Il gelo fa strage a Sarajevo

Il gelo fa strage a Sarajevo Crescono le sofferenze della popolazióne, giovedì arriva il segretario Onu Il gelo fa strage a Sarajevo Bush e la Francia-, siamo pronti al blitz SARAJEVO. Natale tragico a Sarajevo: negli ultimi quattro giorni otto anziani sono morti di freddo e, per la mancanza di elettricità e di acqua, la situazione si va facendo ogni giorno più drammatica. Lo ha reso noto nella capitale bosniaca Peter Kessler, portavoce dell'alto commissariato Onu per i rifugiati. Le armi tacciono e continua senza sosta il ponte aereo per i soccorsi umanitari alla popolazione della capitale, ma il nemico numero uno è diventato adesso l'inverno: il termometro è sceso a 11 gradi sotto zero, è caduta abbondante la neve e manca quasi del tutto il combustibile da riscaldamento. La gente esce alla ricerca di legna da ardere e molti cercano di fuggire: ieri notte, i Caschi Blu hanno bloccato 452 disperati che volevano attraversare la zona sotto il controllo dell'Onu nei paraggi dell'aeroporto. Ma i combattimenti potrebbero riprendere, violenti, molto presto: le forze musulmane in Bosnia starebbero per lanciare una nuova, massiccia offensiva. Lo ha detto ieri il portavoce della conferenza di Ginevra sulla ex Jugoslavia. E da Ginevra il segretario generale dell'Onu Boutros Ghali ha messo in guardia il presidente jugoslavo Dobrica Cosic sulla possibilità di un intervento internazionale in Bosnia, esortandolo a esercitare «tutta la sua autorità e la sua influenza» per indurre le forze serbe a porre fine alla guerra. Sia il segretario generale dell'Onu - che giovedì si recherà a Sarajevo - che i copresidenti della conferenza di pace, Cyrus Vance e Lord Owen, hanno chiesto ai rappresentanti delle fazioni in lotta di concedere ancora un po' di tempo alla trattativa di Ginevra. Ghali ha incontrato separatamente Cosic e il presidente croato Franjo Tudjman e ha in programma un colloquio con il presidente bosniaco Alija Izetbegovic. Cosic e Tudjman si sono a loro volta incontrati. In una successiva conferenza stampa, Tudjman ha dichiarato che se i Paesi islamici decidessero di intervenire al fianco delle forze musul¬ mane e i nazionalisti russi in favore di quelle serbe, quello bosniaco potrebbe trasformarsi in un conflitto internazionale. «C'è il rischio reale che questa guerra possa estendersi e assumere proporzioni che potrebbero minacciare la pace mondiale», ha messo in guardia. «Molte nazioni islamiche sono pronte non solo a mandare i mojahedin ma anche ad offrire armi ai musulmani. Dall'altra parte, i serbi stanno impegnando i volontari russi». Le speranze sono ora concentrate sul vertice del 2 gennaio, che dovrebbe vedere per la prima volta allo stesso tavolo Izetbegovic e il leader dei serbi bosniaci Radovan Karadzic. In vista di questo importante appuntamento, i rappresentanti musulmani e croati stanno cercando di elaborare una proposta per la divisione della Repubblica in regioni autonome. Nel quadro delle iniziative diplomatiche di queste ore, va inserita anche la lettera che Karadzic ha inviato al premier britannico John Major. Il leader dei serbi bosniaci ha suggerito l'impiego di Caschi Blu per garantire il rispetto della zona di interdizione aerea in Bosnia. Mentre a Belgrado il primo ministro jugoslavo Milan Panie ha annullato all'ultimo momento una conferenza stampa, da cui i sostenitori del presidente serbo Slobodan Milosevic si attendevano l'annuncio delle sue dimissioni, Washington ha lanciato un duro monito. George Bush ha minacciato sia Milosevic che il capo delle forze armate jugoslave. Zivota Panie, di un blitz Usa nel caso in cui scoppiasse un conflitto nella provincia serba del Kossovo. Lo ha rivelato ieri il «New York Times», precisando che il Presidente ha lanciato l'avvertimento la settimana scorsa. Secondo gli osservatori, l'ultimatum potrebbe essere condiviso da Parigi nelle consultazioni sulla situazione bosniaca previste per oggi all'Orni tra i rappresentanti di Usa, Gran Bretagna e Francia. [e. st.] Due donne musulmane In un campo profughi nei pressi di Sarajevo [fotoapj