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«L'obesità di Ferrara è metafora della tv» Pivot commenta «la maledizione del conduttore» «L'obesità di Ferrara è metafora della tv» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE " «Giuliano Ferrara, con la sua obesità prorompente, è la metafora stessa della televisione» scrive Bernard Pivot, il critico letterario tv più celebre al mondo. Il gigantismo, l'ipertrofia, la crescita incontrollabile minaccerebbero l'intero sistema televisivo attraverso quella che Monsieur Apostrophes definisce «la sindrome, la maledizione Ferrara». Come il presentatore «rischiava d'esplodere in diretta su Italia 1», aggiunge con qualche ironia, l'inciviltà del piccolo schei-mo è una bomba a orologeria. Dopo lunga escalation, ormai può scoppiarci fra le mani. «Non conosco Ferrara di persona» scrive Pivot nella rubrica che gli affida ogni settimana «Le Journal du Dimanche», ma la sua vicenda fisico-professionale (riportata da «Liberation») fa riflettere: «Pure la tv ingrassa ogni giorno. Guardate che posto enorme occupano nell'attualità le sue beghe interne, relegando in secondo piano Bosnia o Somalia. E con quale appetito da orchessa divora il tempo consacrato a lettura, sport, conversazione». «La televisione è un'industria pesante, con sempre maggiori oneri finanziari, immensi studi affollatissimi, Audimat - l'Auditel francese gonfi a dismisura. In una parola, ha perso la leggerezza d'animo». L'accusa inchioda «Tfl», la rete commerciale prima Oltralpe, ma senza voler risparmiare le pubbliche «France 2» (ex «Antenne 2») e «3», per cui il critico lavora. Se Ferrara già deborda, «proviamo a immaginare Patrick Poivre d'Arvor - celebre mezzobusto - in versione Buddha, Anne Sinclair e Claire Chazal (le Lilli Gruber locali) popputamente callipigie» suggerisce Pivot. Con una nota finale di speranza: se Giuliano dimagrirà davvero, la tv potrebbe imitarlo, [e. ben.]