«L'unica ricetta è navigare a vista» di Ugo Bertone

«L'unica ricetta è navigare a vista» «L'unica ricetta è navigare a vista» Prodi: «Ormai l'Europa delle monete non esiste più» IL GIUDIZIO DELL'ECONOMISTA s MILANO I', è una mossa sensata. La migliore possibile, insomma...». Calano i tassi, l'economia respira. Almeno ci prova, anche grazie alla svalutazione. Ma, nel '93, l'Italia ce la può fare, magari navigando a vista senza troppi proclami e programmi. Parola di Romano Prodi, economista, ex presidente dell'Iri, professore universitario. Forse, di questi tempi, proprio da quest'ultimo mestiere gli vengono i crucci peggiori. «E' la prima volta - spiega che i miei allievi fanno fatica a trovar lavoro. E' una condizione nuova, difficile». E l'ombra della disoccupazione, anche per i colletti bianchi, si fa sentire eccome, quando si parla di tasso di sconto e di congiuntura. Il tasso di sconto cala. I tassi di mercato pure. Basterà, professore? «Un punto va bene. Tagliare di più sarebbe stato azzardato. Limitarsi a mezzo punto sarebbe stato inutile, insufficiente. La Banca d'Italia ha fatto una valutazione giusta: in questo periodo occorre fare un passo per volta, senza esagerare». Non facciamoci illusioni, insomma. La congiuntura ci consente spazi ai manovra limitati... «Ah certo. Finché non si muove la Germania, per noi non c'è spazio per far ginnastica. Tutto quel che possiamo fare è sfruttare le possibilità del momento». Cioè? «L'inflazione, almeno per ora, non preoccupa. E quindi c'è lo spazio per intervenire, almeno per fare dei mezzi interventi. L'unica sorpresa, a ben pensarci, è che Bankitalia non ha ritenuto di dover attendere il fine settimana per operare questo taglio. I segnali di frenata dell'economia, però, erano molto evidenti». Già, c'è da chiedersi se basteranno iniziative del genere, tutte di politica monetaria. La congiuntura industriale peggiora... «Per ora, ripeto, c'è spazio solo per iniziative limitate in attesa di segnali da Bonn. Il dato comunicato dagli industriali, la caduta del 6%, è un po' a metà strada tra i consuntivi e le previsioni. Va analizzato meglio, insomma. Ma la situazione è davvero pessima». Anche per le piccole aziende? «Tra le piccole aziende il sentimento che prevale è la paura. E ci sono alcune situazioni diffici- li. Ma il vero problema è la paura, la sensazione di incertezza nel futuro. Per questo si tende ad esagerare, a parlare di uno stato diffuso di malessere tra le piccole aziende. Per ora, però, è più paura che altro». Il tessuto produttivo invece tiene? «Almeno in parte, sì. C'è chi reagisce meglio e chi subisce di più i contraccolpi della crisi. Ma non c'è di che consolarsi, purtroppo». Perché? «Perché le piccole e le medie aziende sono sì flessibili, capaci di rispondere alla congiuntura ma sono anche le più vulnerabili. La loro capacità di resistenza, per problemi di dimensione, di rapporto con le banche è assai più ridotta delle aziende di Stato e delle grandi imprese». Stavolta, poi, mancano gli ammortizzatori sociali. Non le pare? «Questo è il fatto nuovo. Il terziario non rappresenta più l'alternativa all'occupazione industriale. L'uscita dalla fabbrica, i tagli, le ristrutturazioni stavolta si traducono in disoccupazione secca. A questo si aggiunge la chiusura della valvola del pubblico impiego, delle grandi aziende da privatizzare». La congiuntura frena. E non si vedono prospettive, almeno nel breve periodo. O no? «Ci può confortare la consapevolezza diffusa. Le parti sociali sanno che la situazione è difficile e, in casi come questi, noi siamo in grado di venir fuori dalla crisi in maniera esemplare. Ma il prossimo futuro è brutto anche da questo punto di vista». Professore, il caso ha voluto che il tasso di sconto, a fine '92 si sia assestato al 12. E' lo stesso livello di un anno fa... «La novità del '92 è stata la maggior libertà di manovra delle autorità monetarie in materia di tassi. Adesso, però, la novità è un'altra». E cioè? «Bisogna prender atto che non esiste più, al momento, una realtà monetaria europea. Ormai occorre adeguarsi a questa situazione, assai più movimentata, assai più pericolosa. Le autorità monetarie, i protagonisti dell'economia, devono prestar attenzione alle mosse quotidiane, rispondere in tempo reale alle nuove situazioni». Inutile, sembra di capire, puntare a strategie di grande respiro, studiare manovre a medio termine... «Ci vorranno, a tempo debito, quando il quadro %àrà più chiaro. Adesso, in realtà, non si può che navigare a vista, senza porsi traguardi troppo ambiziosi o lontani nel tempo». Non è una gran risposta per un'economia malata, tipo quella italiana. Non è così? «L'Italia deve trarre tutti i benefìci possibili dalla svalutazione nei confronti del marco e di altre valute dello Sme. Tra qualche tempo ragioneremo sulla base della nuova situazione e dei risultati che avremo saputo ottenere. Parlo di privatizzazioni, deficit pubblico, ma anche di occupazione». Intanto, si deve navigare a vista... «Certo, una situazione del genere ce la porteremo avanti per molto tempo. Tocca a noi saper affrontare questa fase di incertezza». E non subirla... «Dobbiamo sfruttare la situazione. E bene. Ne va del nostro futuro, dentro o fuori dall'Europa». Ugo Bertone «La situazione dell'industria nazionale si è gravemente deteriorata» A destra Romano Prodi A sinistra Cario Azeglio Ciampi In alto Jacques Delors

Persone citate: Azeglio Ciampi, Jacques Delors, Romano Prodi

Luoghi citati: Bonn, Europa, Germania, Italia, Milano