Nikita Mogaloff, l'ultimo signore del suono

Nikita Mogaloff, l'ultimo signore del suono Il famoso pianista russo è morto l'altra notte a Vevey: nato a Pietroburgo nel 1912 era ammalato da tempo Nikita Mogaloff, l'ultimo signore del suono Ammirato da Ravel, l'ultimo concerto a Torino appena due mesi fa VEVEY. Il pianista di origine russa Nikita Magaloff è morto l'altra notte all'ospedale di Vevey. Aveva 80 anni, soffriva da tempo di una grave malattia. Apochi giorni dalla scomparsa di Milstein, un'altra grave perdita par la musica, quella di Nikita Magaloff, e gravissima per un certo modo di fare musica, per uno stile fatto di misura, gusto, gentilezza d'animo: uno stile che non aveva mai bisogno d'alzare il tono per farsi riconoscere in tutta la sua verità. I Dietro la cortesia e il riserbo autobiografico, Magaloff era un pezzo vivente di "storia della musica: da San Pietroburgo, dove era nato nel 19(12, a sei anni era emigrato con la famiglia a Parigi; qui stud\ò con Isidor Philipp e uscì daiponservatorio a 17 anni con un «premier prix» che suscitò l'entusiasmo di Ravel; conobbe e ii legò a molti protagonisti dal Novecento, Prokofiev, Stravinski, Rachmaninov, Joseph Szigeti (di cui sposò la figlia Irene), Ansermet, Lipatti (che sostituì nel corso di perfezionamento al Conservatorio di Ginevra), Markevitch, Rubinstein, Milstein, Fournier e altri a decine. Tutto il regno del pianoforte gli era famigliare, tutto aveva conosciuto e sperimentato; la sua casa sul lago di Ginevra forse conserverà lettere e testimonianze di questa parabola straordinaria; ma l'archivio più probante era la sua prodigiosa memoria e lucidità nel raccontare e definire: conosceva il teatro musicale come il pianoforte, e scrittori e artisti e luoghi frequentati in oltre mezzo secolo di viaggi. Eppure di tutte queste cose parlava solo su sollecitazione; e mai, neppure una virgola, sapeva di nostalgia per un passato più bello del presente: era troppo preso dall'oggi per guardarsi indietro, troppo realizzato nel suo rapporto con la realtà, in cui aveva sempre la fortuna di trovare qualcosa di nuovo, per perdersi dietro le grandi ombre incontrate nella sua carriera. Degna dell'eleganza dell'uomo l'agilità con cui superò la crisi degli anni 1970: era quello il tempo che vide la moda della musica nelle palestre e negli stadi di cemento, e di pianisti dalla faccia dura e cattiva come il loro tocco; lui, gran signore dal suono raffinato, per cui suonare era sopra tutto dare piacere a chi ascolta, capì l'aria nuova, fiutò le riserve implicite, e rassodò il fraseggio, fece più sobrio il suo «charme» senza umiliarlo, insomma trovò una nuova sintesi per la sua arte votata alla bellezza del suono e al «tu per tu» del salotto, grembo di tutta la grande musica da Bach a Skriabùi. Passata l'ondata di acidità, è ritornato in auge: come ha scritto 1' «International Herald Tribune» per i suoi ottant'anni, «Magaloff sta conoscendo un grande ritorno senza che ci sia mai stato un tramon¬ to». Più che di signorilità, qualità di per sé già gradita, sarebbe meglio parlare di socievolezza, nel senso più ampio e civile del termine: inclusa una curiosità inesauribile per tutto ciò che era musicale, spiritoso, atto al rapporto umano e alla comunicazione; prova ne sia l'immane repertorio, tutto Chopin, tutto Schumann, Mendelssohn, Faure 3 Skriabin, davvero con pochi confronti fra i pianisti del nostro tempo. Colpito da un tumore, ha continuato a onorare i suoi impegni in tutto il mondo; due mesi fa ha tenuto a Torino il suo ultimo, acclamatissimo concerto, e un caso fortunato gli ha consentito all'indomani la visita ai cimeli schumanniani del castello di Passerano: un desiderio espresso da tanti anni e compiuto come un voto; simbolo, nei limiti concessi all'umano, di una vita felice e conclusa, in cui l'inizio e la fine si sono congiunte in armonia. Giorgio Pestelli Monumento alla storia della musica, studiò al conservatorio di Parigi Nikita Magaloff a destra, accanto a Bernstein e Charlie Chaplin

Luoghi citati: Ginevra, Parigi, Pietroburgo, San Pietroburgo, Torino, Vevey