Dame Palatine, le prime combattenti di Maurizio Lupo

Dame Palatine, le prime combattenti Un bronzo all'eroismo di Maria Bricca all'assedio di Torino del 1706, quando si batté anche un'unità femminile Dame Palatine, le prime combattenti A Pianezza il monumento alla donna soldato Donne soldato? Dopo le prime esperienze vissute settimane fa dall'esercito italiano, Torino scopre di avere anche in questo caso il primato di antichi precedenti. Durante l'assedio del 1706 le «Dame palatine», un'unità di ausiliarie, forte di circa 300 effettivi e proprie graduate, si batterono contro i francesi insieme alle truppe regolari. A una donna in armi Pianezza ha persino dedicato un monumento: un altorilievo in bronzo, dello scultore milanese Tancredi Pozzi, inaugurato dallo statista Paolo Boselli il 10 settembre 1906. Ricorda Maria Bricca, «che con eroico ardimento iniziò in Pianezza il 5 settembre 1706 i combattimenti furiosi per cui fu libera Torino». Il monumento, oggi sporco e mutilato dal tempo, la ritrae su un muro della piazza del municipio. Maria, con scure in pugno, guida un drappello di granatieri piemontesi contro i francesi di presidio nel castello che allora sovrastava il borgo. L'episodio è annotato nel «Giornale dell'assedio», che il conte Giuseppe Maria Solaro della Margherita, comandante delle artiglierie piemontesi, compilò durante il conflitto. Maria ha 22 anni il giorno in cui entra nella storia. La chiamano «Bricca» perché da un anno e mezzo è sposa di Valentino Bricco, che da tre mesi l'ha resa mamma di un bimbo: Giovannino. Abitano in una casa del borgo vecchio, che la tradizione indica prossima al castello occupato dai francesi. Maria, spesso costretta a servizi al comando, viene a conoscenza di un passaggio che conduce ai sotterranei. E' un segreto che quel 5 settembre confida alle truppe austro-piemcntesi del principe Eugenio di Savoia, che da Villastellone punta su Venaria e Pianezza, per aggirare le trincee francesi attorno a Torino. Le affidano una colonna di granatieri piemontesi e di Brandeburgo, guidati dal princi¬ pe Anhalt. Guadano la Dora nei pressi della Pieve di San Pietro e raggiungono le gallerie segrete. A tarda notte l'irruzione: i francesi sono sorpresi. Alcuni già dormono. Gli ufficiali stanno facendo baldoria. E' una carneficina. Vengono catturati due generali, due colonnelli, 800 uomini fra soldati e ufficiali, diversi cannoni, bandiere da combattimento e due milioni di franchi. La caduta del castello costringe alla resa altri 500 francesi acquartierati nelle case di Pianezza. Non risulta però che Maria Bricca abbia ricevuto alcun premio. Il suo nome scompare finché i registri dello stato civile ne denunciano la morte, il 23 dicembre 1733, a soli 49 anni. Se la figura di questa donna non è stata del tutto dimenticata il merito va alla biografia che nel 1905 Efisio Giglio Tos pubblicò con l'editore Streglio. Stimolò anche lo scrittore Luigi Gramegna. Nel 1906 inserì Maria Bric- ca fra i personaggi del romanzo «Dragoni Azzurri», edito allora da Lattes e riproposto ora dall'Editrice Viglongo, con prefazione del generale Guido Amoretti e le schede di Andrea Viglongo, il decano dei giornalisti torinesi, scomparso nel 1986. Sono pagine piacevolissime, ma di estremo rigore. Ricordano anche i sa¬ crifici delle «Dame palatine», robuste popolane, inquadrate fra i combattenti sugli spalti di Torino. Furono forse le prime donne soldato d'Italia. Gramegna ne ricorda pure l'inno di battaglia: «Fermeve tuti. Lassen-e 1 pass, soma le Dame ed Pòrta Palass». Maurizio Lupo Maria Bricca, madre di 22 anni, alla testa di una carica di granatieri piemontesi