Impara l'arte, dai fumetti

Impara l'arte, dai fumetti Italiani e argentini da oggi a Roma: presentati da Federico Zeri Impara l'arte, dai fumetti Contro di loro, il Duce e Togliatti Si apre oggi a Roma, Palazzo delle Esposizioni, la mostra «Linea latina, fumetti tra Italia e Argentina». Pubblichiamo parte della prefazione di Federico Zeri al catalogo. 10N0 stato un tenace cul^ tore di questa forma di m espressione figurativa fin l I dai lontani Anni 30: da _AZJ ragazzo avevo scoperto un distributore di giornali stranieri in via della Paneteria, a Roma, che vendeva i supplementi domenicali del New York American e del Chicago Tribune, ed è grazie a quell'incontro che sono entrato nel mondo della comic strip. Ne ho apprezzato, dapprima, trame e racconti, poi si è rivelata l'originalità del taglio compositivo e della sceneggiatura secondo cui procede lo sviluppo della narrazione, infine tutto ciò è passato in secondo piano per la sempre maggiore evidenza che hanno assunto ai miei occhi le forme grafiche. Debbo riconoscere che per me Dick Tracy e la straordinaria galleria di tipi inventata da Chester Gould hanno costituito un decisivo elemento di rottura con il mondo figurativo cui ero stato abituato: 3 mondo dell'eredità classica e della tradizione greco-romana che proprio in quegli anni (si era dal 1937 al 1941) ci veniva ufficialmente additato come il solo ed unico veicolo dell'autentica espressione artistica. Furono i fumetti che mi prepararono, dopo la fine della guerra, a comprendere lo sterminato, prodigioso svolgersi dell'Arte del XX secolo, allorché riviste, libri e mostre, dal '45 in poi, rivelarono questa agli occhi degli italiani. Beninteso, non voglio affermare che tutta la produzione statunitense degli Anni 30 fosse di alto livello: anche titoli e disegnatori, che al loro apparire erano provvisti di un curioso fascino (anche se talvolta non molto felici sotto l'aspetto grafico), si esaurirono pjresto sino alla banalità. E' il caso, tra i molti, di Tim Tyler's Luck, poi seguito da altri disegnatori. C'erano anche esempi di innata sciatteria: ma il più grave rischio della comic strip è implicito nella sua rapida popolarità, sempre seguita da un'altrettanto veloce commercializzazione, nel divenire pretesto per una varietà di trovate speculative, che trasformano in qualcosa di ovvio e di prevedibile, altrimenti detto in vero e proprio luogo comune, anche le invenzioni più brillanti. Molti sono stati gli esempi di questa parabola, sino ai nostri giorni. Quanto alla diffusione del fumetto in Italia, l'indifferenza con cui esso venne ignorato dalla cultura ufficiale si trasformò presto in aperta ostilità: dapprima negli ultimi anni del fascismo (che tuttavia desunse dai prototipi americani i modi di mquadrare e di narrare, utilizzandoli a fini propagandistici) poi, nel dopoguerra, da parte di taluni esponenti politici, specie della sinistra. Ne è esempio la condanna di Palmiro Togliatti, che si manifestò con acredine quando Elio Vittorini volle includere i fumetti nella rivista Il Politecnico. Tuttavia, a dispetto di atteggiamenti del genere, ispirati da un lato dall'antiamericanismo, dall'altro da una/orma mentis di angusto tradizionalismo, la comic strip ha attecchito in Italia con grande vitalità, con una fioritura di firme e di invenzioni tra le più forti e vivaci. La presente mostra «Quando il fumetto è arte» include tavole originali di artisti argentini che hanno lavorato in Italia, e di artisti italiani che hanno lavorato in Argentina, dagli Anni 50 ad oggi. Grazie ad essi, è venuta prendendo corpo una «linea latina del fumetto», come l'ha definita Oreste del Buono. E' una definizione molto calzante, perché, come provano queste tavole, il prece dente statunitense è stato rapidamente superato verso formule assai originali, sia nel contenuto sia nella definizione grafica. Non òso parlare dei contenuti (c'è chi li conosce meglio di me); ma per i modi con cui essi sono fissati sulla carta bisogna ammettere che, in una straordinaria varietà, essi riflettono lo stemperarsi dei modelli americani alla luce di invenzioni, di ricordi, di riprese cui partecipa la grande tradizione degli illustratori europei dell'Otto e del primo Novecento. Nelle storie di fantascienza è talvolta l'Alex Raymond di Flash Gordon ad essere innestato sulle romantiche fantasie di Gustave Dorè; né mancano accenni persino a Grandville. Altrove è ancora Raymond, quello di Secret Agent X-9 (la splendida serie, sorretta dal testo di Dashiell Hammett, purtroppo interrotta quasi subito) a subire una profonda revisione; oppure sono le invenzioni di George McNamus (non nelle figure bensì nei fondali) e di altri celebri nomi a fungere da punto di avvio per le nuove formule, dove non è mai esente la lezione dei più sottili illustratori europei, da Aubrey Beardsley a Erte. Il fumetto di linea latina è in effetti segnato sempre da una sottile qualità grafica, da un uso delle varie tecniche (dagli inchiostri alle tempere agli acrilici) spesso di elegante virtuosità, raffinata e cònchiusa, le sue immagini si valgono delle èsperienr ze visive di qualsiasi tipo, dalla fotografia al cinema, dalla tradizione vignettistica alla scenografìa teatrale. Federico Zeri Federico Zeri, e, sotto, Palmiro Togliatti. A destra, Mort Cinder, di Alberto Breccia, e a sinistra una tavola di Carlos Roume AQ4JI E6TAMD4, DIÉNCCC&... ALPHEUi E6 « TAMBIÉN IWK Qui a fianco Alac Sinner, creazione di Munoz e Sampajo, e sotto Elio Vittorini: l'idea di includere i fumetti sulla rivista «Il Politecnico» fu severamente condannata da Togliatti

Luoghi citati: Argentina, Italia, New York, Roma