I GIUDICI LA FORZA E LA PACE di Igor Man

I GIUDICI LA FORZA E LA PACE I GIUDICI LA FORZA E LA PACE LA Corte suprema di Israele ha emesso una sentenza politica. Non se l'è sentita di sconfessare Rabin. Se lo avesse fatto avrebbe, verosimilmente, messo a repentaglio l'unità nazionale. Ma i sette magistrati hanno salvato la faccia stabilendo che «sull'aspetto procedurale» la Corte deciderà in un secondo tempo. Rabin ha dunque riportato una grossa vittoria. Grazie alla sua «linea dura», eticamente riprovevole, certo, ma che il 91 per cento degli israeliani approva. L'assassinio del giovine Toledano (la guardia di frontiera), per di più rapito fuori dei territori, aveva risvegliato di colpo quel complesso di Masada contro il quale Rabin ha più volte esortato i suoi concittadini a ribellarsi: «Siamo forti abbastanza per assumerci i rischi che la pace comporta». (Tuttavia va ripetuto come il problema della pace sia importante ma non prioritario, per gli israeliani). Occorreva perciò una sterzata, specie in un momento che vede il governo laborista in calo di favori: l'economia stenta a decollare; la disoccupazione morde; la «salita» dei russi si è in fatto arrestata. Abbiamo tutti scritto, gli israeliani per primi, che agendo più da generale che da politico Rabin aveva mutato l'espulsione in un boomerang. Ma chi ci dice che Rabin non abbia agito con freddo calcolo? Per procedere spedito sulla via della pace, deve poter contare sul consenso popolare. Dopo l'espulsione, dopo il verdetto della Corte suprema, Rabin lo ha riconquistato e decuplicato. Al punto che Igor Man CONTINUA A PAG. 7 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Rabin, Toledano

Luoghi citati: Israele