Film italiani a Natale viaggiare, scappare, cambiare

Film italiani a Natale viaggiare, scappare, cambiare «Al lupo al lupo» di Verdone e «Sognando la California» di Vanzina Film italiani a Natale viaggiare, scappare, cambiare Come in un'immaginaria agenzia di viaggi o in un punto di fuga, come per evadere dalla difficoltà italiana o per inseguire una moda, come per voler scappare o per poter cambiare, tutti i nostri film delle feste di fine d'anno (nell'ordine: «Puerto Escondido», «Ricky e Barabba», Jackpot», «Sognando la California») sono storie di viaggio, di uscita dall'angustia del proprio ambiente, di mutamento del paesaggio, di ricerca d'un Altrove che non c'è. Tra tutti, «Al lupo al lupo» di Carlo Verdone è quello che più esattamente fa coincidere, come nella classica tradizione letteraria e cinematografica americana, l'andare sulle strade e il viaggio interiore, un itinerario fisico e un percorso psicologico: non è per caso che il viaggio compiuto dai suoi personaggi è soltanto italiano, limitato anzi quasi esclusivamente alla Toscana dopo una partenza da Roma. Si svelano posti belli e ben scelti, raramente visti al cinema: Cala di Forno, la Maremma, Siena, la Val d'Orda, le cave di marmo delle Apuane, Bagno Vignoni. Si ritrovano uniti due fratelli e una sorella che si frequentano poco: il dotato pianista e concertista Sergio Rubini, il cialtronesco disc-jockey Carlo Verdone, la borghese moglie scontenta e adultera Francesca Neri. Il loro padre, uno scultore famoso, amato e insieme esasperante, è scomparso: per una volta insieme, i figli cominciano a cercarlo con ansia allarmata e con distrazione insofferente. Lo cercano nelle case di famiglia, al mare e in campagna, dove sono stati bambini, dove il padre è di certo passato disseminando segni della propria presenza e memorie d'infanzia dei figli: Francesca Neri rivede disegni del padre che la ritraggono bambina e si commuove; Verdone ritrova la sua vecchia chitarra elettrica e vede confermato nei piccoli film domestici il suo destino d'eterno colpevole, di quello che prende le sberle; sfogliano gli album di vecchie fotografie, ripensano alla madre morta e all'odio di lei per il padre traditore («un egoista che se ne frega di tutti»). Rinasce la rivalità tra i fratelli, Rubini dignitoso formalista, Verdone sbracato e frustrato («Non sono la sottomarca della famiglia, io»); tutt'e due si ritrovano ugualmente sconcertati e scandalizzati quando la sorella li informa con volubilità d'aver fatto per la prima volta l'amore a tredici anni, e quando Verdone ascolta il fratello suonare si vergogna del proprio rapporto chiassoso e sgangherato con la musica: «Mi faccio proprio schifo», però: «La vita mia continua, pure se è di merda». Si parlano, litigano, si conoscono un poco, si disprezzano meno, e alla fine trovano il padre. Anche lui, fuggendo dalla propria celebrità e dal peso degli affetti, ha fatto un viaggio attraverso i luoghi della vita ormai trascorsa, per salutarli e per approdare poi alla solitudine, per «morire senza essere morto». Verdone disc-jockey, con un alto cappello a cono da mago, un mantello stellato, gli occhialetti ciechi e una mimica brutale per incitare o domare i ballerini di rave parties, è assolutamente irresistibile. Verdone regista è intelligente e delicato, capace di autocontrollo e di lasciare spazio agli altri bravi interpreti. Ma il film ha zone inerti, slungate oppure poco significative, soprattutto nella parte finale dove sembra girare a vuoto su se stesso. Persino nei viaggi più interessanti capitano giornate vacue, tediose: è una caratteristica anche di tutti i viaggio-film italiani delle feste di fine d'anno. Lietta Tornabuoni AL LUPO AL LUPO di Carlo Verdone con Carlo Verdone, Sergio Rubini, Francesca Neri Commedia. Italia, 1992. Cinema Arlecchino di Torino; Astra di Milano; Ciak, Eurcine, Europa, Gregory, Metropolitan, Paris di Roma. SPETTACOLI Sabato 19 Dicembre 1992 19 «Al lupo al lupo» di Verdone e «Sognando la California» di Vanzina Film italiani a Natale viaggiare, scappare, cambiare Come in un'immaginaria agenzia di viaggi o in un punto di fuga, come per evadere dalla difficoltà italiana o per inseguire una moda, come per voler scappare o per poter cambiare, tutti i nostri film delle feste di fine d'anno (nell'ordine: «Puerto Amici miei 90 Un quartetto contro Bossi IL siculo Nino Frassica è un ginecologo single, il lombardo Massimo Boidi è un dentista di moda divorziato, il romagnolo Maurizio Ferrini è un modesto medico generico in una Usi in cerca dell'anima gemella, il romano Antonello Fassari è un chirurgo in carriera grazie al suo matrimonio con la figlia di un primario. Sono gli «Amici miei» Anni Novanta nella versione dei fratelli Vanzina: un gruppetto di ex goliardi imborghesiti che si ritrovano a realizzare sulla soglia dei quaranta il sogno giovanile di attraversare l'America da costa a costa. E senza una lira in tasca come avrebbero fatto negli anni spensierati dell'università. Infatti Massimo Boldi, il più ricco, ha dimenticato le sue ventiquattro carte di credito a casa e l'agiato Antonello Fassari non può usare la sua se non vuol essere scoperto dalla moglie che lo crede impegnato nel lavoro. A bordo di un'auto che ha conosciuto tempi migliori, i quattro compagni di avventura viaggiano nei luoghi resi mitici dal cinema, dal Bayou alla Monument Valley, mangiando i fagioli come John Wayne con relativo disturbo intestinale, sfidando all'inseguimento la polizia stradale con relativa multa, affrontando le rapide in canoa con relativo pagamento di danni, Litigando in continuazione e sempre riappacificandosi. Finché al ritorno, sospirando al ricordo delle belle ragazze conosciute sulle spiagge del Pacifico, i nostri eroi non si accorgono che l'importante non è la California, bensì la capacità di sognare, essere amici, ridere insieme e prendere la vita per quello che è. Giocando con divertimento sul registro dell'antica farsa nostrana, l'affiatato quartetto interregionale di attori - ma lo scatenato Boldi fa la parte del leone - si rivolge a tutto il pubblico italiano contro i pregiudizi dell'onorevole Bossi. Alessandra Levante» SOGNANDO LA CALIFORNIA di Carlo Vanzina con Massimo Boldi, Nino Frassica, Maurizio Ferrini, Antonello Fassari, Bo Derek Italia, 1992. Commedia Cinema Lux di Torino; Barberini, Academy Hall, Garden di Roma; Apollo, Tiffany di Milano DEOEscondido», «Ricky e Barabba», Jackpot», «Sognando la California») sono storie di viaggio, di uscita dall'angustia del proprio ambiente, di mutamento del paesaggio, di ricerca d'un Altrove che non c'è. Tra tutti, «Al lupo al lupo» di Carlo Verdone è quello che più esattamente fa coincidere, come nella classica tradizione letteraria e cinematografica americana, l'andare sulle strade e il viaggio interiore, un itinerario fisico e un percorso psicologico: non è per caso che il viaggio compiuto dai suoi personaggi è soltanto italiano, limitato anzi quasi esclusivamente alla Toscana dopo una partenza da Roma. Si svelano posti belli e ben scelti, raramente visti al cinema: Cala di Forno, la Maremma, Siena, la Val d'Orda, le cave di marmo delle Apuane, Bagno Vignoni. Si ritrovano uniti due fratelli e una sorella che si frequentano poco: il dotato pianista e concertista Sergio Rubini, il cialtronesco disc-jockey Carlo Verdone, la borghese moglie scontenta e adultera Francesca Neri. Il loro padre, uno scultore famoso, amato e insieme esasperante, è scomparso: per una volta insieme, i figli cominciano a cercarlo con ansia allarmata e con distrazione insofferente. Lo cercano nelle case di famiglia, al mare e in campagna, dove sono stati bambini, dove il padre è di certo passato disseminando segni della propria presenza e memorie d'infanzia dei figli: Francesca Neri rivede disegni del padre che la ritraggono bambina e si commuove; Verdone ritrova la sua vecchia chitarra elettrica e vede confermato nei piccoli film domestici il suo destino d'eterno colpevole, di quello che prende le sberle; sfogliano gli album di vecchie fotografie, ripensano alla madre morta e all'odio di lei per il padre traditore («un egoista che se ne frega di tutti»). Rinasce la rivalità tra i fratelli, Rubini dignitoso formalista, Verdone sbracato e frustrato («Non sono la sottomarca della famiglia, io»); tutt'e due si ritrovano ugualmente sconcertati e scandalizzati quando la sorella li informa con volubilità d'aver fatto per la prima volta l'amore a tredici anni, e quando Verdone ascolta il fratello suonare si vergogna del proprio rapporto chiassoso e sgangherato con la musica: «Mi faccio proprio schifo», però: «La vita mia continua, pure se è di merda». Si parlano, litigano, si conoscono un poco, si disprezzano meno, e alla fine trovano il padre. Anche lui, fuggendo dalla propria celebrità e dal peso deglaffetti, ha fatto un viaggio attraverso i luoghi della vita ormatrascorsa, per salutarli e per approdare poi alla solitudine, pe«morire senza essere morto». Verdone disc-jockey, con un alto cappello a cono da magoun mantello stellato, gli occhialetti ciechi e una mimica brutale per incitare o domare i ballerini di rave parties, è assolutamente irresistibile. Verdone regista è intelligente e delicatocapace di autocontrollo e di lasciare spazio agli altri bravi interpreti. Ma il film ha zone inerti, slungate oppure poco significative, soprattutto nella parte finale dove sembra girare a vuoto su se stesso. Persino nei viaggi più interessanti capitano giornate vacue, tediose: è una caratteristica anche di tutti i viaggio-film italiani delle feste di fine d'anno. Lietta Tornabuoni AL LUPO AL LUPO di Carlo Verdone con Carlo Verdone, Sergio RubiniFrancesca Neri Commedia. Italia, 1992. Cinema Arlecchino di Torino; Astra di MilanoCiak, Eurcine, Europa, GregoryMetropolitan, Paris di Roma. AL LUPO AL LUPO! Il film di Carlo Verdone (nelle foto da solo e con Francesca Neri) è quello che più esattamente fa coincidere l'andare sulle strade e il viaggio interiore Al Plaza con la carta di papà «Mamma ho perso l'aereo» n. 2 3° incasso nella storia del cinema TRANO, i bagagli non li dimentichiamo mai!» esclamano gli isterizzati genitori mentre confessano a un esterrefatto poliziotto che per la seconda volta e sempre alla vigidella famigliona, il ragazzino prende il volo sbagliato e finisce a New York. E intanto che i suoi, sbarcati in una piovosa Florida, si rendono conto con orrore che il piccolo manca all'appello, il frufratello maggiore, la sgridata dei genitori, l'esilio in soffitta, la sveglia che non suona equivalgono a un colpo di bacchetta magica: servono da incantesimo per catapultare il nostro eroe fuori dalla sua sci e Daniel Stern per difendere dalle loro grinfie gli incassi devo AL LUPO AL LUPO! Il film di Carlo Verdone (nelle foto da solo e con Francesca Neri) è quello che più esattamente fa coincidere l'andare sulle strade e il viaggio interiore