In Siberia gli schiavi di Kim II Sung

In Siberia gli schiavi di Kim II Sung Immagini choc alla tv russa e il racconto di un evaso: lavoravamo per 15 ore In Siberia gli schiavi di Kim II Sung Campi di lavoro forzato per operai nordcoreani MOSCA DALLA REDAZIONE Fino a qualche mese fa esisteva ancora in Siberia un campo di lavoro forzato per operai nordcoreani. Probabilmente esiste ancora. La tv russa ha mostrato ieri le immagini del campo di Cerdomyn, nei pressi di Khabarovsk, dove hanno lavorato fino a 22 mila taglialegna di Kim II Sung, in base a un accordo firmato nel 1967 tra il governo sovietico e quello nord-coreano. L'autore del servizio ha detto di non poter confermare «se mutamenti sono intervenuti dal momento delle riprese». Ma le immagini sembravano recenti. La storia è esplosa in Corea del Sud nei giorni scorsi, quando vi è giunto un evaso dal campo, Khan Cel Gir. Ma le prime rivelazioni sul caso erano apparse sul settimanale tedesco «Der Spiegel». Successivamente confermate da un ampio servizio - corredato da un'intervista con lo stesso Khan Cel Gir - pubblicato dal settimanale moscovita «Novoe Vremia». Il protagonista della fuga e delle rivelazioni aveva riferito di essere stato «arruolato» con la forza nel contingente di operai nella primavera del 1987, subito dopo aver terminato il servizio militare nell'esercito nord-coreano. Un anno fa era riuscito a evadere, trovando poi rifugio in una famiglia coreana di Tashkent prima di raggiungere Mosca. Ma Khan Cel Gir aveva raccontato a «Novoe Vremia» di essere stato inseguito da agenti del servizio segreto nord-coreano che, a quanto pare, agiscono liberamente sul territorio russo. «Ho capito - concludeva Khan Cel Gir - che se rimango in Russia non potrò salvarmi. Qui vige la più assoluta illegalità». Secondo «Novoe Vremia», in circa 25 anni di attività i campi di lavoro forzato nord-coreano in Urss hanno fruttato a Mosca e Piong Yang «parecchi miliardi di dollari». Il solo campo di Cerdomyn sfruttava una zona della taiga del diametro di 300 chilometri. Ma gli operai ricevevano paghe di 25 rubli il mese. Il profitto nord-coreano veniva versato ufficialmente in un «Fondo patriottico». Nel campo di Cerdomyn valeva la legge nord-coreana. Funzionava un tribunale interno che, a quanto pare, poteva decidere anche severe misure di punizione. Fino alla fucilazione. Gli operai vivevano «come schiavi». Giornate lavorative di 14-15 ore, senza riposi. Il tutto per la durata media di tre anni. Per poi essere riportati nel più grande lager rappresentato dalla Repubblica Democratica Popolare di Corea. La cosa più sbalorditiva è che campi come quello di Cerdomyn forse esistono ancora oggi. E nessuno ha fatto nulla per chiuderli.

Persone citate: Khan Cel Gir, Kim Ii Sung

Luoghi citati: Corea, Corea Del Sud, Mosca, Russia, Siberia, Urss