«Ma i risultati ci sono» di 1. U.

«Ma i risultati ci sono» «Ma i risultati ci sono» Gli italiani assolvono l'associazione «Greenpeace è cambiata? E' inevitabile, fisiologico. Se un'organizzazione ottiene risultati e ha successo deve crescere e svilupparsi, altrimenti rischia di scomparire». Fulco Pratesi, per anni presidente del Wwf e oggi parlamentare dei verdi, «assolve» la trasformazione dell'organizzazione ambientalista. «Non credo - spiega - che possa compromettere la sua attività. Se le persone che la dirigono sono serie, qualsiasi pericolo è scongiurato. Dobbiamo giudicare in base ai risultati e mi sembra che Greenpeace continui a lavorare con profitto, perché rappresenta la più forte voce libera in questo settore». E i finanziamenti? «Enti come Greenpeace - continua Pratesi sono visti talora con sospetto e le accuse di manovre della Cia e del Kgb sono cicliche, emergono ogni tanto». Ma se Mauro Albrizio, responsabile dell'Ufficio europeo della Lega Ambiente, definisce «barzellette» i sospetti su una regia dei servizi segreti americani e russi, il Wwf parla addirittura di manovre per screditare l'organizzazione. Secondo il vicedirettore Carlo Bologna, infatti, le accuse «suonano come un'orchestrazione contro chi ha assunto le posizioni più dure» per la difea dell'ambiente, «contro un gruppo di persone che ha dato molto fastidio». Secondo Bologna, poi, è inevitabile che si creino all'interno dell'organizzazione problemi burocratici: «L'associazione è cambiata perché sono diversi i problemi, sono maggiormente complessi e non è più possibile affrontarli con le strategie valide vent'anni. Ma è scorretto dire che questo mutamento di strategia comprometta i risultati». I rischi che può comportare uno sviluppo eccessivo dell'organizzazione vengono invece evidenziati da Alessandro Merli, che guida Italia Nostra. «Quando un movimento raggiunge grandi dimensioni, gli intoppi legati alla burocrazia sono inevitabili. Il discorso, ovviamente, non riguarda solo Greenpeace, ma è giusto evidenziare che si rischia di pregiudicare la spontaneità dell'azione, di toglierle smalto. Nella nostra associazione cerchiamo proprio di evitare il "gigantismo", col risultato di vederci accusati di immobilità». E altri problemi sembrano accompagnare la presenza di bilanci ultramiliardari: «E' pericoloso - dice ancora Merli - sentire che sono in ballo 150 milioni di dollari, come nel caso di Greenpeace, perché è difficile pensare che arrivino tutti dai contributi degli associati». Mario Fazio, predecessore di Merli alla presidenza di Italia Nostra, sottolinea invece le differenze tra Greenpeace e i movimenti ambientalisti italiani. «Non è - spiega - solo una questione relativa al numero di militanti. Greenpeace è una realtà impensabile per il nostro Paese per il tipo di azioni che conduce: imprese avventurose, da cowboy, che da noi sarebbero assolutamente improponibili. In Italia ci si muove attraverso le leggi e i regolamenti, non con gli assalti alle navi». [1. u.]

Persone citate: Alessandro Merli, Carlo Bologna, Fulco Pratesi, Mario Fazio, Mauro Albrizio, Merli

Luoghi citati: Bologna, Italia