La crisi vista dal taxi

La crisi vista dal taxi Auto bianche nella «città ferma» e nella società che cambia La crisi vista dal taxi Autisti amici o confessori di una corsa Tra loro sempre più numerosi i giovani In tutto 1520 - il 5 per cento donne - divisi in tre cooperative. Età media 40 anni, con molte decine di giovani tra i 21 e i 30 e un turn-over di 120/130 persone l'anno. Sette-otto clienti a testa ogni turno di 12 ore, che vuol dire 18-20 mila chiamate il giorno. Ecco «quelli delle auto bianche», gli artigiani del trasporto pubblico. Taxisti, ma anche amici o confessori del tempo di una corsa, termometri della società che cambia, a volte persino investigatori improvvisati. Lo racconta Mariangela, 42 anni, al volante da dieci: «Una volta una passeggera mi ha fatto entrare in un ristorante con la foto del fidanzato, per controllare se c'era. L'ho visto, con ima ragazza bionda: sembravano così felici che con la cliente ho negato. In tanti anni di mestiere ho fatto inseguimenti, pedinamenti, appostamenti». E per queste prestazioni la tariffa aumenta? «No, è quella del tassametro». Meglio le donne o gli uomini, come clienti? «Gli uomini sono protettiva e generosi, le donne di solito aspettano resti da 200 lire, è raro che arrotondino. Ma ci sono eccezioni da una parte e dall'altra». Ha mai paura? «Sei colleghi sono stati uccisi tra il '78 e il '90 a Torino. Sì, ho qualche inquietudine, ogni tanto. I tossicodipendenti possono essere un problema, a volte anche gli extracomunitari: dai primi non sai cosa aspettarti, i secondi non si fidano, pensano sempre che li freghi e capita che reagiscano male quando gli chiedi di pagare. Questione di cultura, credo. Ma sinora ho preso fregature solo da persone che presentavano benissimo: "Mi aspetti un attimo" e sparivano». Mariangela fa parte della cooperativa 33.99, presidente Pietro Benedetto, 42 anni, taxista dal '74. Dice: «Ho incominciato a 25 anni, allora c'era un solo collega più giovane di me. Adesso è più giovane il 50 per cento dei colleghi». Come mai? La crisi dell'occupazione? «Siamo in crisi anche noi. Torino non vive più la monocultura industriale, ma a quella non si è sostituito il terziario. L'indotto è fermo, la mobilità penalizzata. La rete di distribuzione del servizio è quella degli Anni 50, per non parlare dell'impianto urbanistico: le strutture per superare i fiumi e le due linee ferroviarie sono le stesse degli Anni 30. E poi le politiche culturali sono miopi, turismo non ce n'è. Questo ha una ricaduta sul nostro lavoro». L'analisi di Benedetto è condivisa dai presidenti delle altre due cooperative: Sabino Panebianco del 57.37, 45 anni, che prima di scegliere questo mestiere, 9 anni fa, era meccanico, e Gianfranco Fassio del 57.30,35 anni, taxista da dodici. Panebianco: «Torino dorme, gli amministratori non fanno niente per svegliarla: in 9 anni avrò accompagnato al Museo Egizio 3 o 4 persone. In compenso i problemi sembrano insolubili: traffico caotico, corsie preferenziali non rispettate, vigili urbani invisibili. In passato stavano per strada e all'utente davano anche una mano. Adesso reprimono soltanto, ma mai dove e quando servirebbe». Fassio: «Sulla viabilità e sul traffico siamo gli ultimi a essere sentiti. Contiamo niente. Eppure è vero: i giovani tra noi sono sempre più numerosi, il ricambio è stato grosso negli ultimi anni». Quanto costa una licenza? «Niente, si subentra con una domanda al Comune a un collega che lascia: le licenze sono proporzionate ai residenti». Quanto guadagna un taxista? «Basta guardare i parcheggi: mai vuoti, in certi periodi durante un turno capita di stare fermi ore». Crisi, sì. Ma quello del taxista è un «lavoro libero», c'è chi per farlo lascia altri mestieri. Come Stefano, 30 anni, ex rappresentante: «Ero stressato, non ne potevo più. Mi sono detto: il futuro è un'auto bianca». [e. fer.J La sala radio del Centraltaxi 33.99 Ultimo a sinistra il presidente della cooperativa Pietro Benedetto Accanto a lui Mariangela ed alcuni altri colleghi

Persone citate: Fassio, Gianfranco Fassio, Panebianco, Pietro Benedetto, Sabino Panebianco

Luoghi citati: Torino