Israele spara sulla rabbia palestinese di Aldo Baquis

Israele spara sulla rabbia palestinese Oggi la Corte Suprema discute il ricorso dei 400 espulsi, il governo respinge l'appello Onu Israele spara sulla rabbia palestinese i La folla attacca i soldati, 7 morti tra cui una bimba TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Almeno sette palestinesi sono rimasti uccisi e altri trenta feriti ieri nella prima delle «dieci giornate di collera e di sangue» decretate dal Comando unificato dell'Intifada per protestare contro l'espulsione in Libano da parte di Israele di oltre 400 attivisti islamici della Cisgiordania e di Gaza. Per gli espulsi, la situazione resta drammatica: ieri, mentre volontari della Croce rossa internazionale e del movimento sciita «Hezbollah» erigevano per loro un accampamento di fortuna a metà strada tra i posti di blocco dell'esercito nazionale libanese (a Nord) e di una milizia cristiana ausiliaria di Israele (a Sud), hanno sentito esplodere vicino a loro una granata. Si trattava, secondo i programmi in lingua araba di Radio Montecarlo, di un ammonimento dei miliziani cristiani affinchè gli espulsi non cercassero di tornare in Israele. A Gerusalemme, dove oggi il governo si riunirà per analizzare le conseguenze politiche e militari dell espulsione della leadership politica dei movimenti integralisti «Hamas» e «Jihad islamica», vari portavoce del governo hanno già respinto la condanna emessa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gad Ben Ari, un portavoce del primo ministro Yitzhak Rabin, si è lamentato che la condanna è «a senso unico» e che non menziona il fatto che gli espulsi appartengono a movimenti che si prefiggono «la distruzione dello Stato d'Israele e il fallimento dei negoziati di pace». Da parte sua, il viceministro degli Esteri, Yossi Beilin, ha escluso che Israele accoglierà la richiesta dell'Onu di acconsentire al rientro degli espulsi,...... ,i. . ■ Gli incidenti più gravi sono avvenuti a Khan Yunis, nella striscia di Gaza, dove la popolazione ha sfruttato una breve sospensione del coprifuoco - in vigore da sei giorni - per riversarsi in strada e per aggredire le pattuglie militari con il lancio di blocchi di cemento, di spranghe di ferro e di altri oggetti contundenti. «I soldati ha precisato in serata un portavoce militare a Tel Aviv hanno aperto il fuoco solo quando si sono trovati in immediato pericolo di vita». Secondo fonti palestinesi, per sedare la sommossa sono intervenuti anche elicotteri che hanno caricato la folla lanciando gas lacrimogeni. Il bilancio di questi scontri è stato di sei palestinesi uccisi (tra cui una bambina di nove anni, l'autista di un'ambulanza e un uomo affacciato al balcone di casa) e di decine di feriti. A Sabra, un quartiere di Gaza, testimoni oculari hanno affermato che tra i dimostranti vi erano attivisti di «Al Fatah», a volto scoperto, armal I di pistole, scuri e bottiglio incendiarie. Un altro palestinese è morto durante scontri nel campo prò- fughi di El Arrub, in Cisgiordania. Il governo militare israeliano nei Territori ha intanto reso noti i nomi dei 415 espulsi, 400 dei quali appartengono a «Hamas» e i rimanenti alla «Jihad islamica». «Con questa misura - ha affermato il capo di stato maggiore, generale Ehud Barak - abbiamo inferto un duro colpo a queste due organizzazioni». Fra i nomi di spicco vi sono due leader di «Hamas», Mahmud al Zahar e Abdel Aziz Rantisi, e due della «Jihad», Taher Lulu e Abdallah Zak. Nella zona di nessuno ove è bloccato, Rantisi ha dichiarato ieri alla stampa libanese che è ferma intenzione degli espulsi di non accettare altra soluzione che non il rientro in patria. «Se necessario - ha detto - costituiremo qua un campo profughi palestinese». Altri espulsi hanno riferito che, durante il tragitto tra le prigioni israeliane e il confine con il Libano, i soldati israeliani di scorta hanno detto loro: «Dimenticatevi Israele, perché non lo rivedrete mai più». Formalmente, gli attivisti sono stati «allontanati» per periodi compresi da uno a due anni, e possono fare ricorso entro 60 giorni contro questo provvedimento. Oggi intanto la Corte Suprema israeliana ascolterà un nuovo ricorso presentato da due legali di un'organizzazione israeliana per i diritti civili. Essi sostengono che le espul- sioni devono essere revocate in quanto, nel posto dove sono rimasti bloccati, gli espulsi non hanno alcuna possibilità di sostentamento. Sempre oggi, nella seduta del governo, i tre ministri del «Meretz» intendono dare battaglia. Hanno accettato le espulsioni in massa a denti stretti, hanno spiegato, e sulla base delle valutazioni delle au¬ torità militari. Adesso esigono però che il governo Rabin non smentisca la sua asserita volontà di cercare un accordo di pace con i palestinesi moderati. Per questa ragione, chiederanno per la prima volta che il governo di Gerusalemme intavoli un negoziato, alla luce del sole, con l'Olp. Ma i drammatici eventi sul terreno, e la situazione prein¬ I palestinesi espulsi da Israele aprono i pacchi di generi alimentari distribuiti dalla Croce Rossa Nella zona il freddo è pungente si temono epidemie tra i deportati [FOTO EPA] i surrezionale creatasi a Gaza, lasciano pensare che la proposta giunga ormai troppo tardi: l'Olp sta cercando di imbastire una linea comune di reazione con i rivali politici di «Hamas», e Rabin tenta di allargare la base del suo governo, includendo il partito laico di destra «Zomet». Aldo Baquis