Rossi-Celentano, strana coppia

Rossi-Celentano, strana coppia Raitre, ieri sera a «Svalutation» ospite il comico dissacrante di «Su la testa» Rossi-Celentano, strana coppia Santoro al telefono: hai paura della Lega? «No, ha portato pulizia, ma l'Ltalia è una» ROMA. Paolo Rossi? Proprio lui? Sì proprio lui, l'eroe di «Su la testa», è stato l'asso nella manica della seconda e ultima parte di «Svalutation», ieri sera su Raitre. La sua provocazione, la sua anticarineria, hanno movimentato l'happening di Celentano dando vita a un duetto impensato e irresistibile. Con chi si stupiva dell'accoppiata, il direttore di rete Guglielmi ha tagliato corto: «Durante "Su la testa" Celentano ci disse: voglio Paolo Rossi. Glielo abbiamo chiesto e Rossi: "Perchè no? La cosa mi diverte, ci vado volentieri". Rossi è un grande uomo di spettacolo e ritiene Celentano un grande uomo di spettacolo. C'è una grande considerazione reciproca». Rossi naturalmente parla di parolacce. «Dette al punto giusto servono. Per esempio se Garibaldi invece che obbedisco avesse detto... Se la madre di Hitler al padre di Hitler invece di sì avesse detto... E il Titanic, non è affondato per colpa di un capitano perbenista che non ascoltava il mozzo? E se io avessi detto... da Celentano non vado. E invece ho detto sì». Lo sapeva benissimo, Celentano, Che dopo le attese e le speculazioni di questi giorni, la gente avrebbe giocato al «chi c'è, chi manca». E allora ha convocato una colorata varietà di ospiti. C'è Jovanotti, non c'è Francesco De Gregori, Celentano previene ogni critica: «E' che quando i giornalisti annunciano defezioni, poi le defezioni ci sono davvero»... E infatti c'è Claudio Bagliom con un fascio di giornali «Se li avessi letti non sarei venuto». C'è Gianni Morandi, c'è Francesco Baccini. C'è Tonino Finto, il giornalista visto negli spot danzare invidiabilmente sciolto. Lui e l'impareggiabile Gambarotta fanno i due famuli sensati del padrone stravagante. «Che cosa dirà stasera?» si chiedono perplessi. Non c'è il monologo di Celentano. A fare i predicatori giocano invece un po' tutti gli ospiti, con felice trasformazione (anzi «Cambiamento» per rimanere al titolo della puntata), grazie anche al collegamento telefonico con gli spettatori. Collegamento che scandisce il programma, regalandogli un filo conduttore, quello dell'importanza di comunicare. Celentano sabato scorso non aveva voluto nominare la Lega, ma ben sapeva che questa volta avrebbe dovuto pagare la penitenza di alcuni accenni variamente interpretati. Manda avanti Morandi, che chiede al pubblico a casa: «Vorrei sapere perchè ha superato il 37%». Telefona una signora calabrese che abita in Liguria e si lamenta dell'intolleranza. Jovanotti interviene «è colpa dell'ignoranza, c'è un'ignoranza sana che è quella di Celentano e ce n'è una che porta il razzismo». Telefona un altro e si lamenta dell'Italia corrotta e antidemocratica. E Celentano «siamo noi una base fertile alla disonestà, pensiamo un po' troppo al nostro profitto». Riattacca Jovanotti: «Io non so se le canzoni servano, ma ci provo». E canta «Io no», con Celentano, incredibile, ragazzo del coro. Quasi un passaggio di testimone. C'è, ospite telefonico inusitato, Michele Santoro di «Samarcanda». Santoro: «Ma perchè sei preoccupato che la Lega prende voti?». Celentano. «Io non sono preoccupato, ho simpatia per la Lega». Santoro: «Io invece non ne ho, ma preferisco che la gente voti Lega piuttosto che gli altri partiti». Celentano:«Ma certo, hai ragione, dobbiamo alla Lega il fatto che si stia facendo un po' di pulizia: ha interpretato lo scontento della gente. E poi sono d'accordo su 'sta storia del fisco. Però l'Italia deve rimanere una». Baccini parla dei naziskin, ricorda i due anni che ha passato il padre a Mauthausen e canta «Il muro di Berlino». «Quando l'incomunicabilità tocca il fondo, possono succedere di queste cose» è il sintetico commento. C'è Claudia Mori e con il marito imbastisce un duetto di «Viola». Non ci sono i filmati di repertorio. C'è Totò Cascio, senza brani evangelici. C'è sempre tanta bella musica. «Il tuo bacio è come un rock», Morandi con «Tu chi sei» e Baglioni con «Mille giorni di te e di me». C'è Paolo Rossi, con il suo sogno all'incontrario. «Ho fatto un sogno, un sogno all'incontrano. Tutto quello che andava male andava bene... e le parolacce erano Italicus e Piazza Fontana e solo la Svizzera era uguale, perche il contrario di neutro è neutro. E c'era una via, la via Gluck, che era piena d'erba perchè non c'erano case, e c'era un cantante che nel mio sogno si chiamava il Rigido e diceva: ma perché non costruiamo le case e non aveva bisogno di o'iro siamo tutti figli della foca, perché le foche dicevano siamo tutte figlie degli uomini, e poi il sogno sarebbe finito... facciamo una di quelle belle pause?». Grande duetto, Celentano-Rossi. Celentano: Di' quello che pensi. Rossi: E' più facile che Celentano passi per la cruna di un ago che un operaio con un cappotto di cammello vada a cena con la Schiffer. Celentano: dovremmo andare tutti in bici. Rossi: ma la nostra economia è basata sulle macchine. Che diciamo agli operai? Andate a farvi una bella vacanza in Kenya, fra due anni tornate. Se c'è lavoro bene, sennò «on the road again»?. E Morandi e Baccini e Jovanotti «Bravo Paolo». Celentano: «Ehi, ma ci sono anche io». E canta in coro con tutti gli altri «Una carezza in un pugno». Grande, questo Celentano che scende dal trono. Irresistibile. Raffaella Silipo Si parla di parolacce «Dette al punto giusto servono, eccome» Baccini canta «Il muro di Berlino» e attacca i naziskin

Luoghi citati: Berlino, Italia, Kenya, Liguria, Ltalia, Roma, Svizzera