Napoli, un lutto firmato camorra
Napoli, un lutto firmato camorra Tensione ai funerali delle vittime del crollo per una necrologia del capoclan Napoli, un lutto firmato camorra Strappati dalla folla i manifesti funebri della cosca Il cardinale Giordano: «Aiutiamo chi ha perso tutto»- NAPOLI. Ore nove, chiesa di Santa Maria della Neve, nel cuore del quartiere Ponticelli: è qui che Napoli si preparajra celebrare l'ultimo atto di una tragedia che pochi dimenticheranno. Le bare di dodici vittime del crollo dello stabile in via Camillo De Meis sono già allineate davanti all'altare. Ne mancano solo due, quelle di Vincenzo Punzo e di sua moglie Ida: per loro i familiari hanno voluto funerali in forma strettamente privata. Sono arrivati in tanti a porgere omaggio alle vittime della sciagura avvenuta mercoledì all'alba: circa quindicimila persone, che si accalcano nella piazza, sul sagrato, sotto le navate in cui l'arcivescovo Michele Giordano celebra la messa solenne, trattenute a stento dalla polizia intervenuta in forze. Fuori dalla chiesa, però, la commozione rischia di trasformarsi presto in rabbia. Succede poco dopo l'inizio della funzione religiosa, quando un vecchio stizzito con gli occhi arrossati tenta di strappare uno dei tanti manifesti listati a lutto, affissi sulle colonne del portale. Chi ha scritto il messaggio mastica a stento l'italiano: «La famiglia Nocerino, a nome di tutti gli abitanti di via Crisconio, sentono il bisogno di estendere il proprio dolore alle famiglie delle vittime», recita l'avviso funebre. «Vergogna - grida il vecchio -. Questi maledetti non si fermano neanche davanti ai morti». Quei «maledetti», i Nocerino, sono i capi di una cosca camorrista che a Ponticelli fa il bello e il cattivo tempo. Il capofamiglia, Ciro, soprannominato «'o filosofo», era buon amico del boss Raffaele Cutòlo e da anni è in lotta con il clan di Andrea Andreotti. Qualcuno chiama un poliziotto, che si fa largo tra la folla e annota il nome della tipografia stampato su un bordo del manifesto. «Faremo accertamenti» assicura. Dentro la chiesa c'è una calca indescrivibile. Dall'altare risuonano le parole del cardinale Giordano: «Napoli non potrà togliersi i segni del lutto se non verranno garantite condizioni dignitose di vita per chi ha per- so tutto». Le frasi suonano come monito ed esortazione ai politici che siedono in prima fila: il sindaco, Nello Polese, il presidente della giunta regionale Ferdinando Clemente di San Luca, i vertici della Provincia. Davanti all'altare, i familiari delle vittime siedono sul pavimento, con le braccia strette attorno alle dodici bare. Cinque sono dipinte di bianco: contengono le spoglie dei bambini che la morte ha sorpreso nel sonno, all'alba di mercoledì. Domenico Giannelli, il padre di due di loro, è sopraffatto dal dolore e dalla tensione: piange accanto ai feretri, accarezza le targhe di ottone sulle quali sono incisi i nomi delle figlie, Mariagrazia e Alessandra. In chiesa avrebbe dovuto esserci anche il ministro dell'Interno, Nicola Mancino, che però è stato trattenuto a Roma da impegni di lavoro. E' arrivato a Napoli solo dopo le 12, per visitare i feriti. Fulvio Milone <* <»»» Sfc. '«'.%«' «tifo *^ . Il manifesto funebre firmato dalla famiglia Nocerino che ha scatenato l'indignazione della folla presente ai funerali Un poliziotto ha annotato il nome della tipografia che l'ha stampato
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