Rai, padre Mariano cercasi contro lo sbadiglio religioso

Rai, padre Mariano cercasi contro lo sbadiglio religioso Candidati all'eredità: don Gheddo e il cappuccino Cantalamessa Rai, padre Mariano cercasi contro lo sbadiglio religioso PROGRAMMI IN CRISI ROMA ON c'è più lui. E alle rubriche religiose si sbadiglia. «Parola e vita» il sabato pomeriggio su Raiuno, «Prossimo tuo» la domenica mattina su Raidue. Prediche, sermoni, filmati. Programmi soporiferi, l'audience che non decolla. Ah, se ci fosse padre Mariano. Quindici milioni di spettatori secondo le cronache Rai del dicembre '61. Quel saio francescano dietro la scrivania, il crocifisso alla parete, la barba, gli occhiali con le lenti spesse e la montatura nera. E poi quella voce che per dodici anni, dal 1955 al '67, inaugurava e concludeva la trasmissione con la frase che sarebbe diventata slogan nazionale: «Pace e bene a tutti». Ridateci padre Mariano. Ridateci la sua «Posta», la sua cultura, il candore televisivo, la capacità di catturare audience. La parola d'ordine è ormai una valanga. Emerge puntuale dalle lettere pubblicate da riviste cattoliche come II messaggero di Sant'Antonio e Famiglia Cristiana, coinvolge uomini come Carlo Biase, responsabile della rubrica «Parola e vita» e monsignor Francesco Ceriotti, direttore dell'ufficio comunicazioni sociali della Cei: «Ce ne fossero di padre Mariano. Ma dove andiamo a trovarli?». Bell'esempio di tv, quella del frate, nome vero Paolo Roasenda, torinese, laureato in lettere e filosofia, scomparso nel '72 e prossimo alla beatificazione. Lo riconosce anche il direttore dell'Unità, Walter Veltroni, autore de I programmi che hanno cambiato l'Italia (Feltrinelli): «Era divenuto un personaggio e aveva raggiunto una riconoscibilità e popolarità immense. Era un grande divulgatore, dava l'impressione, affascinante, di trovare le parole comprensibili, per raccontare cose profonde». Un prodotto della tv di Filiberto Guala e Ettore Bernabei. Un'altra immagine di quella «tv innocente» ora tornata di moda, che qualche critico e storico del piccolo schermo non esita a contrapporre alla «tv spazzatura». Chi potrebbe prendere l'eredità di padre Mariano? In Rai un'idea ce l'hanno. Stessa barba, stesso saio, stessa preparazione. Padre Raniero Cantalamessa, francescano cappuccino, è ordinario di Storia delle origini cristiane all'Università cattolica di Milano. Ha scritteparecchi libri e in questi giorni sta predicando in un ritiro spirituale alla Casa Pontificia. «Assomiglia pure un po' a padre Mariano», aggiunge Biase. Per, ora comunque, un nipotino del frate francescano la Rai ce l'ha sotto mano. E' Piero Gheddo, 63 anni, missionario. Commenta da quattro settimane il Vangelo in «Parola e vita » e gli indici di ascolto sono raddoppiati: da un milione a due milioni di spettatori. E non è la prima volta che padre Gheddo fa centro. Nell'88 e nel '91 lo chiamarono a Raidue a leggere il Vangelo, e anche allora l'audience ebbe un'impennata. E' lui il nuovo padre Mariano? «Non esageriamo - risponde -: sono lo stile e la concretezza a fare il successo di un predica1 ore. Ha ragione il mio amico Indro Montanelli: all'uomo, prima di tutto, interessa l'uomo. Non le teorie, le chiacchiere. Ma il concreto». E il Vangelo è concreto? «Il Vangelo parte dai fatti e spiega l'uomo. E porta gioia, speranza. Affoghiamo nel pessimismo. Perché padre Mariano piaceva così tanto alla gente? Perché rendeva concreta la speranza». Mauro Anselmo «Ha ragione Montanelli la gente vuole il concreto» Da sinistra Padre Mariano, il nuovo telepredicatore Cantalamessa e, qui a fianco, Walter Veltroni, direttore dell'Unità

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