«lo, rimasto vedovo di una beata»

«lo, rimasto vedovo di una beata» Milano, parla il marito della donna che rifiutò l'aborto e andò incontro alla morte «lo, rimasto vedovo di una beata» «Non ebbe dubbi, disse: salvate la bimba, non me» II. CASO UNA FAMIGLIA IN PARADISO MILANO DALLA REDAZIONE E' alto, mite e anziano l'uomo che tra qualche mese assisterà alla beatificazione della donna che è stata sua moglie, Gianna Beretta, pediatra, madre di quattro figli, morta trent'anni fa, 28 aprile 1962, portata via da una peritonite settica che non si poteva curare senza mettere a repentaglio la vita della bambina che stava per partorire. Lei disse: «Non salvate me». E dopo sette giorni di agonia morì davvero, «senza mai un lamento». E' alto, mite e anziano Pietro Molla, ingegnere, 82 anni, occhi celesti, che guarda tranquillo il suo passato e aspetta quel poco di futuro che manca a un evento così straordinario. «Che effetto mi fa? Gioia, stupore, dolcezza». Ricorda ogni data, l'ingegnere. Quando, 24 dicembre 1962, Giovanni Montini, ancora arcivescovo di Milano apprese la storia e dedicò a lei queste parole: «Il suo nome testimonia ed esalta il sublime eroismo di tutte le mamme». Quando il cardinale Giovanni Colombo, 6 novembre 1972, promosse la causa di beatificazione. Quando, 15 marzo 1980, Giovanni Paolo II confermò l'autorizzazione. E via via le date del «processo cognitivo», le audizioni, gli interrogatori, fino al 7 settembre 1991, quando il Papa firmò il decreto di validità. Ora aspetta il prossimo maggio. «Sì aspetto, anche se mi hanno detto che la data potrebbe ancora slittare. E' già successo». Se ne sta seduto in uno dei salottini della sua grade casa milanese, circondato dalle foto in bianco e nero dell'unica donna che ha amato. Ci sono i libri che le hanno dedicato. Le lettere che ha ricevuto. E gli articoli che sono stati scritti («anche in America, anche in Canada») su questa donna dal sorriso un poco misterioso, ma solare. Dice: «No, non mi piace parlare in pubblico di quello che ho pro¬ vato e provo per Gianna. Certi sentimenti vanno tenuti dentro. Rivelarli è farseli scappare». Ma poi accetta, con un mezzo sorriso, di non tenere tutto per sé. «Abitavamo in una grande casa, vicino a Magenta, vicino al Ticino. Io ero ingegnere alla Saffa, lei pediatra. Amava i bambini più di ogni altra cosa. Amava il suo lavoro. La sua era una religiosità speciale, certo andava tutti i giorni in chiesa, pregava, meditava, ma il suo essere cristiana lo affermava nei suoi gesti quotidiani, trattando i suoi pazienti come fossero persone della propria famiglia. Assisteva molte donne anziane. Molti bambini affetti da malattie croniche. Era sempre disponibile. Visitava anche di notte. Se qualcuno aveva bisogno, lei andava. Senza stancarsi, senza mai un segno di insofferenza». Aveva 39 anni quando è morta. Il loro matrimonio è durato 7 anni. «Ci siamo conosciuti nel 1954 e sposati l'anno successivo. Lei voleva avere molti figli e il primo, Pierluigi, venne nel 1956. Poi Mariolina, poi Laura». E' mentre attendeva il quarto figlio, che Gianna si accorse di essere ammalata. «La diagnosi accertò la presenza di un fibroma e c'erano tre interventi possibili. Due che avrebbero messo a rischio la gravidanza, il terzo che avrebbe salvato il feto, ma che avrebbe potuto generare complicazioni molto gravi. Lei non ebbe dubbi. Mi disse: se un giorno si dovrà decidere tra me è il bambino, scegliete il bambino». No, non si sarebbe mai sottoposta a un aborto, anche se la dottrina, per malattia grave della madre, lo ammette. «Era una decisione che aveva preso con grande determinazione e che io rispettai», dice oggi Pietro Molla, anche se un'ombra passa per il suo viso smagrito dagli anni. «Nacque Gianna Emanuela. Lei quando si svegliò dall'anestesia la accarezzò con infinita tenerezza. Ma la felicità, il regalo di quella bambina, l'emozione, il desiderio e la gioia di vederla viva, bella, nata... tutto dileguò per quel male che la assalì subito e in sette giorni la uccise». Una sola frase sulla figlia: «Ha sofferto tanto, in questi anni». Poi Pietro Molla torna a sorridere: «No, non sapevo di vivere con una santa, perché Gianna era davvero una donna normale, con la passione per la vita, la musica, le passeggiate. E' solo dopo, quando lei non c'era più, che l'amore e il suo sacrificio mi hanno conquistato come una rivelazione. E mi hanno tenuto compagnia per tutti questi anni». «L'annuncio del Papa mi ha provocato gioia immensa Spero non rinvìi» Gianna Beretta, pediatra, madre di quattro figli, morta trent'anni fa, portata via da una peritonite settica che non si poteva curare senza mettere a repentaglio la vita della bambina che stava per partorire

Persone citate: Gianna Beretta, Gianna Emanuela, Gioia, Giovanni Colombo, Giovanni Montini, Giovanni Paolo Ii, Pietro Molla

Luoghi citati: America, Canada, Magenta, Milano