Una nuova lingua per gli inganni di Feydeau di Osvaldo Guerrieri

Una nuova lingua per gli inganni di Feydeau All'Erba la neonata Compagnia Comica Piemontese creata da Edmo Fenoglio e Mario Brusa Una nuova lingua per gli inganni di Feydeau «Lapulce nell'orecchio» diventa «La rata voloira», ma con classe TORINO. Quanti debiti ha la nostra scena dialettale nei confronti del teatro francese del boulevard. Per decenni personaggi e vicende della Belle Epoque hanno varcato le Alpi e si sono installati a Napoli, a Torino, a Genova. Sembrava che la nostra drammaturgia vernacolare, indifferente al proprio naturale oggetto poetico, preferisse saccheggiare un repertorio collaudato ed evasivo. Ricordate Scarpetta? E ricordate la fiera polemica verista? Ora, per siglare il proprio atto di nascita, la Compagnia Comica Piemontese ha scelto di mettere in scena proprio uno di quei gioielli che facevano la gioia del pubblico e degli impresari, «La pulce nell'orecchio» di Feydeau, ribattezzato dai traduttori Brusa-Lori-Fenoglio «La rata voloira», dall'altra sera con successo all'Erba. Stretta intorno al regista Edmo Fenoglio e al capocomico Mario Brusa, la nuova dit¬ ta raduna mezzo senato del nostro teatro dialettale (l'altra metà è contemporaneamente in scena con Farassino), cui si sono aggiunti nomi nuovi, quali Anna Radici e Bruno Gambarotta, reduce dalla Svalutation di Celentano. Lo spettacolo è divertente e ben fatto. Segue quasi alla lettera il «plot» di Feydeau incentrato su un sospetto di tradimento coniugale. Per verificarlo, Clotilde scrive al marito Vittorio Emanuele, con l'aiuto dell'amica Maria Teresa, un'appassionata lettera con cui invita l'ignaro coniuge a un convegno d'amore in un albergo di dubbia fama, «La rata voloira». Sapete come vanno le cose con Feydeau: da un minuscolo spunto nasce una colossale macchina di equivoci. Per le stanze di quell'albergo passano perciò tutti i personaggi della commedia, ciascuno dei quali è implicato in tradimenti veri o tentati, con l'aggiunta di un doppio brivido derivante dal sosia plebeo di Vittorio Emanuele e dal marito spagnolo di Maria Teresa, fortemente predisposto alla gelosia e alla carneficina. Il pregio della commedia risiede quasi esclusivamente nel gioco forsennato degli inganni. E ci vuole polso d'acciaio per seguirne le evoluzioni senza distruggerne il meccanismo. Merito perciò di Edmo Fenoglio se «La rata voloira» ha l'impeccabile andamento di un feuilleton irresistibilmente folle. E merito degli attori se le figurine di Feydeau non perdono un grammo del loro peso specifico. Brusa è eccellente nel doppio ruolo di Vittorio Emanuele e di Sacocin; brava, con lui, la Radici; delizioso Renzo Lori nella piccola parte di Battistino; Gino Lana è il femminiere Alberto; un afono Gambarotta interpreta il colonnello proprietario dell'albergo, Wilma D'Eusebio è sua moglie Olimpia. Santo Versace è il dottor Gavasso, Sergio Troiano lo spagnolo infuocato. Ricordiamo ancora Roberta Bosetti, Donato Sbodio, Manuela Tamietti e tutti gli altri, giustamente applauditi alla fine della comprensibile fatica. Osvaldo Guerrieri Mario Brusa nei panni di Sacocin

Luoghi citati: Genova, Napoli, Sacocin, Torino