«Gesù non nacque nella stalla»

«Gesù non nacque nella stalla» Nuova tesi modifica il presepe: resta la mangiatoia, ma senza «freddo e gelo» «Gesù non nacque nella stalla» Biblista: era in casa di parenti di Giuseppe TORINO. Forse bisognerà prepararsi a dare l'addio a molti elementi della tradizionale iconografia del Presepe: e anche gli inni sacri o le poesie e i dialoghi usati per le rappresentazioni della Notte Santa dovranno essere riscritti. Gesù non sarebbe nato in una stalla, dove Giuseppe e Maria avevano trovato rifugio perché non c'era albergatore che li ospitasse durante le operazioni del censimento voluto da Augusto, ma nella mangiatoia al pian terreno della casa dei familiari dello stesso Giuseppe. A sostenerlo è il biblista don Giuseppe Marocco, in un articolo apparso sull'ultimo numero del settimanale cattolico «Il nostro tempo». Il teologo prende spunto dal noto brano dell'evangelista Luca che ha ispirato tutti ì presepi da San Francesco d'Assisi in poi in cui si dice che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia perché non c'era posto per loro nell'albergo». E concentra la sua attenzione sul termine «albergo» che è stata la versione finora accettata del termine greco «kataluma» (il greco era la lingua in cui scriveva Luca). Oltre che all'albergo si è pensato anche al caravanserraglio, edificio usuale nel mondo orientale dove prendevano alloggio i forestieri di passaggio, che lasciavano al pian terreno le cavalcature. L'albergo e il caravanserraglio han- no favorito l'immaginazione di alcuni aspetti del folclore religioso che accompagnano il Natale: giunto a Betlemme povero e con la sua sposa, San Giuseppe non trova per lei che sta per dare alla luce il Bambino nient'altro che una stalla per animali come il termine mangiatoia fa chiaramente intendere, perché non ha il denaro sufficiente per farsi accogliere in albergo. Ma «kataluma», secondo l'esegesi di don Marocco, ha un'ampia «valenza semantica». Luca lo usa anche quando parla del ce¬ nacolo in cui Gesù e i discepoli vogliono celebrare la Pasqua: e qui le traduzioni lo rendono con il termine stanza. Oltretutto quando Luca vuol indicare la locanda (è il caso della parabola del buon samaritano), usa il termine «panadocéian». L'interpretazione che dà il biblista torinese (che fa riferimento anche a studi del neotestamentarista padre Pierre Benoit) è che si può pensare all'unico ampio vano che costituiva di consueto la casa dove viveva tutta la famiglia del tempo. Giu¬ seppe era di Betlemme e, tornando da Nazareth, intendeva ristabilirsi nel suo paese d'origine con la propria sposa. Se l'aveva portata con sé, e in quelle condizioni particolari, era perché intendeva vivere a Betlemme. Il censimento era obbligatorio solo per gli uomini, non per le donne, e se Giuseppe avesse avuto intenzione di tornare a Nazareth dopo aver adempiuto il proprio dovere civico, non avrebbe condotto con sé Maria. I due sposi si trovavano dunque a Betlemme, nella casa di fa - miglia costituita da un solo spazioso vano, destinato alle persone e agli animali. Il vano era su due livelli: in quello più elevato vivevano le persone, in quello basso le bestie di famiglia. Secondo don Marocco, il «kataluma» è la stanza di famiglia di Giuseppe in attesa che egli possa procurarsi un'abitazione propria, disponibile per la sua nuova famiglia. Maria sta per dare alla luce il Bambino. Al livello inferiore della stanza c'è la mangiatoia per gli animali. Lì è deposto Gesù, appena nato. Non è dunque il caso - asserisce il teologo - di pensare all'albergo o al caravanserraglio. La famiglia di Giuseppe e Maria era certamente povera povera, ma non così tanto da non avere i mezzi per un comportamento dignitoso in quelle circostanze. Non è questione di pensare a im albergo perché non ce n'è bisogno. «Le nuove traduzioni della Bibbia - conclude don Marocco stanno ormai accettando questa interpretazione. E' solo un piccolo dettaglio che non deve sviare la devozione del grande mistero celebrato a Natale, l'incarnazione del Figlio di Dio. Però anche questo piccolo particolare può soddisfare il nostro legittimo desiderio di conoscere come Dio si è inserito nelle pieghe della nostra storia umana». Paolo Quatto La tradizionale stalla di Betlemme che è sempre stata considerata il luogo della nascita di Gesù Cristo. Ora una teoria sostiene che non è questa la giusta sede secondo la Bibbia

Luoghi citati: Assisi, Betlemme