Scandalo Usl, conclusa l'indagine

Scandalo Usl, conclusa l'indagine Le accuse del pm Vittorio Corsi reggono al vaglio del giudice, su 55 imputati solo quattro prosciolti Scandalo Usl, conclusa l'indagine risarcito un e mezzo; ]zio Si è conclusa la prima fase dell'inchiesta sullo scandalo delle tangenti nelle Usi 3, 4, 9 e 34. Le accuse contestate dal pubblico ministero Vittorio Corsi ai 55 imputati hanno retto al vaglio del giudice delle indagini preliminari Piergiorgio Gosso. C'è stata una assoluzione per Sebastiano Bono, capo ufficio economato dell'Usi 34, e per tre imputati il dottor Gosso ha dichiarato il «non luogo a procedere». Sono l'ex amministratore straordinario del Maria Vittoria, Enrico Fassio, il consulente della Usi 4, Giuseppe Corrarello, e l'imprenditore Antonio Molinaro. Il pm ha segnato un altro punto a suo favore obbligando gli imputati che hanno chiesto il patteggiamento o l'abbreviato al risarcimento del danno: in totale le Usi e la Regione hanno finora incassato un miliardo e mezzo. Cifra che rappresenta lo sperpero di danaro pubblico finito alle ditte che truccavano gli appalti grazie alla complicità degli amministratori. Ventotto imputati hanno patteggiato la pena (da un minimo di sei mesi ad un massimo di un anno e mezzo di reclusione). Tra questi, il coordinatore amministrativo della Usi 34 Francesco Coccia, con un anno e due mesi di reclusione, il geometra dell'ufficio tecnico dell'Usi 4 Pier Giuseppe Felisio, con un anno e 5 mesi di reclusione; il direttore sanitario del Maria Vittoria Giovanni Leone, con un anno e 4 mesi di reclusione e 25 milioni di risarcimento. Nove imputati hanno scelto il giudizio abbreviato con condanne fino a un massimo di due anni e quattro mesi, come è capitato ieri a Ezio Magnano, coordinatore amministrativo della Usi 9, che era ancora agli arresti domiciliari ed è stato rimesso in libertà. A Magnano il pm ha contestato due episodi di corruzione: un assegno di due milioni dati dall'imprenditore Giancarlo Abbona per partecipare all'acquisto di un fuoristrada Suzuki Vitara per la figlia di Magnano, un altro regalo per l'acquisto di un camper valutato una sessantina di milioni e il noleggio pagato per un altro camper, con il quale la famiglia Magnano era stata in vacanza l'estate del '91. L'imprenditore Abbona ha patteggiato con sei mesi di reclusione, ma ha dovuto versare a titolo di risarcimento per gli appalti truccati 450 milioni, la cifra più alta tra quelle restituite alle Usi e alla Regione, costituite in giudizio con gli avvocati Neppi Modona, Faletti, Chieppo, Volante, Barbanti e Ferrari. Tra coloro che hanno scelto l'abbreviato, c'è Roberto Provera, impiegato ufficio economato dell'Usi, condannato a un anno e 8 mesi di reclusione e ad un risarcimento di 20 milioni. Gli ultimi quattordici imputati hanno scelto il rito ordinario e sono stati ieri rinviati a giudizio davanti alla prima sezione del tribunale, che li processerà il 2 marzo prossimo. Tra questi, il presidente della seconda sezione del Tar, Ezio Maria Barbieri, accusato di abuso in atti d'ufficio per le perizie sui danni subiti dall'Usi in relazione ad una falsa impegnativa di spesa firmata dal coordinatore amministrativo dell'Usi 4 Alberto De Giovannini, pure rinviato a giudizio; il presidente del Comitato di gestione dell'Usi 4, Liberato Cuoco, che avrebbe affidato l'incarico al magistrato; il ca- po dell'ufficio tecnico della stessa Usi, Vincenzo Desiati; il collaboratore amministrativo, Dino Tammaro; il componente del Comitato di gestione, Fabrizio Fabbri e il segretario Marco Pasquero; il referente del comitato di gestione; gli imprenditori Vincenzo Varsallona e Aldo Zunino. Claudio Cerasuolo Sarà processato anche il magistrato del Tar Barbieri Il pm Vittorio Corsi (a destra) e Enrico Fassio, assolto (sotto)

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