Piovra delle polemiche ma non c'è 6 senza 7 di Fulvia Caprara
Piovra delle polemiche ma non c'è 6 senza 7 Si farà la nuova serie dello sceneggiato Piovra delle polemiche ma non c'è 6 senza 7 Lasciano Perelli, Rulli e Petraglia e si torna a girare in Sicilia ROMA. Alla vigilia del gran finale, spostato da stasera a domani in nome della guerra Rai-Fininvest, la Piovra non smette di far discutere. L'unico dato certo riguarda il futuro: si farà la Piovra 7, ha fatto sapere il direttore di Raiuno Fuscagni, senza il regista Perelli né gli sceneggiatori Rulli e Petraglia, con un'ambientazione italiana, anzi siciliana, limitando gli spostamenti all'estero, in parte responsabili del calo d'ascolto che ha caratterizzato questa serie. «Torneremo in Italia in mezzo alla gente e ai suoi problemi - ha detto il capostruttura di Raiuno Giancarlo Governi -. Il fatto che la Piovra 6 si svolga prevalentemente all'estero ha sicuramente influito sul lieve allontanamento del pubblico». Ma anche i fatti di cronaca degli ultimi mesi, più incisivi e tragici di quelli che qualunque fiction poteva prefigurare, hanno avuto il loro peso: «La Piovra 6 è stata pensata due anni fa ha detto ancora Governi - quando non c'erano state le morti di Falcone e Borsellino e la reazione dello Stato e dell'opinione pubblica. Nonostante questo, però, in alcune cose si è rivelata ancora una volta profetica: il nucleo in cui viene arruolato Davide Licata ricorda da molto vicino la Dia, il personaggio dell'ex politico trafficante Salimbeni rimanda alla figura dell'ex deputato de Lodovico Ligato, e il ritorno di razzismo e antisemitismo è un problema oggi su tutti i giornali». Secondo il regista Perelli anche le critiche sollevate due anni fa da chi aveva accusato la Piovra 5 di alimentare la sfiducia nello Stato, e i ritardi nell'avvio della lavorazione che ne conseguirono, hanno avuto il loro effetto sul prodotto: «Non siamo ciechi e sordi a abbiamo avvertito in giro una certa de- Mezzogiorno e Millardet lusione per questa serie: non dimentichiamo che l'hanno accompagnata anni di polemiche e problemi e che essa è nata in un momento di grande pessimismo'nel Paese». Ma Governi è ancora più esplicito: «La logica dei panni sporchi che si lavano in famiglia ci ha costretto a spostare il tiro altrove, all'estero, a Praga. D'altra parte non è la prima volta che succedono cose del genere: ricordate il famoso "Umberto D"? Pure allora Andreotti tirò fuori la storia dei panni sporchi!». Più cauti nelle argomentazioni il direttore Fuscagni e il produttore Sergio Silva. Per il primo lo sceneglll giato resta un successo internazionale anche al di là del «discorso sui numeretti» (cioè sull'Auditel); per il secondo il calo d'ascolto di quest'anno deriva dal fenomeno della ((frantumazione dell'audience e dal fatto che, rispetto al passato, la Piovra 6 ha un peso sociologico più basso». Per il finale ancora misterioso i responsabili tv si aspettano un picco di audience, anche grazie allo slittamento di programmazione: «Vogliamo rispettare i due milioni di telespettatori in più che seguono la tv il lunedì» ha spiegato Fuscagni. La conclusione della storia, che sarà, fra le tre disponibili, quella iniziale, scritta da Rulli e Petraglia nella sceneggiatura, arriva dopo una catena di scene madri e colpi di teatro: il suicidio di Lorenzo Ribeira, la morte del mafioso Brenne il duello all'ultimo sangue tra Licata e il bandito Santino, e soprattutto l'aggghiacciante figura del banchiere Litvak, un fantasma del nazismo che si nasconde dietro l'identità di un deportato ebreo sfuggito alla morte. Fulvia Caprara lll Mezzogiorno e Millardet
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