«Editori puri, ora si può»

«Editori puri, ora si può» «Editori puri, ora si può» Amato: è opportuno scindere proprietà industriale e editoriale ROMA. Ci sono le premesse per superare la condizione storico-politica che negli Anni Cinquanta ha visto un equilibrio tra il «capitalismo di Stato» che dilagava nel mondo dell'imprenditoria «e le poche famiglie» che dominavano il «campo dell'editoria». Lo ha detto ieri mattina il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, nella sua lunga conferenza stampa. A un giornalista che gli chiedeva una valutazione sull'iniziativa legislativa presa da alcuni deputati della de e del psi per estromettere i gruppi industriali privati dalla proprietà dei mezzi d'informazione, Amato ha risposto precisando che questa linea è stata fatta propria dal governo: «Nel piano per le privatizzazioni - ha detto - abbiamo sottolineato l'opportunità di scindere fra proprietà industriale e proprietà editoriale. Si tratterà quindi di costruire degli editori puri». Amato ha poi osservato che in passato i giornali «si sono appoggiati alla proprietà industriale perché non erano un business, ma una perdita che doveva entrare in un consolidato di gruppo che aveva attivi da qualche altra parte. Ora non è più così - ha aggiunto il presidente del Consiglio - perché un giornale fortunatamente può essere un business da solo e non ha bisogno di protettori finanziari». Per Amato non ci sono dubbi perché questo è «un processo che permette di superare una condizione storico-politica per fare in modo che il mercato italiano sia un mercato». Va ricordato, però, che l'interpretazione vastamente circolata sull'inserimento della clausola «anti-editori impuri» nel piano per le privatizzazioni l'aveva ricondotta ad un modo, da parte del governo, di scoraggiare - facendo balenare ai privati l'ipotesi di una pesante contropartita l'offensiva di quanti insistono perché l'Eni venda il suo quotidiano, Il Giorno, e il Banco di Napoli (istituto pubblico) i suoi Mattino e Gazzetta del Mezzogiorno.

Persone citate: Giuliano Amato

Luoghi citati: Napoli, Roma