Robin deporta l'Intifodo del terrore

Robin deporta l'Intifodo del terrore Da Cee e Egitto appelli a revocare la decisione, i palestinesi proclamano «dieci giorni d'ira» Robin deporta l'Intifodo del terrore Cacciati in Libano 400 estremisti TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Al termine di un'estenuante battaglia legale di fronte alla Corte Suprema di Gerusalemme, le autorità militari israeliane hanno espulso l'altra notte in Libano circa 400 attivisti palestinesi, privando così i movimenti integralisti di «Hamas» e della «Jihad islamica» di gran parte della loro direzione politica e militare. L'espulsione in massa, senza precedenti nei 25 anni di occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gaza, è stata spiegata ieri ai giudici della Corte Suprema dal capo di stato maggiore, generale Ehud Barak, secondo cui il provvedimento si era reso «urgentissimo e assolutamente necessario» in seguito alla decisione strategica degli islamici di passare da attività violente rivolte contro i negoziati di pace israelo-arabi e contro l'occupazione dei Territori a una vera e propria guerra santa contro lo Stato ebraico. Nei Territori, la decisione del governo laborista è stata accolta dapprima con incredulità e poi - quando è stata avallata dai giudici, che hanno stabilito che essa non è in contrasto con il diritto internazionale - con collera. Volantini distribuiti ieri in Cisgiordania e firmati dal Comando Unificato della rivolta incitavano la popolazione a scatenare «dieci giorni di ira», aggredendo indistintamente soldati e coloni. «Rabbi ha sbagliato tutto - ha commentato sconsolato Radwan Abu Ayash, un giornalista vicino all'Olp -. Ha colpito "Hamas" per isolarlo, e invece adesso tutti i palestinesi dei Territori sono solidali con gli espulsi. Forse ha davvero messo fine ai negoziati di pace». Ancora più esplicito un consigliere della delegazione dei rTerritori: «Dopo queste espulsioni inaudite - ha detto se osassimo ripresentarci al tavolo delle trattative saremmo sgozzati sotto casa subito dopo il nostro ritorno». E' durato ininterrottamente dalle 3 di mattina di giovedì alle 19 il drammatico braccio di ferro alla Corte Suprema tra i rappresentanti del governo e gli avvocati, israeliani, dei palestinesi colpiti dagli ordini di espulsione. I primi hanno sostenuto che si trattava di un «allontanamento provvisorio» della durata massima di due anni, che scadrà cioè quando nei Territori dovrebbe essere istituito un regime di autonomia amministrativa. I secondi vi hanno comunque visto una violazione della quarta Convenzione di Ginevra e del diritto naturale. Gli attivisti islamici, che nel cuore della notte erano stati segretamente prelevati dai campi di detenzione di Ketziot (Negev) e di Hebron, e caricati su un convoglio di 22 autobus, sono giunti all'alba a Metulla, a un chilometro cioè dal confine con il Libano. Là gli accompagnatori militari sono stati raggiunti dall'ingiunzione della Corte Suprema ad astenersi dal compiere le espulsioni fintanto che i giudici non avessero espresso il loro parere. Impossibilitati a parlare e tenuti lontani dai giornalisti, molti hanno manifestato la loro protesta picchiando furiosamente con i pugni contro i finestrini. Tra di essi sedevano - ammanettati e bendati, come i loro compagni i leader del movimento di resistenza islamico a Gaza, Mabmud al Zahar e Abdel Aziz Rantisi. Agli israeliani - rimasti duramente scossi dalla recente ondata di attentati compiuti dagli attivisti di «Hamas» e della «Jihad islamica» - Rabin ha spiegato che il suo governo continua ad agire su un doppio binario: da un lato conduce «una guerra senza quartiere contro i terroristi, che vogliono ammazzare gli ebrei e uccidere la paae»; dall'altro,.spera ancora di raggiungere accordi di pace con i vicini arabi e in primo luogo con i palestinesi dei Territori. Le proteste per l'espulsione (in giornata sono giunti appelli urgenti per una revoca del prov- vedimento dalla Gran Bretagna, a nome dell'intera Comunità europea, e dall'Egitto) non lo hanno stupito: «Erano state prese in considerazione, così come la sospensione dei negoziati». «Quando Bill Clinton entrerà alla Casa Bianca - ha assicurato - vedremo gli arabi tornare a sedersi al tavolo delle trattative». Spiegando come mai anche un partito di sinistra come il Meretz abbia votato in seno al governo a favore di una misura che nemmeno i falchi del Likud avevano mai osato adottare, il deputato Yossi Sarid ha spiegato ieri che con le espulsioni il governo di Rabin ha voluto segnalare all'Olp che «i fondamentalisti di "Hamas" sono un pericolo comune». «Lasciando agli islamici libertà di azione nei Territori - ha aggiunto la più nota colomba del Parlamento israeliano - presto non ci sarebbero più state comunque trattative di pace». «Dopo aver usato il bastone con gli islamici - ha concluso - il governo dovrà ora offrire una carota ai palestinesi moderati, ossia all'Olp». Ieri sera, però, attivisti dell'Olp e di «Hamas» sfidavano già uniti il coprifuoco, incendiando pneumatici nelle strade di Gaza. Aldo Baquis Parte il pullman blindato che portagli estremisti islamici verso il Libano (fotoap]

Persone citate: Abdel Aziz Rantisi, Aldo Baquis, Bill Clinton, Ehud Barak, Rabin, Radwan Abu Ayash, Yossi Sarid