Eltsin, quella notte di paura

Eltsin, quella notte di paura DETDACfEiiA ItC I KVàlVCTIH UN GIALLO AL CREMLINO Vicino a Mosca era stato convocato un summit segreto con 120 generali Eltsin, quella notte di paura Tornò dalla Cina per le voci d'un golpe MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Perché Boris Eltsin interruppe il suo viaggio in Cina e si precipitò a Mosca? Emerge ora una storia molto diversa da quella che egli stesso accreditò all'aeroporto di Pechino. Non era a causa di «una rissa» per i ministeri del nuovo governo Cernomyrdin, ma, forse, per qualcosa di molto più grosso. Il portavoce di Eltsin, Krasikov, aveva rivelato, ai piedi della scaletta dell'aereo, che il presidente aveva ricevuto una telefonata da Mosca. Ma non aveva detto il nome del «telefonista». Ora - secondo indiscrezioni di buona fonte che, ovviamente, nessuno vuole confermare o smentire - sembra che a telefonare sia stato il segretario del Consiglio di Sicurezza, Jurij Skokov. La nostra fonte ha riferito alla Stampa che Skokov fu informato - probabilmente dai servizi di sicurezza presidenziali - che in una dacia del ministero della Difesa, a circa 25 chilometri da Mosca, in località Barvikha, si stavano riunendo 120 generali. Skokov telefona allora d'urgenza al ministro della Difesa, Pavel Graciov, che si trovava a Budapest in visita ufficiale, e chiede spiegazioni. Sempre secondo la versione dei fatti giunta a nostra conoscenza, Graciov avrebbe risposto tranquillizzando Skokov e dicendogli che si trattava di normali esercitazioni pianificate da tempo. A Skokov tuttavia erano giunte anche altre strane informazioni. Nei pressi di Mosca erano stati osservati spostamenti di truppe, inclusi quelli di alcuni distaccamenti delle «forze speciali». Nuova telefonata al ministero della Difesa, dal quale viene in risposta un laconico «tutto procede secondo i piani». A questo punto il segretario del Consiglio di Sicurezza decide di non potersi prendere tutta la responsabilità e chiama Eltsin a Pechino sulla linea d'emergenza. L'allarme c jve essere giunto al parossismo se Skokov ritiene di non poter tergiversare altre nove o dieci ore, il tempo necessario perché Eltsin possa concludere la visita in Cina e fare ritorno in patria nei tempi previsti. Ma il Presidente reagisce, si- gnificativamente, come se anch'egli temesse sviluppi gravi. Non si sa quali e quante telefonate si siano incrociate nella notte tra la villa di Pechino riservata agli ospiti illustri e i palazzi del Cremlino. Si sa il risultato. Eltsin non esita. Fa chiamare Graciov a Budapest e gl'ingiunge di tornare immediatamente in patria. E, per quanto lo concerne, ordina che l'aereo presidenziale faccia rotta su Mosca. Quanto alla versione da dare ai giornalisti e agli ospiti cinesi, essa viene improvvisata lì per lì. Ovviamente non si può dire la verità, forse per non sollevare un'ondata di inquietudine nel Paese e all'estero. Si sceglie una versione più attenuata che, tuttavia, è più che sufficiente a far pensare che a Mosca qualcuno sta tentando una specie di colpo di stato. E si sparge il sospetto che gli autori del tentativo potrebbero essere proprio quelle forze moderate che hanno costretto Boris Eltsin a nominare Cernomyrdin alla testa del governo. A Mosca - lascia capire El- tsin - sarebbe in corso un tentativo di formare il governo escludendo i «riformatori» della squadra di Gaidar. Per cui «il padrone deve tornare per riportare l'ordine». Se questo era lo scenario, si deve dedurne che ben diverso era 1'«ordine» che Eltsin pensava di dover riportare nella sua capitale. Solo che, arrivato a Mosca, Eltsin si accorge subito che le preoccupazioni di Skokov erano, come minimo, esagerate. Graciov conferma la versione del suo ministero: erano in corso normali esercitazioni militari, previste per la fine dell'anno. Ma, data la loro ridotta importanza, nessuno aveva pensato di informarne il Consiglio di Sicurezza o il governo. D'altro canto, che nelle dacie nei pressi della capitale, in periodo di week-end, soggiornino decine di generali, è cosa del tutto scontata. Meno scontato, è vero, sarebbe stato che oltre cento alti ufficiali si incontrassero tutti nello stesso posto, per giunta mentre il Presidente si trovava in Cina e il ministro della Difesa in Ungheria. Ma una rapida indagine dei collaboratori di Graciov permetteva di verificare che non c'era stata nessuna riunione del genere. Questa versione dei fatti, se confermata, accresce però la quantità d'interrogativi invece di ridurla. Chi ha fornito a Skokov informazioni non meno inattendibili che allarmanti? Si è trattato di un «normale» episodio di incompetenza, oppure c'è qualcuno, nell'entourage del Presidente, che è interessato a creare un clima di tensione permanente e di sospetto? E resta il fatto - non meno clamoroso - che Eltsin ha preso sul serio l'avvertimento, al punto da interrompere il viaggio e correre a Mosca. Giuliette Chiesa La «rissa» sui nomi dei nuovi ministri era solo una scusa Gli ufficiali russi per Boris Eltsin (nella foto in alto) costituiscono un potere difficile da controllare [fotoapj