Clinton schiera il suo dream team
Clinton schiera il suo dream team Clinton schiera il suo dream team Ecco la lista dei ministri che guideranno l'America NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'ultimo tocco si chiama Zoe Baird, designata alla carica di «attorney general», cioè ministro della Giustizia. Bill Clinton l'ha nominata il giorno della vigilia di Natale, assieme ai responsabili degli ultimi quattro dicasteri che restavano: l'Interno affidato all'ex governatore dell'Arizona Bruce Babbitt, i Trasporti all'ispanico» Federico Pena, l'Agricoltura a Mike Espy e la rappresentanza per gli scambi commerciali a Mickey Kantor. Il Presidente eletto ha dunque rispettato la scadenza che si era dato, quella appunto di Natale, per completare il suo gabinetto, ve soprattutto ha posto fine alle polemiche su quanto la sua amministrazione avrebbe davvero finito per «somigliare di più all'A- merica», in quanto alla distribuzione di incarichi &> donne-e esponenti di minoranze etniche e razziali, secondo la promessa che aveva fatto. Le «proporzioni» esistenti nella società non sono state del tutto rispettate (ma lo stesso Clinton, polemizzando con le femministe che volevano più donne, aveva detto che comunque non aveva nessuna intenzione di adottare un criterio da «conta dei fagioli»), ma certo un passo avanti è stato compiuto. Gli amanti (nonostante tutto) della «conta» hanno di fronte un'amministrazione destinata a contenere il maggior numero di «diversi» di tutta la storia americana: sette uomini bianchi (nell'amministrazione Bush erano undici), quattro donne (erano tre), quattro neri (uno) e due ispanici (anche di questi ce n'era uno). Fra questi «diversi», oltre tutto, c'è Hazel O'Leary, responsabile dell'Energia, che è donna ed è nera. Delle ultime nomine, a colpire di più è stata sicuramente quella di Zoe Baird, per vari motivi. Innanzi tutto perché è in assoluto la prima donna a ricoprire il delicato incarico di ministro della Giustizia; in secondo luogo perché quel dicastero è stato sempre il posto più chiacchierato delle amministrazioni repubblicane, in cui personaggi come Edwin Meese prima, Dick Thorneburgh poi e Richard Barr da ultimo (quello che ha posto la sua barriera all'indagine sullo scandalo riguardante l'Iraq) si sono adoperati al massimo per lasciare un pessimo ricordo e ci sono riusciti in pieno; in terzo luogo perché la signora Baird ha fama di una certamente capace di «resistere» alla tentazione di un uso «di parte» del potere che avrà; e infine perché il suo nome è arrivato a sorpresa, nessuno se lo aspettava. In un processo come quello consumatosi nelle ul¬ time settimane a Little Rock, dove i nomi che venivano annunciati erano tutti già nòti prima per l'incapacità del «transition team» di Clinton di mantenere il segreto, il fatto che invece con il nome della Baird quel segreto sia stato mantenuto ha suscitato una sorta di divertita sorpresa. Una volta tanto, i giornali non hanno potuto ironizzare- sul «colabrodo», o lanciare seriosi avvertimenti su quanto sia pericoloso per un'amministrazione presentarsi così vulnerabile alle indiscrezioni. Naturalmente il segreto tenuto sul nome di Zoe Baird potrebbe derivare semplicemente dal fatto che a lei non si era pensato e che il suo nome è spuntato fuori solo all'ultimo momento, magari perché Clinton (nonostante le battute sui fagioli) ha deciso di rispettare le critiche delle femministe molto più di quanto non abbia voluto ammettere. Ifr.p.]
Luoghi citati: America, Arizona, Iraq, Little Rock, New York
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