Il raid della morte verso il fallimento di Cristiano Chiavegato

Il raid della morte verso il fallimento PAP'GI-DAKAR Parte il 1° gennaio, in pochissimi al via Il raid della morte verso il fallimento L'avventura continua, ma è sull'orlo del fallimento. La Parigi-Dakar, giunta alla 15a edizione, partirà regolarmente il 1° gennaio, abbandonando le strade per Città del Capo che aveva percorso lo scorso anno, per tornare alle origini e al traguardo finale in Senegal. Ma è un raid agonizzante, ferito a morte dai costi troppo elevati, dalla crisi economica che attanaglia anche lo sport e dagli assurdi pericoli che hanno provocato nel corso degli anni un'autentica strage di concorrenti. Agli inizi i grandi protagonisti di questa folle corse attraverso deserti, savane e foreste pensavano che i rischi fossero solo per gli altri, per gli sprovveduti. Poi, poco alla volta, la fila degli «eroi» si è assottigliata: alcuni sono tragicamente scomparsi, qualcuno porta segni indelebili sul corpo. E così a causa anche della concorrenza di un'altra gara assurta agli onori delle cronache lo scorso anno, la ParigiPechino, il raid africano è caduto in disgrazia. Nel 1986 aveva avuto al via 605 equipaggi, questa volta non arriva a raggiungere i 160. E con una copertura dei media molto limitata. Gilbert Sabine, patron della gara, dopo la morte del figlio Thierry, ideatore della Parigi-Dakar, ha voluto andare avanti egualmente, anche perché c'è da mantenere tutta una organizzazione che lavora 365 giorni l'anno. Così ha riproposto un vecchio percorso appena aggiornato. Ma non ha trovato la folla di appassionati di un tempo: soltanto 48 motociclisti, 66 auto e 45 camion risultano iscritti. Si sono ritirate molte squadre ufficiali. Persino i giapponesi che erano fra gli animatori della maratona hanno avuto difficoltà a mettere insieme un piccolo numero di partecipanti. Le ragioni sono semplici: a parte la Citroen che schiera cinque prototipi ZX per Vatanen, Salonen, Lartigue, Hubert Auriol e Ambrosino e ha fatto di questa prova il suo cavallo di battaglia, nessuno ha potuto permettersi di fare adeguate Edi Orioli, vete ano del raid prove e ricognizioni del percorso. Pare che una carta con i riferimenti satellitari per seguire la rotta costi sui 70 milioni di lire. Ma lo stesso Sabine non ha potuto impedire che i sistemi di navigazione più sofisticati venissero utilizzati, perché è difficile effettuare i controlli e perché in fondo queste apparecchiature permettono di evitare molti guai. Non dimentichiamo che la Parigi-Dakar ha fatto fino all'ultima edizione 30 morti ufficiali, oltre a numerosissimi feriti. Le vittime sono divise equamente: 4 piloti d'auto, 2 di camion, 7 motociclisti, 5 giornalisti, 6 componenti dell'organizzazione e 6 spettatori, fra i quali alcuni bambini. E fra le centinaia di feriti, alcuni sono rimasti paralizzati per sempre. Persino gli italiani che erano fra i concorrenti più numerosi, hanno desistito nella maggioranza: solo 11 motociclisti e 15 equipaggi figurano nell'elenco di quest'anno. Fra loro alcuni vecchi dakariani come De Paoli che ha corso tutte le edizioni, Giuseppe Vismara, Edi Orioli che dopo aver vinto due volte sulle moto debutta alla guida di un'auto. Mancano però i neofiti, un segnale significativo, se ancora ce ne fosse bisogno. Una misura del declino che potrebbe portare in futuro ad un annullamento del raid se non ci saranno segnali di recupero. In ogni caso Gilbert Sabine ha voluto tenere fede alla tradizione: la Parigi-Dakar '93 sarà ancora una volta molto dura: 16 giorni di corsa con una sola sosta per riposare. Da percorrere 8876 chilometri, dei quali 5387 in prove speciali di velocità e 3489 di trasferimenti. E' probabilmente l'ultimo tentativo. Ma se, come pare quasi certo, la maratona africana dovesse finire, solo chi l'ha vissuta direttamente e si è salvato ne avrà un ricordo struggente per tutta la vita. Per gli altri sarà per sempre una follia, una delle tante che la civiltà occidentale ha portato in Africa. Cristiano Chiavegato Edi Orioli, veterano del raid

Luoghi citati: Africa, Città Del Capo, Dakar, Parigi