Voi terzomondisti traditori

Voi terzomondisti traditori polemica. Il missionario padre Gheddo accusa cattolici e marxisti Voi terzomondisti traditori «Non bisognava lasciare le colonie» A vera colpa dell'Europa verso l'Africa non è l'occupazione militare e economica del passato; è avere abbandonato a se stesso un mondo al quale non si era dato abbastanza. Se saccheggio ci fu durante il colonialismo, a subirlo furono gli occupanti, che da quegli anni non ricavarono guadagni ma perdite. E la missione di oggi in Somalia è solo la conseguenza di un malinteso terzomondismo di ispirazione marxista ma anche cattolica. Non è una provocazione, è una teoria fondata su anni di esperienza quella che lancia padre Piero Gheddo, missionario, direttore delle riviste Mondo e missione e Italia missionaria, noto al pubblico per i suoi commenti al Vangelo in tv. Padre Gheddo ha pubblicato in questi giorni da Bompiani Nel nome del padre, scritto con il giornalista Michele Brambilla. Sottotitolo: La conquista cristiana: sopruso o missione? La sua risposta è netta: l'impegno dei missionari e gli anni del colonialismo hanno portato un grande aiuto ai popoli del Terzo Mondo non soltanto sul piano spirituale, ma anche su quello sociale. Dice padre Gheddo: «L'Europa ha compiuto tre grandi ingiustizie contro l'Africa: lo schiavismo, il razzismo e lo sfruttamento, e infine il tradimento del proprio ruolo storico». Tradimento è l'abbandono delle colonie: «Si sono lasciati quei Paesi in fretta senza averli preparati all'indipendenza. A metà degli Anni 50 è esploso un anticolonialismo ideologico che reclamava l'indipendenza nel modo più astratto. Su questo influì il marxismo, unito però all'egoismo di Stati consapevoli che in realtà laggiù non c'era nulla da guadagnare». Ecco l'altro punto cruciale: «Il grande saccheggio è un'invenzione. La peggior ingiustizia nei confronti del Sud è di natura culturale. E' l'aver distrutto un equilibrio culturale, sociale e antropologico. Un equilibrio di natura statica, non progressiva, che andava mutato, ma lentamente». Quanto all'economia le colonie agirono come buchi nelle tasche dei Paesi occupanti. «Non è lecito leggere un secolo europeo in Africa come conquista e sfruttamento e basta. L'Italia ha introdotto l'Africa al mondo moderno. I missionari hanno portato i valori del Vangelo che sono i valori della modernità». Che non tutto il colonialismo sia male lo ha sostenuto più volte sulla Stampa lo storico Sergio Romano. «Il criterio di giudizio è semplice - ci spiega -: sta nella classe dirigente che gli europei si sono lasciati dietro. In India, per esempio, gente uscita da Oxford e Cambridge». E l'Italia, con i Siad Barre e i Gheddafi...? «Noi abbiamo formato quadri militari. Sia nel campo militare sia in quello civile non siamo andati oltre i sottufficiali». Una classe dirigente che poi agì in modo pessimo. «Certo, con Siad Barre che incamerava i soldi della coopera¬ zione. In un'area dalle caratteristiche tribali forti, non era facile sostituirsi alla leadership locale. Così si faceva quanto poteva giovare ai leader locali e alle ditte italiane». Secondo Romano, comunque, il colonialismo non dev'essere visto sotto una sola voce: ci sono state gestioni pessime, altre modeste, altre buone. Fino a un'inversione di tendenza brusca. «Gli americani per primi spinsero in questa direzione. Avevano le Filippine, ma erano contro l'imperialismo colonialista europeo. Volevano smantellare potenze per raggiungere il ruolo assoluto cui aspiravano. Ma quando esplose l'anticolonialismo, c'era chi all'indipendenza era pronto e chi no». Il polemista cattolico Vittorio Messori si sofferma sul ruolo dell'ideologia marxista: «A partire dagli Anni 50 si è imposta una decolonizzazione brutale che in realtà non era altro che coloniali¬ smo culturale. Per una finzione irrealistica, per utopie gauchistes si prendevano per popoli quelli che erano grovigli di etnie, si applicavano al regno del tribalismo concetti dell'Europa moderna, come i confini naturali. Loro erano incapaci di organizzarsi secondo i nostri modelli, eppure si voleva esportare a loro quello che a noi sembrava il non plus ultra». Non facevano questo anche i missionari con il Vangelo? «La presenza cattolica, anzi cristiana in generale, non si è mai configurata come un'invasione o un'imposizione. I funzionari vivevano all'Hilton e parlavano dei negri, i missionari vivevano con i negri anziché parlarne. Il ruolo del cristianesimo è stato di autentica liberazione, per esempio dalle religioni animiste che li tenevano prigionieri del terrore. Non solo: in Somalia sono stati i francescani a trascrivere per la prima volta i dialetti, che erano solo verbali». Messori attacca: «In una visione geopolitica-strategica, l'Urss non ha mai mandato un sacco di farina, solo armi che sparano ancora adesso. Basta pensare al ruolo canagliesco dei cubani in Africa: erano "volontari" che servivamo come braccio armato ai governi di obbedienza russa. Hanno compiuto stragi su cui anche le sinistre occidentali hanno sempre taciuto». E ammonisce: «Finché l'Occidente coltiverà un terzomondismo piagnone, continuerà ad aggravare i problemi del Terzo Mondo. Si regala un bell'alibi alla inettitudine, alla ferocia delle classi dirigenti locali, che dicono ai sudditi: morite? è colpa degli ex colonizzatori, non nostra». Di tutt'altro avviso è lo storico Luciano Canfora: «C'è una visione di parte: quella del colonialismo civilizzatore, la stessa che aveva il fascismo. Padre Gheddo è senz'altro una brava persona, ma ha delle lacune. Gli consiglio di leggere qualche libro come la storia della tratta dei neri di Deschampes. La tradizione cattolica italiana considera il colonialismo come elevazione in opposizione a quello inglese di rapina. Non dimentichiamo che la guerra in Etiopia fu appoggiata dai cattolici. Ma la parola colonia ha significati diversi: le colonie della Grecia erano come Cirene. E Roma? Settimio Severo era un nero. Però non si è mai visto un etiope ministro italiano». E sostiene: «Abbiamo costruito strade? Abbiamo dato sviluppo in cambio di imposizioni. Non ci siamo lasciati nulla alle spalle. Solo errori, a partire dai confini astratti, una geografia astratta». Occorre definire il punto di partenza, secondo lo storico Massimo Salvadori: «LAfrica ha problemi di sviluppo politico, materiale, di classi dirigenti. Vogliamo rivalutare il colonialismo? Per arrivare dove? A dire che quando c'erano gli imperi c'erano istituzioni migliori? Non m'imbarco sugli orrori, stragi, massacri. Dico che era inevitabile la decolonizzazione: era la condizione per formare le classi dirigenti. Era inevitabile come dato etico. La discriminante è qui: si vuol dire che si stava meglio quando si stava peggio? E' un discorso squallido. Guardiamo come abbiamo gestito i programmi di sviluppo in Somalia, con Barre». Rilancia padre Gheddo: «Comunque i Paesi colonizzati sono in genere quelli che stanno meglio». Casi aberranti come la Somalia non sarebbero altro che gli effetti della colonizzazione troncata, e l'attuale spedizione dell'Orni un tardivo rimedio a quell'errore. Ammonisce però Sergio Romano: «C'è oggi nel mondo un grande militantismo. E' bene che questa nebulosa sociale si metta in azione. Ma non sempre nello slancio si calcolano i rischi impliciti. Si ricordi che operazioni come questa non si possono fare senza metodi bruschi». Marco Neirotti Sergio Romano: Ci sono state gestioni pessime, ma anche alcune buone Nella foto a destra lo storico Massimo Salvadori A sinistra il missionario padre Piero Gheddo pìcchi UFFICIO POST AU Varrai *p«dìr* «d wn mise ««lice q«**fe ricordo eWAfltCA CBfBP*fÀiE... Qui a fianco lo storico Luciano Canfora, a sinistra l'ambasciatore Sergio Romano. In basso una vignetta dell'epoca coloniale