semestre del 1993 sarà un periodo di vacche magre, e nella seconda metà la ripresa - se ci sarà - non sarà delle più sconvolgenti; ma l'anno seguente talune delle conquiste del mercato unico, in particolare nei settori bancario e assicurativo, potrebbero creare una spinta oggi difficile da calcolare. Fabio Galvano
Persone citate: Cecchini, Paolo Cecchini
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