Morto il cercatore dell'origine della vita di Piero Bianucci
Morto il cercatore dell'origine della vita A Roma, aveva 77 anni. Secondo la sua teoria una laguna fu la culla primordiale sulla Terra Morto il cercatore dell'origine della vita Stroncato da infarto Ageno, biofisico allievo di Enrico Fermi ROMA. Mario Ageno, biofisico di fama internazionale, è morto all'alba di ieri a Roma, colpito da un infarto. Aveva 77 anni. Allievo di Enrico Fermi, negli ultimi vent'anni si era dedicato a uno dei problemi scientifici più affascinanti e più difficili: quello dell'origine della vita. La teoria di Ageno è una variante originale di teorie analoghe elaborate per lo più da ricercatori statunitensi (Miller, Urey, Ponnamperuma). Una laguna tiepida, profonda una decina di metri e con chiazze superficiali e sacche subacquee di idrocarburi, è lo scenario in cui poco meno di quattro miliardi di anni fa secondo Ageno si sono formati i primi elementari organismi viventi. La differenza rispetto alla teoria più comune, quella del «brodo primordiale», è apparentemente piccola ma in realtà decisiva. Nel «brodo primordiale», secondo Ageno, le complesse molecole della vita (prima semplici amminoacidi, poi proteine, infine vere e proprie cellule in grado di nutrirsi e riprodursi) non avrebbero potuto resistere all'azione distruttiva dei raggi ultravioletti del Sole, che sulla Terra appena formata non venivano filtrati a causa della mancanza, in quell'epoca remota, dello strato di ozono nell'alta atmosfera. Nelle sacche di idrocarburi sotto l'acqua della laguna, invece, i raggi ultravioletti non potevano arrivare. In compenso la temperatura, la luce solare e le altre condizioni ambientali erano adatte a fornire l'energia necessaria perché avvenissero reazioni chimiche per produrre molecole biologiche. Ma Ageno non si è limitato a modificare lo scenario dell'origine della vita. Ha anche analizzato teoricamente e verificato sperimentalmente i singoli segmenti delle reazioni che potevano avvenire nella laguna originaria, giungendo a costruire un «modello fisico» di batterio primordiale. «Per i biologi - diceva - la nascita della prima cellula e la sua riproduzione sono un evento unico e miracoloso. Per me invece si tratta di una serie lunghissima di singoli e normali eventi chimico-fisici, che poi sfociano nel vivente». Nato nel 1915 a Livorno, Ageno si presentò nel '34 al mitico Istituto di fisica di via Panisperna diretto da Fermi, dopo tre anni di università a Genova. Lo accolse Emilio Segrè: «Noi qui allevamenti di cavoli non ne facciamo - gli spiegò -, abbiamo posto soltanto per gente molto in gamba». Ageno lo era. Si laureò nel '36 e Fermi lo volle come assistente, mentre personag-. gi come Majorana, Pontecorvo, Arnaldi, Wick spiccavano il volo verso i loro diversi destini. Con Fermi visse gli anni esaltanti della scoperta degli isotopi radioattivi. Traducendo per Sansoni «Che cos'è la vita» di Erwin Schroedinger avviene poi l'incontro con la biofisica, una scienza ibrida allora in formazione. Ageno la coltiva prima all'Istituto Superiore di Sanità, di cui era divenuto direttore nel '59, poi a La Sapienza. Autore di una ventina di libri usciti presso Boringhieri, Zanichelli, Feltrinelli, Ageno era anche buon divulgatore. Di due anni fa è «Dal non vivente al vivente», pubblicato da Theoria: una sintesi del suo solitario e ardito lavoro alla scoperta della culla della vita. Piero Bianucci Il biofìsico Mario Ageno, morto ieri a Roma
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