Afferrati per le penne

Afferrati per le penne RAPACI Afferrati per le penne Gheppi e avvoltoi, condor e poiane erano sull'orlo dell'estinzione Ora sono protetti e allevati in cattività: e i risultati si vedono NEL coro di deplorazioni che si leva da ogni parte per la minaccia che incombe su tante specie animali, fanno spicco alcune voci incoraggianti che segnalano l'insperato recupero di specie ritenute pressoché scomparse. L'uomo, dopo averle portate sull'orlo dell'estinzione, è riuscito miracolosamente a riacciuffarle per i capelli. Si tratta di rapaci, uccelli stoltamente bersagliati dalla caccia come presunti «nocivi»: aquile e avvoltoi, gheppi e falchi pellegrini, poiane e astori, considerati per secoli nemici da uccidere, a cuor leggero. Il loro massacro era non solo impunito, ma addirittura premiato come un'autentica benemerenza. A questo si aggiunga l'uso indiscriminato e massiccio dei pesticidi. I rapaci, che si trovano all'apice della catena alimentare, ne hanno risentito pesantemente. Le femmine, come diretta conseguenza, depongono uova dal guscio sottile e fragilissimo che si spacca sotto il peso dell'adulto in cova. Così intere popolazioni sono scomparse. Ma alla fine si è1 scoperto quale sia il vero ruolo dei rapaci nell'equilibrio della natura: oltre a essere insostituibili controllori dell'eccesso di popolazione delle specie predate, sono sicuri «indicatori ecologici», indicano cioè lo stato dì salute dell'ambiente. Dove volano nibbi o poiane, l'ambiente è ancora salubre. Dove sono scomparsi, l'ambiente è inquinato. Naturalmente ora i rapaci sono severamente protetti. Si cerca di riparare al mal fatto. E si stanno raccogliendo i primi frutti di questa campagna di ravvedimento. Sono rinate le speranze di salvare il rarissimo condor di California (Gymnogyps californianus), il più grande uccello vivente, con la sua spettacolare apertura d'ali di tre metri. Un gigante che popolava un tempo il Nord America, dalla Columbia Britannica alla Florida. Ancora un secolo fa il rapace planava maestoso nei cieli degli S'.at: Uniti. Poi il suo habitat incominciò a restringersi man mano che s'infittiva la popolazione umana. Con la progressiva messa a coltura delle aree interne, si estendeva l'uso dei pesticidi. Così per i condor, abituati a volare negli spazi silenziosi e incontaminati della natura, la vita si faceva sempre più difficile. Ed ebbe inizio il loro inar¬ restabile declino. Nel 1960 i superstiti erano una sessantina, nel 1983 una ventina, nel 1986 soltanto tre, gli ultimi in natura. Fu allora che scoppiò una furibonda polemica fra chi voleva lasciarli morire Uberi «con gnità» e chi invece, come gli zoo di Los Angeles e San Diego, voleva catturarli per destinarli alla riproduzione degli esemplari che già vivevano in cattività. Prevalse fortunatamente la tesi degli zoo e così grande fu l'esultanza degli studiosi quando nacquero i primi due pulcini. C'era però un pericolo. Se fossero stati allevati direttamente dall'uomo, l'imprinting avrebbe giocato loro un brutto scherzo. Sarebbero stati incapaci di socializzare con i loro simili. Ed ecco trovata la soluzione: li imbecca una'madre artificiale, fatta su modello del condor, e i piccoli accettano il cibo che la mamma di cuoio con i piedi in fibra di vetro propina loro. Un menu composto da giovani topolini sminuzzati e da vomito di avvoltoio. Ne fanno le spese gli urubù (avvoltoi neri) ospiti del Parco degli animali selvatici di San Diego dove l'esperimento si svolge. Vengono ingozzati ben bene, poi spaventati per in- durli a vomitare parte del cibo ingoiato. In questo modo i condor si sviluppano e possono riprodursi felicemente. In quattro anni la popolazione è raddoppiata e si prevede per la fine dell'anno un incremento numerico che la porterà a 64 individui. Non è detto che in questo modo sia scongiurato ogni pericolo. Quando la popolazione è così piccola, basta un cataclisma naturale o un'epidemia per annientarla. Ma indubbiamente oggi le speranze di salvare il condor di California sono molto più alte di sei anni fa. Comunque l'obiettivo principale degli studiosi è qv.ello di reintrodurre la specie in natura ed è quello che già si sta attuando. Nel gennaio di quest'anno sono stati liberati due esemplari nel Sud della California e altri sei sono pronti per il grande passo. Tutto lascia sperare che l'esperimento avrà successo. Un altro rapace sul viale del tramonto è il gheppio di Mauritius (Falco punctatus), indigeno dell'isola omonima. Il declino di questo tipico abitante della foresta ha inizio nel XVI Secolo, quando i coloni europei incominciano la deforestazione dell'isola per far posto alle colture. E l'opera si compie in questo secolo con l'uso indiscriminato del Ddt. Nel 1979 i gheppi di Mauritius sono al limite dell'estinzione. Il loro salvatore si chiama Cari Jones. E' un ornitologo caparbio, che si mette in mente di usare la tecnica della cosiddetta «doppia covata», in uso per le specie in cattività. Si tratta di rimuovere le uova della prima covata non appena deposte. Trasportate in incubatrice, vengono allevate artificialmente. La madre intanto si sente spinta a deporre una seconda covata, che può allevare lei stessa in maniera naturale. Si fa presto a dirlo. Ma per Cari Jones è tutt'altro che facile individuare uno dei due soli nidi di gheppio rimasti nell'isola Mauritius. E' come cercare un ago in un pagliaio. Occorrono mesi di ricerche prima che il nido venga scoperto. E l'esperimento può incominciare, in mezzo a mille difficoltà, tra cui quella di veder nascere tre pulcini maschi dalle prime tre uova sottratte alla madre. Per fortuna negli anni seguenti dalle uova rubate nascono anche femmine. E poco a poco la popolazione si accresce. Tanto che nel 1984 uno dei pulcini allevati in incubatrice viene rilasciato in libertà. Da allora sono stati liberati 241 gheppi. Non tutti sono sopravvissuti. Si calcola che volino oggi liberi in natura da 160 a 180 individui. E il bello è che anche se non hanno ritrovato la foresta in cui la specie era abituata a vivere, i neoliberati si sono adattati a nidificare nelle campagne, dimostrando così una straordinaria flessibilità di comportamento. E' come se si fossero detti: cento volte meglio in uno spazio aperto che in cattività. Isabella Lattes CoHmann Per secoli sono stati considerati nemici da abbattere Ora si scopre il loro ruolo prezioso ri «con ome gli zoo Diego, vostinarli al esemplari n cattività. ente la tesi de fu l'esulsi quando ue pulcini. o. Se fosserettamente ing avrebutto scherncapaci di o simili. soluzione: e artificiaII gheppio di Mauritius è stato salvato da un ornitologo con la tecnica della doppia covata durli a vomitare parte del cibo ingoiato. 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Persone citate: Isabella Lattes, Jones

Luoghi citati: California, Florida, Los Angeles, Nord America, San Diego