E' un fumetto razzista la strenna di Le Pen di Enrico Benedetto

E' un fumetto razzista la strenna di Le Pen Per Natale, la destra francese lancia la grande offensiva E' un fumetto razzista la strenna di Le Pen PROVOCAZIONE A DISEGNI PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Strenna razzista per i lettori di Le Pen. «Présent», quotidiano vicinissimo al Front National, reclamizza su una pagina intera «Profanation», un fumetto dalla inaudita violenza xenoioba, antiebraica in particolare. Il volume costa appena 100 franchi, più le spese postali, ma lo si può anche acquistare nelle libreria «giuste», vedi revisioniste, della capitale. Autore - caso raro - una donna, Chard alias Frangoise Pichard, che ogni pomeriggio disegna in prima pagina su «Présent». Il copyright editoriale recita «1992: libertà di stampa, abbasso i censori». E' uno slogan interessato, perché la legge francese reprime «l'istigazione all'odio razziale», in qualunque forma si palesi, stampa inclusa. Ma le autorità, per ora, non sembrano voler intervenire. Del resto, se il codice è duro, l'applicazione talora latita. Alcune settimana fa ci volle l'esplicito «j'accuse» del leader gollista Charles Pasqua per far ritirare un volume che inneggiava alle SS. Dunque, «Profanation». Il termine evoca - almeno in Francia Carpentras, un caso giudiziario tuttora irrisolto e gli spettri dell'antisemitismo. Frangoise Pichard lo ridisegna a modo suo, una controstoria in cui le vittime (gli ebrei) divengono carnefici, il potere socialista ordisce congiure anti-Le Pen, ma alla fine vincono i Buoni Francesi, sbattendo fuori - come, qualche secolo fa, Carlo Martello - gli odiatissimi arabi e con loro - per fare buon peso - negri, ebrei, orientali. Il protagonista della nostra storia avrà anche un nome, ma l'autrice preferisce chiamarlo «il proprietario». Motivo: è padrone di un villino in banlieue. Come quello nel quale vive ancora oggi la vedova Celine. Sessant'anni, uomo pacifico, esistenza piccolo borghese. Identikit da elettore le- penista, dicono i sondaggi. Ma il quartiere gli cambia attorno. Slogan sui muri, sfaccendati che la fanno da padroni, ladruncoli. E' la teppaglia nera. Per sua fortuna incontra tre bravi skin-heads dai rassicuranti appellativi Stuka, Zyclon B, e Fràulein Gestapo. Qui il vecchio signore rischia di commuoversi: gli ricordano la giovinezza e la militanza nel fascistissimo Parti Populaire Frangais di Jacques Doriot. Li aiuterà a farsi uno stendardo con alfabeto runico, quello che adorava Himmler. Ma la felicità dura poco. Nel rione trovano ucciso Moncef, ragazzo maghrebino. «Un essere nocivo in meno» pensa il nostro uomo. La comunità (labbroni, profili lombrosiani, sguardi ebeti) si mobilita per trovare il reprobo, con il plauso del sindaco. Vero democratico? No, è che un giovincello «negro, pardon nero», non pago di avergli sedotto la figlia, l'ha convertito all'islamismo e gli spilla quattrini per dubbie attività antirazziste. Lo troveranno cadavere quelche giorno dopo. E non basta: ecco, infine, la profanazione. Nel meticciaio come potevano mancare gli ebrei? Chard ce li raffigura furiosi perché qualcuno ha appeso alla menorah (il candelabro rituale) della loro sinagoga un empio sanguinaccio, di maiale per giunta. Arriva Mitterrand con il ministro Joxe (ora è alla Difesa ma quando esplose Carpentras governava gli Interni) e il «vescovo rosso» mons. Gaillot. Per lavare l'offesa fanno bruciare in piazza un'im¬ magine del maresciallo Pétain e la tesi che Faurisson scrisse per mettere in forse le camere a gas. La folla impicca un fantoccio di Le Pen: «E' lui il colpevole». Mitterrand, con adesivo ebraico, assiste impassibile. Nel frattempo, il proprietario viene messo in carcere (poliziotti negri, commissario cinese). Lo sospettano per il duplice omicidio. Quando, mesi dopo, esce, mentre torna a casa lo sfregia una coppia di afro, e altri nordafricani gli tendono un agguato. Ma il peggio arriva quando lo sequestra una gang israelita che parla ebraico. Muscolosi e pii gli tatueranno sul braccio due lettere stile Auschwitz per nascondergli infine una microspia nella schiena, previa ferita. Altra ban¬ da islamica e la brutta sorpresa finale: squatter in casa ovvero il proprietario espropriato. Ma arrivano i nostri. L'omino incontra l'ex Fràulein Gestapo, convertitasi a una misteriosa fede gallica. Il suo gruppo ha nome «gli insorti», porta calzoni a righe come il celtico Obelix ha un rex, anzi rix sull'esempio di Vercingetorix, e predica «Francesi Uniti». Insieme assalterrano il villino per espellerne i non ariani e far garrire sul balcone lo stendardo runico. Dimenticavamo: la salciccia l'aveva messa il figlio del rabbino e Poncef era morto per disgrazia. Quanto al ragazzo nero che sedusse la donna bianca, mistero: chissà, magari una provvidenziale nemesi. Il libro termina qui. Raccon- tarlo in dettaglio forse non è superfluo. Nel patchwork grezzo e visionario ritroviamo fusi i mille temi dell'estrema destra: il vittimismo, l'ebreo primo razzista, il «la Francia ai francesi», Vichy e l'arianesimo, la revanche, l'andare contro, le manipolazioni storiografiche. Leggerlo sotto l'Albero farà sentire «più cattivi» i buoni lepenisti che porgono con eccessiva facilità - spiega Chard l'altra guancia. Nell'ultima scena, anche il tenero «proprietario» menerà cazzotti trionfali. Il libraio sorride e ci porge il volume: «Buone Feste». Ka sul tavolo i discorsi del Fuhrer, santini nazi, antologie sulla purezza razziale. I compratori si avvicinano timidi. Ma l'occhio lampeggia. Chiedono a bassa voce \e musicassette del Maestro Faurisson, come se fosse Hegel. «Avete "Bagatelle per un massacro"?». «No, è fuorilegge» replicano al banco. «Ah, speravo...». C'è un felpato clima da vecchia pornografia, si domanda il Celine osé come - 50 anni fa - le cartoline delle soubrettes con qualche pagliuzza sui capezzoli: «Soffi e vedrà». Ma poi ci sono i giovani, quelli che entrano spavaldi in giubbone. I fumetti sono per loro. E la destra ultra ne produce a centinaia. Konk, ex vignettista di «Le Monde» convertitosi al genere noir, furoreggia. Ma c'è anche Aramis, che Fabius querelò per avergli regalato una faccia vampiresca e naso da «Sùss l'Ebreo». Non manca Tintin skin-head, Paperino con le borchie, Giovanna d'Arco che dimentica un attimo gli inglesi per risolvere la questione meridionale. Nessuno osa fare cifre, tuttavia il fenomeno è massiccio. Le Pen potrà sempre dire che lui non c'entra. In fondo, si guarda bene dal negare i forni crematori. Ma definisce l'Olocausto un «semplice dettaglio» nella II guerra mondiale. Enrico Benedetto Tre giovani naziskin difendono il «povero» ariano dai soprusi dei «terribili negri ed ebrei» «Quelli del Fronte sono troppo buoni» mei Una delle vignette che appaiono nel volume xenofobo

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