Con Salvi Ia tradizione si fa demenziale

Con Salvi Ia tradizione si fa demenziale Da «Crapa pelada» a «Mamma mia dammi cento lire»: «Ma in fondo questa è l'Italia di oggi», dice l'autore Con Salvi Ia tradizione si fa demenziale Nell'ultimo disco brani folcloristici rivisitati in chiavehouse SANREMO DAL NOSTRO INVIATO Anche contro il fisco se l'è presa l'altra sera Celentano a «Svalutation». Ha detto che la Lega gli è simpatica proprio perché uno dei suoi bersagli preferiti è il fisco. Stesso nervo scoperto per Francesco Salvi. L'evasione fiscale sembrerebbe difficilmente cantabile, ma l'autore di «C'è da spostare una macchina» ha chiesto aiuto alla tradizione popolare: nel disco «In gita con Salvi» ha rifatto in stile dance e house alcune canzoni folcloristiche, di quelle che si cantano in gruppo o dopo una buona bevuta. E il brano folcloristico conosciuto in italiano nella versione «La mia marna», portato al successo da Ombretta Colli, è diventato «La fattura»: storia della ricerca impossibile di quel foglietto che l'Italia dell'evasione rilascia a fatica. Nell'elenco in musica dei reticenti compaiono salumieri e macellai, tintori e ristoratori, meccanici e avvocati: una categoria di cui si favoleggia ma finora, prudentemente, mai presa di mira. E' probabile che l'elenco abbia le sue semplici ragioni nella esigenze di rima, ma intanto l'antica filastrocca si candida a ritornare, così aggiornata, nel repertorio dei cori per le festività in arrivo. Gli altri brani del disco sono «Crapa Pelada» e «Mamma mia dammi cento lire», «Vecchio Scarpone» e «Garibaldi fu ferito», spesso brutalmente strapazzati dalla ritmica da discoteca e infarciti di citazioni da altri brani famosi, in un calderone che talvolta va oltre il divertimento. Il brano «Le osterie», con sottofondo house, raccomanda prudenza ai ragazzi che tornano in auto dalle discoteche: una specie di «Non correre figliolo» dove ce n'è anche per chi si droga. «Osteria dall'uno al niente / chi si droga è un deficiente», canta Salvi. E vai a sapere se anche qui la sbrigativa attenzione ad un problema così pesante è una provocazione o una banale questione di rima. «A voler ben vedere, questi brani sono il riflesso di quel che è l'Italia oggi - taglia corto Francesco Salvi -: magari Garibaldi è stato ferito perché Craxi gli ha sparato alle gambe. Mentre "Mamma mia dammi cento lire" è la storia di uno di Bergamo che, arrivato a New York e visto com'è fatta, decide di tornare a casa subito. Chiede 100 lire alla madre ma lei risponde: non te le posso dare, perché in Italia di 100 lire non ce ne sono più». E «La fattura», com'è nata? «E' autobiografica. A me nessuno vuole mai dare le fatture». Problema non solo suo. Francesco Salvi parla a mitraglia dal video come nella vita di tutti i giorni. Vulcanico, eclettico, surreale, è l'unico comico integrato che abbia scelto di dividersi fra canzoni alla tv e fra Fininvest e Rai. Un anarchico della battuta e delle canzonette, con una linea precisa: «Io sono sempre stato libero, non mi sono mai legato ad una rete». Tanta libertà ha un prezzo: Salvi in verità non ha mai veramente consolidato la propria presenza nel mondo televisivo, né è riuscito a mantenere fino in fondo le promesse iniziali della sua creatività scanzonata e situazionista. Non l'hanno lasciato fare? Cosa sia successo, in fondo non lo sa bene neanche lui: «Il "Megasalvi Show", che andava in onda dopo il "Maurizio Costanzo", ha funzionato bene ma non me l'hanno fatto rifare e non so perché. E' davvero un mistero: forse la demenza di qualche dirigente; non credo ad una strategia. Adesso la Rai mi sta dando delle possibilità: andrei volentieri a lavorarci se avessi un mio programma fisso». Salvi ha la fissa del programma fisso. E su questo continua a battersi con Rai e Berlusconi, che nel corso del tempo gli han¬ no messo il sale sulla coda. «Quando vai a fare un'ospitata argomenta - puoi esser trasgressivo per dieci minuti, ma poi non costruisci niente. Anche Benigni e Grillo sono scomparsi dal video, forse c'è una componente di paura». Lei non si è mai messo a disposizione di Raitre? «Ho avuto due o tre contatti con Guglielmi, ma sono stati sempre bloccati da Raiuno. E i contatti con Raiuno sono stati a loro volta bloccati dalla Fininvest: io non so, ci sono misteriose telefonate di controllo da un polo all'altro, da una rete all'altra. E salta tutto». Percorsi davvero strani, che fanno capire come funzioni in concreto quella che veniva definita la «pax televisiva». «Avere un atteggiamento anarchico come il mio comporta dei casini», ammette il cantacomico. Ma lei conosce l'origine di questi curiosi veti da una rete all'altra? «Un di Curzio Maltese - Che cosa avrebbe scritto oggi Gianni Brera? - Mah, avrebbe scritto che questa Nazionale non c'ha le palle, forse. (Antonio Matarrese, presidente della Federcalcio, Domenica Gol) esempio. Dovevo fare "Fantastico" con la Carrà l'anno scorso, però mi hanno chiamato soltanto dopo quattro puntate: quella sera lì c'era anche Benigni e abbiam fatto un bel picco di ascolto. A quel punto mi hanno chiesto di restare e di prendere il posto di D'Angelo: ma non mi sembrava corretto e mi avevano anche offerto pochissimo denaro. Proprio in quel periodo ero in trattative con Guglielmi, e Maffucci mi ha bloccato: lo so per certo perché me lo ha detto un dirigente della Rai milanese». Troppo vivace, questo Salvi, troppe birichino e perciò castigato? Dai suoi racconti non si salvano neanche in Fininvest: «Succedono cose strane, in tv: con Boldi abbiamo fatto "La strana coppia" ed era abbastanza divertente. Purtroppo hanno preso gli episodi più banali, li hanno imbottiti con la Candid Camera e alla fine il programma era brutto: io non credo all'Auditel, ma eravamo partiti dal 16 per cento e siamo arrivati al 12. Mi arrabbio, ma non ci posso fare niente». Lei non crede all'Auditel? «Non credo che tecnicamente duemila famiglie possano rappresentare 60 milioni di italiani. Ma alla fine sia Rai che Fininvest accettano questi dati, si vede per un accordo loro: per me è più importante se qualcuno mi ferma per strada e mi saluta. "Quelli della notte" di Arbore, più facendo cifre modeste di ascolto, è stato più incisivo dei programmi di Mike Bongiorno». Chi la ferma per strada? «Mai persone che hanno una visione superficiale del mondo. Uomini, donne, bambini, gay di sinistra e di destra: sono trasversalissimo ed è un ulteriore problema. Perché oggi, se vuoi farti ascoltare quando proponi un programma, devi seguire questa logica: esporre l'idea, spiegare da chi l'hai copiata e che ascolto ha fatto l'originale. Se non hai copiato da nessuno, un modello te lo devi inventare comunque. La Rai si è fininvestizzata, la Fininvest si è raizzata e non sai più dove andare». Spesso, a sentire Salvi, è anche meglio non avere delle idee: «Faccio proposte e me le trovo realizzate da altri: avevo pensato un programma sui libri, con una hit parade come i dischi, e l'ho ritrovato in tv con la Casella. Due anni fa volevo fare la gara delle barzellette e mi hanno detto di no, poi l'estate scorsa la Fininvest l'ha mandata in onda. Nei primi mesi del '90 avevo proposto a Berlusconi di fare i quattro moschettieri: io, Teocoh, Gerry Scotti e Braschi dovevamo andare nei vari programmi a rompere le scatole: mi hanno chiamato ma il progetto era ormai realizzato, senza di me. E ora, le mie idee, me le tengo». Marinella Venegoni Un brano dell'ellepì «In gita con Salvi» è dedicato all'evasione fiscale Il comico: «Sono un anarchico dello schermo per questo mi castigano. L'Auditel? Non rappresenta i gusti degli italiani» Nella foto grande Francesco Salvi Poi, da sinistra, il comico genovese Beppe Grillo e Roberto Benigni

Luoghi citati: Bergamo, Italia, New York, Raiuno, Sanremo