Milano, si «spegne» la voce della dc

Milano, si «spegne» la voce della dc Sta per chiudere «li Popolo Lombardo», l'inserto del quotidiano democristiano Milano, si «spegne» la voce della dc Il giornale: Martinazzoli deve cambiare tutto E in prima pagina annuncia: siamo al capolinea MILANO. Mino, aiutaci: «A Milano non basta rinnovare. Si tratta di rinascere». Mino, pensaci tu: «Già a suo tempo, don Lorenzo Milani metteva in guardia: a cosa sarà servito alla fine aver le mani pulite, se le mani le avremo tenute in tasca?». Sotto la foto di Mino Martinazzoli in prima pagina, il Popolo Lombardo, supplemento al quotidiano della de 11 Popolo, lancia l'appello al segretario: «Ripartire da Milano». La Lega avanza, la de è in crisi, Tangentopoli continua con le sue mazzate. Forza Mino, rilanciamo il partito. Eppure in quella prima pagina del Popolo Lombardo in edicola il 24 dicembre, vigilia di Natale, un fatto balza subito all'occhio. Un fatto emblematico. A sinistra, in alto, c'è l'appello al segretario per il rilancio del partito. A destra, dall'alto fino in fondo alla pagina, c'è un lungo comunicato dei giornalisti: «Il Popolo lombardo è forse arrivato al capolinea». Proprio così. Cala il sipario, la voce della de lombarda sta per chiudere bottega. Dodici pagine con articoli, dibattiti, interviste, servizi. Il partito che si interroga e discute. Un'iniziativa editoriale nata dodici anni fa, prima come «speciale», quindi come inserto mensile per il quotidiano scudocrociato. E ora il megafono-Lombardia sta per essere spento. «Il 1992 è stato più faticoso del previsto - dice il comunicato -. E il 1993, dal punto di vista della raccolta pubblicitaria, non promette nulla di buono». Mancano i soldi. La decisione di continuare le pubblicazioni, scrivono i giornalisti, non dipende «da chi ha, come unica arma di convincimento, la penna. Spetta ai dirigenti politici lombardi e nazionali, alla dirigenza del Popolo, alle prospettive legate al rilancio di un quotidiano che è, a nostro sommesso avviso, sempre più prezioso nella misura in cui crescono sempre più la turbolenza e lo scoramento». Ma proprio qui il contrasto si fa stridente. Mentre Martinazzoli promette di fare il segretario della de a Milano «un giorno alla settimana», mentre Bossi incalza e non si placa la bufera sollevata dall'inchiesta di Mani Pulite, il quotidiano del partito sta per chiudere l'unico inserto dedicato alla regione in cui la de dimostra di avere i più gravi problemi. «Il segretario nazionale conosce bene la situazione lombarda e milanese e sa che la battaglia si combatte qui, sul fronte più avanzato», scrive il Popolo Lombardo. «Da Milano si deve cominciare da zero. Per andare dove non si sa ancora, né, tanto meno, si sa con quali "materiali" edificare il nuovo». Situazio- ne seria, colori che sfiorano l'Apocalisse. Lo dice anche Piero Bassetti nell'intervista pubblicata a pagina quattro: «Marti nazzoli deve affrontare un'im presa estremamente difficile mólto più difficile di quella di Zaccagnini. Quando vuol rico struire il partito a Milano, si trova a fare i conti con una classe dirigente decimata, o peggio an cora, delegittimata. E questa si tuazione è già reale anche in Abruzzo, in Veneto e lo sarà presto ovunque». De nella tempesta. E ora, in Lombardia, anche senza voce imau. ans.] Mirtina"™1 A fianco: la prima pagina del Popolo Lombardo. In alto: Mino Martinazzoli

Luoghi citati: Abruzzo, Lombardia, Milano, Veneto