La guerra somala fra marines e Folgore

La guerra somala fra marines e Folgore La stampa americana ironizza sugli italiani a Gialalassi: mangiano paté e bevono cognac La guerra somala fra marines e Folgore Il generale Canino: gli Usa devono scusarsi ROMA. Al generale Goffredo Canino, capo di stato maggiore dell'Esercito, sono saltati i nervi dopo l'ennesimo commento ironico di un ufficiale americano nei confronti del contingente italiano. Tanto che il generale questa volta è andato al Tg2 per esortare il generale Johnston, capo dell'operazione «Restore Hope», a controllare meglio i suoi uomini. «I rapporti tra noi e gli americani a livello di vertice sono del resto ottimali», ha assicurato il generale Canino. «Ma ogni tanto, ad un livello inferiore, qualcuno se ne esce con dei commenti che certo non favoriscono una buona intesa. Per poi magari smentire tutto». A suscitare l'ira dei militari italiani questa volta è stato un dispaccio dell'agenzia di stampa americana «Ap» pubblicato dal quotidiano «Washington Times», in cui il giornalista Mark Fritz fa una descrizione poco lusinghiera della marcia dei soldati italiani a Gialalassi. «Parte del convoglio ha smarrito la strada» scrive Fritz citando fonti militari americane. «E l'autista di un camion si è addormentato al volante andando a sbattere contro un albero. Alcuni camion si sono rotti e ci sono state parecchie soste nella calura ardente e altrettanti spuntini con pasta, paté e cognac». Il tenente Jim Worthington, capo di un'unità della polizia militare che aveva l'incarico di fornire sicurezza addizionale alla carovana, ha dichiarato a Fritz che gli italiani hanno impiegato due giorni per decidere come andare a Gialalassi ed hanno avuto bisogno di consigli su come organizzare il convoglio per non diventare bersaglio dei guerriglieri. •. «Non sono capaci ad aprirsi un varco nemmeno per uscire da un sacchetto di carta», ha commentato sarcastico Worthington. Il generale Canino è rimasto sorpreso dalla descrizione «del giornalista Mark Spitz (sic)», poiché i resoconti delle testate italiane erano di tutt'altro tono. «Tutti sappiamo che la stampa italiana normalmente non è tenera con le forze armate, eppure stamane mi sono sentito inorgoglito per tutto ciò che i giornali hanno riportato». Al seguito del convoglio c'erano circa cinquanta giornalisti italiani. Canino ha difeso l'azione del generale Bruno Loi, che ha guidato il convoglio a Gialalassi, ed ha lanciato una frecciatine agli americani. «Noi abbiamo deciso di iniziare la penetrazione pur non avendo dispiegato tutto il nostro contin- gente sul suolo somalo. Se dovessimo pensare agli americani... Essi, prima di inoltrarsi verso l'interno, si sono ben assestati su Mogadiscio con tutte le loro organizzazioni logistiche e operative». Il generale ha poi definito «ridicoli» i dettagli di colore forniti dal cronista dell'«Ap». «Non credo che ci alimentiamo a paté nell'esercito italiano. Abbiamo a disposizione le razioni da combattimento, che comprendono anche una bottiglietta di cognac. Ma non eravamo né alle Folies Bergère né al Lido di Parigi a brindare a champagne!». Non è il primo episodio di questo tipo né sarà l'ultimo. Ma il generale Canino si aspetta che le autorità militari americane mettano il freno alle dichiarazioni denigratorie di militari «in vena di chiacchiere». E si augura che «il generale Johnston, dall'alto della sua carica e del suo senso di responsabilità, sappia come chiarire e come rispondere anche al "Washington Times"». In tarda serata anche il ministro della Difesa Salvo Andò è intervenuto in difesa del contingente italiano. «Si tratta di critiche così palesemente denigratorie che non meritano alcuna risposta», ha detto. Ma poi nemmeno lui ha trattenuto una frecciatina agli americani e al loro sbarco in technicolor. «I militari italiani non erano né sono chiamati a compiere operazioni spettacolari, da immortalare attraverso le telecamere». Questa ennesima controversia giunge proprio mentre il governo italiano sta esaminando, su richiesta dello stato maggiore, la possibilità di raddoppiare l'entità del contingente italiano in Somalia, portando a circa tremilacinquecento il numero di soldati sul campo. Attualmente si prevede il dispiegamento di circa duemila uomini, a cui vanno aggiunti i milleduecento marò imbarcati sulle navi da guerra e da trasporto che compongono la flottiglia italiana. Con il raddoppio delle forze sul terreno si arriverebbe ad una forza complessiva di poco inferiore ai cinquemila uomini, di gran lunga la più grande dopo quella americana. Andrea di Robilant Polemico il ministro Andò II governo sta progettando «Accuse del tutto infondate di raddoppiare il nostro noi non siamo abituati contingente nel Corno d Africa a posare per le televisioni» In tutto circa 5 mila uomini A sinistra un soldato italiano a Gialalassi A destra una retata dei marines americani alla ricerca di armi alla periferia di Mogadiscio [FOTO AP E REUTER] IC«ophisili a Il generale Canino «Sono orgoglioso per quanto hanno fatto i nostri soldati a Gialalassi»

Luoghi citati: Lido Di Parigi, Mogadiscio, Somalia, Usa, Washington