Calvi, il superteste in fuga gioca d'attacco di Vincenzo Tessandori

Calvi, il superteste in fuga gioca d'attacco Intervistato in Spagna da Panorama: «Parlerò con i giudici». Gelli lo smentisce: mai avuto contatti Calvi, il superteste in fuga gioca d'attacco Conferma: ho pagato i killer, la Rothschild è la banca della P2 ROMA. Lo «gnomo» conferma: fu proprio lui, Juerg Heer, 56, banchiere di Zurigo, il tramite fra la loggia P2 e i killer di Roberto Calvi. Ricevette una «ventiquattrore» zeppa di banconote e la passò a «due italiani in Mercedes». Lo racconta a «Panorama» che lo ha incontrato in Spagna. Più che raccontare, Heer sembra inviar messaggi e tace i nomi scabrosi o soltanto scomodi. Sia pure in maniera indiretta, Heer ha già fatto sapere al magistrato romano Francesco De Leo, che vorrebbe interrogarlo, quanto sarà riservato, su taluni punti. Dunque, il delitto Calvi. Sulla cifra passata ai killer precisa che non si trattava di 5 milioni, come in precedenza aveva detto: «La valigetta era aperta e guardai il contenuto. Era piena di di biglietti da 10 e 100 dollari Non so esattamente l'ammontare». Non è certo per questa sua curiosità che il barone Elie de Rothschild, presidente dell'istituto di credito, un giorno lo ha bollato: «Heer è un criminale estremamente furbo e un disertore». Con la banca è guerra e Heer va all'attacco: «Voglio dimostrare che non solo io ero un criminale, ma criminale era il sistema in cui lavoravo». In realtà, nei giorni scorsi l'ex-banchiere aveva corretto proprio l'aggettivo «criminale» in «corrotto». Sia come sia, afferma che la Rothschild sarebbe stata «la banca della P2». «Ma io non l'ho mai sentito nominare questo signore e nella banca Rothschild non ho mai messo piede. Mai avuto rapporti, e gli inquirenti lo sanno», tuona da Arezzo Licio Gelli che proprio per la vicenda Heer ha sparato una raffica di querele: nove per l'esattezza, contro giornali. Ma c'è un pentito, questo svizzero. «I pentiti? Ma io darei loro doppia condanna: per quello che hanno fatto prima e poi perché sono infami. Poche nazioni usano i pentiti». Da condannare anche i pen- titi della mafia, anche se taluni di loro aiutano lo Stato? «Sì. Troppo comodo cavarsela così. Eppoi, tutto questo parlare, non è certo una cosa positiva!». Insomma, lei è allineato sulle posizioni di Martelli? «No, sulle mie. Il punto è che i partiti non hanno più nessun credito, sono squalificati». Certo, lei e la sua loggia non avete contribuito a migliorare la situazione. «Noi? Ma noi volevamo rafforzarla». In ogni modo, ripete, nessun contatto con quella banca di Zurigo. Eppure, con gli svizzeri ha avuto molti rapporti di affari e ora reclama il denaro confiscatogli dalla giustizia elvetica: «Sono 70 milioni». Di lire, signor Gelli? «No, no: di dollari». Non c'è soltanto la P2, nei lungo racconto di Heer. C'è il nome di Ligresti, «un cliente portato dall'avvocato Gambazzi»; ci sono gli affari di Ligresti, con la Rothschild. Quelli di Angelo Rizzoli: «Era nostro cliente». E quelli di Bruno Tassan Din: «Un uomo un po' matto». Alia domanda: Facevate affari con altri grandi gruppi industriali italiani?, risponde: «Certamente sì». «Faccia qualche nome. "Li faccia lei". Il gruppo Agnelli? "No". Carlo De Benedetti? "Sì"». Eppoi, quella sporca storia della valigetta zeppa di dollari destinata ai killer. «E' disposto a rivelare ai giudici il nome della persona che le commissionò l'operazione? "No"». Vincenzo Tessandori II corpo di Calvi fu trovato dieci anni fa, sotto un ponte di Londra

Luoghi citati: Arezzo, La Loggia, Londra, Roma, Spagna, Zurigo