Chiamatemi James Bond salverò di nuovo il mondo di Lorenzo Soria

Chiamatemi James Bond salverò di nuovo il mondo Per la Mgm un altro film con l'agente di Fleming Chiamatemi James Bond salverò di nuovo il mondo LOS ANGELES. James Bond, l'agente segreto più celebre del mondo, si sta apprestando a una nuova avventura cinematografica. Alla Mgm sostengono che, per il momento, tutto quello che è sicuro è che c'è la decisione di dare il via al numero 19 della fortunata serie ispirata ai racconti di Ian Fleming. C'è già un titolo, «Bond, James Bond». E c'è la disponibilità dell'ultimo Bond cinematografico, Timothy Dalton, a tornare a indossare i panni di 007. Non si sa bene invece che cosa gli faranno fare questa volta, chi sarà il nemico di turno da sconfiggere con il solito misto di astuzia, charme e sofisticatissimi congegni. Ma che importa? Se c'è di mezzo James Bond, si possono anche rompere le regole della produzione cinematografica, perché qui quello che si vende è il marchio, la riconoscibilità del prodotto. Il primo Bond, «Dr. No», esordì in sordina a Londra nell'ottobre del '62. Con quel film, il pubblico scoprì la biondissima degli Anni Ottanta, la svizzera Ursula Andress che, dopo un modesto tirocinio a Cinecittà, era approdata a Hollywood, tra le braccia del pigmalione John Derek (lo stesso di Bo Derek e di Linda Evans). Ma tra le più celebri partner del Bond di Sean Connery si possono ricordare Luciana Paluzzi, Barbara Carrera e niente meno che Kim Basinger. Da allora, attraverso trenta anni e 18 film, Bond non ha mai cessato di salvare l'umanità da squilibrati che volevano far saltare per aria il mondo e da megalomani che volevano impossessarsene. Anche se nessuno ha saputo riprodurre il fascino e la freschezza del suo attore originale, Sean Connery, Bond ha avuto quattro interpreti. Oltre a Connery, Roger Moore, George Lazenby e Dalton. Uomini e attori diversissimi, ma alcuni tratti di Bond sono sempre rimasti immutati. Tra un rocambolesco inseguimento e una fuga da fumetto, Bond trovava sempre il tempo per brindare con un Dom Perignon (se d'annata e alla temperatura giusta) e per finire a letto con donne bellis¬ sime, misteriose, spesso intriganti. Ma se le donne non sapevano resistere al suo savoir fare, il grosso dei suoi ammiratori è sempre stato tra gli uomini. Perché sì, era un fumetto implausibile. Ma James Bond, per due generazioni, ha saputo dimostrarci che era possibile battere il «male» non mettendosi sullo stesso piano, ma combattendo con l'astuzia e l'intelligenza. E non disdegnando una partitina a chemin de fer, la compagnia di qualche esotica bellezza o una corsa al volante di una Aston Martin piena di sofisticatissimi congegni di difesa (e di offesa). La formula cinematografica dei film di Bond ha avuto talmente tanto successo, che la serie è considerata la capostipite di avventure come «Indiana Jones» o «Guerre stellari». Il segreto era semplice: azione, un eroe in cui è facile riconoscersi, effetti speciali e un tocco di ironia. Ma erano difesi anche alcuni principi, perché in trenta anni la serie Bond ha sempre accettato nelle sue protagoniste grandi esposizioni di scollature ma niente nudità. Anche le parolacce, qui, sono bandite. I produttori hanno avuto tuttavia l'intelligenza di saper adattare la spia al servizio di Sua Maestà ai tempi e ai costumi che cambiano rapidamente. Negli ultimi Bond, le donne per esempio non sono più aggeggi sciocchi e un po' vanitosi, ma esseri pensanti e che quando occorre sanno bene come difendersi. Nell'Età dell'Aids, anche lo spavaldo e avventuroso Bond poi diventa monogamo. O quasi. Per lo meno sta più attento. Negli ultimi episodi, l'interesse del pubblico per le avventure di 007 aveva iniziato a calare. Si aggiunga a questo la fine della Guerra Fredda e si capisce perché la serie Bond, dopo 30 anni, era stata data per morta e sepolta. Ma mentre produrre e lanciare un film diventa sempre più caro, gli studios sono alla ricerca di nomi e storie già conosciuti. E chi è più famoso di Bond, di James Bond? Lorenzo Soria Nel ruolo del protagonista rivedremo Timothy Dalton ultimo «007» cinematografico A sinistra, Timothy Dalton in «Zona pericolo» A destra, Connery e la Basinger in «Mai dire mai»

Luoghi citati: Hollywood, Indiana, Londra, Los Angeles