Pettegoli junghiani, vado via

Pettegoli junghiani, vado via polemica. Carotenuto lascia la sua associazione psicoanalitica Pettegoli junghiani, vado via «Dicono che faccio l'amore con le mie pazienti e prendo troppi soldi: colpi bassi, non drammatizzo» Tv! roma L ' EDUZIONI amorose e m pasticci finanziari: è l'ora 1 | dei lettini turbati, bolhi. I lenti. Ci sono stati scandali, altri starebbero per scoppiare. Che succede ai nostri psicoanalisti? Aldo Carotenuto, junghiano, professore alla Sapienza, risponde così: «Dappertutto c'è invidia, anche nelle comunità psicologiche. Si ricorre agli strumenti più lerci. Io stesso vengo molto combattuto». Che cosa intende per «strumenti lerci»? «Parlo chiaro: se io durante una seduta vado a fare pipì, Carotenuto diventa uno che cammina con i calzoni sbottonati o addirittura nudo. Succede perché un mio allievo per fare carriera è costretto a farsi psicoanalizzare anche da altri due o tre analisti e questi vengono a sapere tutto di me e contro di me lo utilizzano. Gli psicoanalisti vivono di guerre sorde. Io sono la punta di diamante di Jung in Italia: per questo sono vittima di calunnie». Di che cosa la accusano? «Dicono che faccio l'amore con le mie pazienti e che prendo troppi soldi, che scrivo troppo, che vado troppo in tv. Colpi bassi e scandali sono strutturali nelle nostre categorie: non li drammatizzo». Però non è strutturale il caso dell'altra settimana, dello junghiano Paolo Bertoletti, presidente di una finanziaria in fallimento: pare abbia chiesto denari a pazienti. E a novembre il caso Traversa, uno scandalo sessuale tra i freudiani... «Conosco il Bertoletti: non è una cattiva persona, non è un Verdiglione. E' solo un fesso. Ha ereditato la finanziaria dal padre e si è messo a fare un mestiere che non 'è il suo. Queste vicende sono la spia di una crisi: gli psicoanalisti non si riuniscono in associazioni per soli motivi culturali. C'è il pericolo che vincano ragioni e lotte di mercato». Lei da pochi giorni non fa più parte dell'Alpa, una delle due associazioni di psicoanalisti junghiani. Perché? «Ho sentito il desiderio di essere più libero. Ho molti impegni e ho dato le dimissioni». Che cosa risponde a chi dice che lei è stato costretto a darle? «Le malignità esistono sempre; il motivo vero è quello che ho detto. D'altra parte, dall'associazione non ho mai ricevuto nulla di positivo». Basta con gli scandali. Professor Carotenuto, lei ha diretto il «Trattato di psicologia analitica» in due volumi, appena uscito dalla Utet. Più di 50 studiosi hanno messo a fuoco le idee junghiane e i rapporti di queste idee con la cultura di ieri e di oggi. Qual è lo scopo di quest'opera monumentale? «Jung ha scritto molto di più di Freud e non si è mai preoccupato di sistemare il suo pensiero. Ci abbiamo provato noi, senza tradirlo». Quale aspetto di Jung avete portato in primo piano? «Si dice che la psicoanalisi guarisce: una banalità, perché la guarigione in psicoanalisi non esiste. E' un termine medico. Jung aiuta il paziente a rintracciare ciò che lo caratterizza e lo rende un individuo. Ognuno deve ritagliare se stesso da uno sfondo sociale che lo opprime: è un differenziarsi, un liberarsi dai pregiudizi e dalle idee collettive, un appropriarsi di sé e degli altri. E' lo Jung che vale: egli stesso si riteneva in questo senso il vero erede di Freud». Quale distinzione lei sente come fondamentale tra Jung e Freud? «Jung ha uno sguardo prospettico, diretto al futuro: il paziente è aiutato a realizzare il progetto che ha in sé. Freud ha uno sguardo quasi retrospettivo, volto soprattutto a scoprire le cause di un sintomo». Come è cambiato nel tempo il suo lavoro di analista? «C'è stata una tale osmosi che diviene ridicolo presentarsi oggi come freudiano, junghiano o altro. Tutti fanno più o meno le stesse cose; solo le teorie sono differenti. Io ho 60 anni e faccio analisi da 32: ho imparato che esistono le psicologie, non la psicologia; sono portato a un'integrazione». Qual è la sofferenza più diffusa tra i suoi pazienti? «L'infelicità dei rapporti umani. "L'inferno sono gli altri", dice¬ va Sartre. Naufragano soprattutto i septimenti, che crediamo eterni e invece nascono e muoiono. Moltissimi matrimoni sono fonte di sofferenza perché al loro interno uomini e donne fanno l'amore con chi non amano più. Una violenza atroce. Chi viene da me soffre di questo e spesso non lo sa... Si parla di un affetto tra coniugi fatto di abitudine, di complicità e dolcezza: cose false». Da quale paziente lei ha imparato di più? «Da uno scrittore che si era arreso davanti alla pagina bianca. Ha sciolto il blocco creativo dopo quattro anni di cura: lo scrivere è un'esposizione di sé, e l'esposizione può procurare ansia e angoscia come di fronte a una castrazione. Questo scrittore è venuto da me 20 anni in tutto: è stato un rapporto utile perché ho quasi vissuto un'altra forma di vita, quella di un mondo letterario a me lontano. La stessa esperienza l'ho avuta con alcuni attori sconvolti: il pubblico era lì davanti nell'ombra e loro volevano scappare e piangere». La maggior parte dei pazienti a che età viene da lei? «Sono molto aumentati gli anziani. Ne ho alcuni più che settantenni: riammobiliano per così dire le stanze della loro vita, si svelano a se stessi e fronteggiano la fine, la morte». Rimprovera qualcosa ai freudiani? «Rivendicano un'egemonia sull'intera psicoanalisi: non gliela concedo. Tra i freudiani distinguo gli intelligenti dai cretini. I primi capiscono questo discorso». E ai seguaci di Lacan che cosa obietta? «Fanno esattamente quello che faccio io, ma lo camuffano con i nomi più astrusi. Quando il linguaggio non comunica più, sono sospettoso». Quale libro le è più vicino? «Queste cento pagine color ruggine: sono i Tre contributi alla teoria sessuale di Freud in un'edizione napoletana del '21. Ne rimasi sconvolto. Avevo 13 anni. Lo scoprire le cause nascoste del comportamento ha determinato il seguito della mia vita». Claudio Alta rocca E intanto esce il grande «Trattato» j con 50 studiosi j Freud e Jung in un disegno di Mark'English (da «Graphis annual») Aldo Carotenuto: mentre esce il grande «Trattato di psicologia analitica» da lui diretto per l'Utet, si dimette dall'Alpa. Nell'immagine alla sinistra, Jacques Lacan

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