Per le credit-card altri quattro arresti

Per le credit-card altri quattro arresti Terza fase dell'inchiesta iniziata a luglio Per le credit-card altri quattro arresti Quattro arresti nell'inchiesta delle carte di credito contraffatte: dopo i due blitz di luglio e ottobre che avevano portato alle Vallette 19 persone, il giudice delle indagini preliminari Ombretta Salvetti ha firmato nuovi provvedimenti di custodia cautelare in carcere, dietro richiesta del pm Andrea Bascheri. Gli arrestati: Giovanni Giannotti, 49 anni, titolare del negozio di calzature Bruschi di piazza San Carlo; Rolando Costanza, 44 anni, titolare del negozio di articoli hi-fi «L'Acchito Shop» di Caluso; Antonino Sette, 45 anni, titolare della gioielleria «Seven Gold» di corso Orbassano 161; Bruno Curreli, 47 anni, titolare delle omonima gioielleria che ha sede in via Mogadiscio 16/C. Curreli era già stato arrestato a ottobre, quindi rilasciato. I quattro sono stati fermati ieri mattina dai finanzieri del Nucleo regionale di Polizia tributaria. L'accusa: uso indebito di carte di credito, un reato previsto dall'articolo 12 della legge 197 del 1991, punito con il carcere da uno a cinque anni e la multa fino a tre milioni. I commercianti sono stati interrogati dai magistrati nella caserma di corso IV Novembre, poi trasferiti alle Vallette. E' questa la terza tranche dell'inchiesta partita a luglio con il clamoroso blitz che aveva portato in carcere gioiellieri, proprietari di ristoranti, titolari di negozi prestigiosi, tutti concentrati in via Roma e piazza San Carlo. Tra i più noti Angelo Tiani, uno dei titolari del Caffè Torino, Massimo Molina, socio della boutique Clicò, Ugo Fiorio, titolare della gioielleria Astrua e concessionario Rolex. Il salotto buono di Torino fu sconvolto dalle perquisizioni della Guardia di Finanza. Le indagini accertarono che a Torino era entrata in azione una banda di truffatori, munita di carte di credito contraffatte. La base era il Caffè Torino, dove qualcuno, forse lo stesso Tiani, riusciva a copiare con un apparecchio la banda magnetica della carta con cui ignari clienti pagavano il conto. Quella «banda» veniva poi riportata su un'altra carta rubata (o su una «white card»). E i truffatori potevano così acquistare a man bassa abiti griffati, gioielli e altri oggetti di lusso. Nella maggior parte dei casi questi agivano con la complicità di alcuni negozianti, a cui presentavano una card ancora da punzonare (e che quindi avrebbe dovuto essere rifiutata): queste carte provenivano da uno stock di 2 mila pezzi fatti da una ditta che aveva chiuso poi i battenti circa un anno fa. L'acquisto veniva poi addebitato sul conto di un titolare di carta a cui era stata sottratta solo la banda magnetica. In molti casi si trat¬ tava di vendite fittizie, cioè la merce restava in vetrina. Il commerciante si faceva pagare dalla banca e divideva poi con il complice. Un giro miliardario, che coinvolse persone insospettabili e giocatori di professione, che avevano sempre bisogno di denaro fresco. A ottobre, secondo blitz. Alle Vallette finirono Vittorio Urbani, titolare del ristorante di via Saluzzo 4, abituale ritrovo di vip e calciatori; Domenico e Francesco Sette, contitolari della gioielleria Seven Gold; Roberto Ghetti, della Iulini Hifi, e altri sette commercianti. C'è anche Bruschi, via Roma Già trasferiti alle Vallette A destra, Giovanni Giannotti titolare d Bruschi, e Antonino Sette Rolando Costanzo di Caluso a destra Bruno Curreli gioielliere

Luoghi citati: Caluso, Torino