Tutti più buoni, anzi spietati di Michele Serra

Tutti più buoni, anzi spietati polemica. Le feste degli insulti: si scatena la tribù degli intellettuali «cattivi» Tutti più buoni, anzi spietati Guerra al sentimentalismo o volgarità? /n I ARO nemico, non avrai ■ Mia mia pietà. Ci eravamo I abituati alla rissa in tv e 1 i sui giornali, agli insulti, 5dJ all'ira, al ringhio più o meno calcolato, alle parolacce audience. Ma, con il Natale, abbiamo qualcosa in più, un dono inatteso: pietà è morta. Basta sfogliare i giornali. L'Unità di ieri. Michele Serra interviene sulla morte delle due donne che forse preparavano un intruglio contro il malocchio: «Ci sono occasioni in cui si riesce a provare pietà con il cuore, ma il cervello proprio non riesce ad associarsi». E poi: «E' come se esistesse un limite per valicare il quale non bastano più l'ignoranza, la superstizione, i limiti sociali e familiari. No: ci vuole proprio una dose specialissima e squisitamente individuale di stupidità. La morte degli stupidi, naturalmente, resta un dolorosissimo mistero, esattamente come la morte di un genio. Per non essere ipocriti confessiamoci, però, che a certi funerali si piange con minore entusiasmo». L'Opinione, settimanale del pli. Giordano Bruno Guerri polemizza con Giovanni Testori per i suoi anatemi contro i ricchi che vanno alla prima della Scala o contro gli artisti che si fanno pagare per manifestazioni benefiche. Guerri esordisce con bontà: «So che sta male, sempre in ospedale, bisognerebbe avere pietà di lui». Ma spiega che Testori pietà «non ne ha per nessuno» e quindi gli grida con la penna, testualmente: «Ma va a cagare». L'Espresso. A San Severino Marche il sindaco ha inveito contro Wanda Dignani Grimaldi, parlamentare non vedente, del pds, che imputava al suo programma politico carenze sui temi sociali: «Trasfigurato nella voce e nei lineamenti del volto», racconta il settimanale, il sindaco, Vittorio Sgarbi, «l'ha accusata di usare strumentalmente il suo handicap». E ha spiegato: «Il politico non deve avere umanità. La questione morale non è determinante nella politica». E' un'esplosione di generale sadismo natalizio o rabbia covata a lungo, frustrata e furente? Oppure pietà e tolleranza erano figlie di un'ipocrisia giustamente sconfitta? «Quel che è sicuro è un panorama poco rassicurante per la salute morale degli italiani», dice il critico Geno Pampaloni. E aggiunge: «E' vero, oggi c'è mancanza di pietà, ma andrei un gradino oltre: quello cui assistiamo è il trionfo dell'indifferenza che assume le forme più volgari. La pietà è l'espressione dell'indifferenza, ed è un peccato meno grave rispetto ad essa, che è un universo morale. D'altra parte che cosa diceva Dostoevskij? Diceva: se Dio non c'è tutto è permesso. Certi valori che nella coscienza avevano ruolo quasi assoluto sono venuti meno». Sull'indifferenza insiste uno psichiatra attento ai fenomeni sociali, Anselmo Zanalda: «Cosa c'è dietro l'indifferenza? Non dimentichiamo che la solidarietà esasperata si è rivelata anche solidarietà falsa, inutile. La solidarietà e la comprensione sono state a lungo inflazionate in direzioni ingiuste: col ladro, il truffatore, il finto malato, il finto invalido, l'assenteista. A questo hanno contribuito alcuni cattolici e molta sinistra. Alla fine non se ne può più. Si rifiuta tutto in blocco. Stiamo vivendo un terremoto intellettuale. Certezze sono cadute, altre stanno cadendo. Allora si vuole essere lasciati fuori, non scalfiti: non guardo e se guardo non vedo». Una staffilata sorridente contro gli impietosi viene da Saverio Vertone: «Se gli stupidi devono morire, chi lo dice merita almeno un piccolo malessere, che so? un raffreddore». Ma dove nascono questi attacchi impietosi? «La matrice non è una vera cattiveria, è la degenerazione di stati d'animo. C'è una tetraggine, ima violenza repressa: siamo di fronte al senso di una colpa collettiva che si sente commessa da tutti e che c'è bisogno di scaricare su qualcuno». Lo scrittore non giudica gli impietosi. Fa di peggio, per loro: li reinserisce nel malessere generale, li tratta da parvenus delusi: «Per dieci anni abbiamo avuto il tenore di vita più alto in assoluto, senza essere i più ricchi. Ora si scopre la cattiva coscienza, emerge la delusione, quindi l'ira». Natale feroce, dunque. Dice lo scrittore Ruggero Guarini: «Siamo a livelli intollerabili, al piacere di strofinarsi le mani. Un esempio? Si confonde il legittimo desiderio di giustizia con il piacere di veder cadere i potenti». L'episodio che più lo fa riflettere è quello del sindaco Sgarbi: «Non parlo del suo episodio, ma in generale di due fenomeni paralleli: la mancanza di misericordia è direttamente proporzionale alla mancanza di ritegno. Oggi l'Italia è un palcoscenico come il Costanzo Show: trionfa il lamento generalizzato, spesso vanitoso. Siamo di fronte alla fiera degli sventurati, alle piccole grandi sciagure esibite senza pudicizia. Mi ha colpito una signora che spiegava in tv di non aver mai avuto l'orgasmo col marito...». Insomma, una reazione ai troppi lamenti? «Cresce l'esibizione delle sciagure personali, cresce la reazione forte». Tutto in barba ai buoni sentimenti del Natale. Commenta il filosofo Stefano Zecchi: «Io sono per la severità o anche la cattiveria della ragione contro l'ipocrisia dei buoni sentimenti». Allora, professore, difende i cattivi? «No. Contesto l'ipocrisia, perché i buoni sentimenti, quando sono ipocriti, cadono nella stupidità. Difendo invece la pietà, l'unico sentimento che può accomunare gli uomini al di là di fedi e ideologie. E distinguerei la pietà dalla tolleranza. La pietà, cioè la capacità di comprendere il dolore dell'altro, la capacità di non infierire, di non usare quel dolore, è doverosa sempre, la tolleranza no». Per esempio? «Per esempio, se avessi un figlio in carrozzella e qualcuno si comportasse con lui senza pietà, sarei anche io spietato: quella persona, l'impietoso, non ha diritto di stare nella comunità, va eliminato». Senza polemiche, senza insulti, a Natale come a Pasqua. Marco Neirotti Giordano Bruno Guerri è feroce con Testori, Michele Serra con due vittime del gas. Sgarbi inveisce contro una non-vedente Pampaloni: «Panorama poco rassicurante per la salute morale degli italiani» Vertone: frutto di tetraggine, di violenza repressa guello cui assistiamo è il o dell'indifferenza che as le forme più volgari. La è l'espressione dell'indifa, ed è un peccato meno rispetto ad essa, che è un rso morale. D'altra parte osa diceva Dostoevskij? a: se Dio non c'è tutto è sso. Certi valori che nella nza avevano ruolo quasi to sono venuti meno». 'indifferenza insiste uno atra attento ai fenomeni i, Anselmo Zanalda: «Codietro l'indifferenza? Non ntichiamo che la solidasasperata si è rivelata anlidarietà falsa, inutile. La rietà e la comprensione state a lungo inflazionate ezioni ingiuste: col ladro, ffatore, il finto malato, il Nelle due foto qui sotto: Vittorio Sgarbi e, a destra, Michele Serra ^3 In basso, da sinistra: Vertone Giovanni Testori Guerri e Geno Pampaloni rita almeno un piccolo msere, che so? un raffreddMa dove nascono questi achi impietosi? «La matricè una vera cattiveria, è la nerazione di stati d'animuna tetraggine, ima viorepressa: siamo di fronsenso di una colpa collche si sente commessa dae che c'è bisogno di scarisu qualcuno». Lo scrittorgiudica gli impietosi. Fa dgio, per loro: li reinseriscmalessere generale, li traparvenus delusi: «Per dieni abbiamo avuto il tenovita più alto in assoluto, essere i più ricchi. Ora spre la cattiva coscienza, ege la delusione, quindi l'irNatale feroce, dunque.lo scrittore Ruggero GuVertone: tto di tetraggine, iolenza repressa ^Zecchi: la ragionsia severa contro l'ipocrisia In basso, da sinistra: Vertone Giovanni Testori Guerri e Geno Pampaloni ^Zecchi: la ragione sia severa contro l'ipocrisia Nelle due foto qui sotto: Vittorio Sgarbi e, a destra, Michele Serra

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