BEATLES L'ultimo segreto

BEATLES L'ultimo segreto Così nacque il loro nome: parla il biografo ufficiale BEATLES L'ultimo segreto BLONDRA EATLES in bilico tra zoologia e filologia: scarafaggi? Scarabei? Blatte on 1 the road, depositate rabbiosamente sulle strade inglesi dalla beat generation di Kerouac? Come poterono i «beetles», pedanti insetti domestici, diventare i Favolosi Quattro? «Tutto merito di John Lennon», taglia corto Hunter Davies, biografo ufficiale del più grande mito della storia del rock. «Il nome fu una sua trovata, fu lui che modificò la grafia del banale sostantivo "scarafaggi" in modo da comprendervi la radice "beat", cioè il genere della loro musica. Semplice e geniale». Mentre McCartney attizza le nostalgie annunciando l'imminente riunificazione a scopo benefico dei tre Beatles superstiti negli Stati Uniti e la pubblicazione di tutti gli inediti ritrovati negli studi londinesi di Abbey Road, la storia del gruppo torna d'attualità. Ai lettori de La Stampa che in queste settimane si sono accapigliati sull'origine e sulla corretta traduzione della parola «Beatles», Davies risponde: «E' giusto e legittimo chiamarli "gli scarafaggi"». E spazza via tutte le altre ipotesi: non reg;ge quella del giornalista parrucicone che avrebbe appioppato ai .ragazzi di Liverpool l'arcaico epiteto di «beatlers», i fanti capelloni del reggimento del duca dì Marlborough; non è credibile nemmeno quella dell'aggettivo «beetle», nell'accezione di «irsuto», per indicare le loro chiome. «Ah, davvero, esiste un aggettivò cosi nel dizionario inglese? Si meraviglia Davies -. Be', guardi, non lo sapevo. In ogni caso non fu quella la ragione per cui i Beatles si chiamarono Beatles: infatti all'epoca in cui John escogitò quel nome, i ragazzi portavano i capelli brillantinati, come tutti i teddy boys di questo mondo. Il "mop-top", il famoso caschetto, venne dopo». Era il 1959 e John, Paul e George (Ringo non era ancora comparso all'orizzonte) non avevano ancora deciso come diavolo presentarsi sul palcoscenico. Agli esordi erano stati i «Quarrymen», ma dopo le prime tournées capirono che quell'allusione dilettantistica alla loro scuola di Liverpool, la Quarry Bank High School, non li avrebbe portati lontano. «I ragazzi avevano sempre nutrito un grande amore per Buddy Holly and the Crickets», racconta Hunter Davies. In inglese il sostantivo «cricket» significa «grillo», ma designa anche lo sport più amato dai britannici. Ai Beatles, gli scarafaggi, sarebbe piaciuto chiamarsi Crickets, i grilli. «Riflettendo su questo termine, John pensò ad altri nomi di insetti che potessero prestarsi a un gioco di parole. Un bel giorno arrivò tutto contento e propose la sua nuova idea agli altri». Lennon confiderà allo stesso Davies: «Mi venne in mente la parola "beetles". Decisi di cambiarne lo spelling, in modo che si leggesse "beatles", come la musica beat». Beat come il «Mersey Beat», il caratteristico pop di Liverpool tra la fine degli Anni 50 e l'inizio dei 60. «"Beat" significa semplicemente "ritmo" - precisa il biografo -. Non sono sicuro che per i ragazzi fosse così immediato il richiamo ai beatniks, gli esponenti della beat generation americana». La musica beat veniva dall'anima della working class. «I Beatles sentivano fortemente la contrapposizione del beat al jazz, genere che detestavano. Una volta li sentii dire con disprezzo: "Il jazz non porta da nessuna parte"». Era l'epoca dei gruppi con nomi interminabili. Un amico, Casey Jones, dei «Cass and the Casanovas», consigliò di aggiungere qualcosa a quel misero «Beatles». Gli diedero retta: fino alla fine del 1959 si presentarono come i «Silver Beatles», gli «Scarafaggi d'argento». Nel 1960 un giornale li chiamò, con buona approssimazione, «Beatles». Tali rimasero. «John mi mandò un ritaglio di quel giornale - rievoca Davies, divertito -. Sembrava che non gli importasse delle origini del gruppo, ma questo gesto dimostra il contrario». Raggiunto il successo, i Favolosi Quattro presero a farsi beffe dei giornalisti che li interpellavano sull'origine di quel nome. Rispondevano che gliel'aveva suggerito un uomo comparso alla loro finestra a bordo di un tappeto volante. Enigma risolto? La leggenda dell'ispirazione di John ha un angolo d'ombra residuo. Spiega Davies: «Neil Aspinall, l'organizzatore dei concerti dei Beatles e attuale capo della casa discografica Apple, mise in giro la storia che John era stato fulminato da un film in cui un gruppo di teddy boys si erano ribattezzati "beetles", perché indossavano giubbotti di pelle nera. Non credo tanto a questa versione». Hunter Davies trascorse un anno e mezzo gomito a gomito con i Beatles all'apice della gloria, tra il '67 e il '68. Ora che manca la personalità tagliente di Lennon, che cosa dobbiamo aspettarci dalla rimpatriata dei superstiti? Paul, George e Ringo sono riusciti ad accordarsi? «Credo che non creeranno niente di nuovo - pronostica Hunter Davies -. Per un semplice motivo: George è stufo marcio di essere un Beatle. Paul ci terrebbe, invece: so che lo divertirebbe molto. Probabilmente parteciperanno soltanto a un programma per la Bbc». Sarà un'apparizione puramente documentaria. E già vi è chi inorridisce. «I Beatles si sono fermati quand'erano all'apice - è l'impietoso epitaffio del Times -. Non possono catturare più quello spirito, oggi. Un loro ritorno sarebbe redditizio, ma disastroso. Che parlino attraverso i compact disc». Maria Chiara Bonazzi «Chiamateli pure scarafaggi Fu un'idea di Lennon: cambiò la parola ' 'beetles ' 'pensando alla musica beat» TAMPA le S L'ultimo segreto mateli carafaggi idea non: ò la parola es ' 'pensando musica beat» isti Streghe videInomi cali scalemsteri, breveAC/DC: è la dica la correBanshees: ivocalist Sioudalle stregheChicago: noniniziò chiaTransit Autosordini duraDeDubafum«BEverythingsegna di unannunciava «tutto, eccetFrankie GoFrankie è Fraderiva da unnunciava unGrateful Decente», da udei morti» eg I «Favolosi Quattro» visti da Levine

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